Chiaro e preciso è il riferimento con quella che è la Tradizione degli Antichi Misteri e di come la Libera Muratoria ne sia l’interprete più fedele, proprio anche attraverso la diffusione del loro bagaglio esoterico-iniziatico.
I trecento anni della Massoneria moderna, celebrati nel 2017, hanno fatto ripensare alle origini della nostra Istituzione, in particolare da dove è iniziato il mito di fondazione.
Le fonti del mito (massonico) sono sterminate: dall’antico Egitto, a Salomone, all’Oriente, alla Grecia classica sino ad arrivare ai Templari, i Maestri Comacini, le Gilde dei costruttori di cattedrali, i Fedeli d’Amore, i Rosacroce, senza dimenticare l'Ermetismo, il Pitagorismo e così via; è però sui Greci che ho voluto soffermarmi, in generale sui Misteri e su quelli eleusini in particolare.
Ho cercato di trovare dei punti di contatto tra i Misteri di Eleusi e la nostra iniziazione e nello specifico qual è la linea ideale che unisce la tradizione esoterico-iniziatico-misterica alla Massoneria; sicuramente niente di nuovo e tutto già ampiamente e molto meglio fatto in precedenza da altri. Questo vuole solo essere un mio modesto contributo alla comprensione di chi siamo e da dove veniamo.
Premessa importante: poco o nulla degli scritti o dei documenti ufficiali inerenti i Misteri è giunto sino a noi anche in virtù del fatto che il segreto sui momenti peculiari delle cerimonie è stato gelosamente conservato. La maggior parte delle fonti e delle notizie sui Misteri sono di origine cristiana e filtrate con un’ottica negativa o quantomeno dispregiativa.
Le celebrazioni che Atene dedicava a Demetra e a sua figlia Kore (Persefone) che si tenevano nel santuario a loro dedicato a Eleusi nella seconda metà del mese di Boedromione, corrispondente al nostro Settembre.
La peculiarità era, come scrive Fritz Graf, che “i culti misterici erano tendenzialmente aperti a tutti i gruppi sociali, compresi gli schiavi, nonché a entrambi i sessi con l’unica eccezione di Mitra. Quest’assenza di stratificazione sociale era abitualmente compensata da una ben definita gerarchia interna […] Poiché ignoravano le barriere politiche, sociali e di sesso, i culti misterici erano frutto di libera scelta e vocazione personale […] L’iniziazione modificava la vita della persona, inducendo cambiamenti che potevano andare da un incremento del benessere individuale a una radicale trasformazione del proprio stile di vita”.
Altro fattore rilevante dei riti misterici è che essi favorivano il cambiamento dell’individuo attraverso un’esperienza rituale unica e straordinaria, facendo della partecipazione al rito la caratteristica peculiare. Citando sempre Graf “l’esperienza si realizzava mediante solenni riti notturni, di tipo individuale o collettivo con passaggio dall’oscurità alla luce (Eleusi, Samotracia, misteri di Iside), o attraverso l’estasi (Bacco, Cabiri, Grande Madre).
I riti contribuivano inoltre alla realizzazione, da parte dell’individuo, di un contatto ravvicinato e personale con la divinità”.
Le prime tracce del culto di Demetra a Eleusi risalgono al XV sec. a. C., probabilmente hanno un’origine egiziana poiché è stata riscontrata un’analogia tra Demetra/Iside e Dioniso/Osiride. Questo culto si interruppe nel 396 d.C.
I misteri eleusini si officiavano nel santuario di Demetra e Kore nella cittadina di Eleusi, posta a circa 24 km da Atene. La prima testimonianza storica è data dall’Inno a Demetra (pseudo-omerico) del VII sec. a.C., un testo letterario “privo di connotazioni liturgiche che illustra con chiari intenti di “propaganda” religiosa, i fondamenti mitici del culto e le sue valenze religiose che si manterranno sostanzialmente immutati sino alla distruzione del santuario da parte dei Goti di Alarico nel IV sec. d.C.” (Giulia Sfameni Gasparro)
Atene attrasse a sé il culto che divenne parte integrante della vita sociale e religiosa, al punto che fu patrocinato dallo Stato stesso, infatti i Misteri erano un culto sostenuto e garantito dallo stato ateniese (che ne garantiva la corretta amministrazione) nella figura dell’arconte basileus e gestiti nella pratica da due famiglie sacre di Eleusi, gli Eumolpidi e i Cerici. Veniva eletto il Sacerdote Massimo Eleusino, lo Ierofante (colui che mostra le cose sacre), figura sacerdotale sciamanica, eletto a vita, di età avanzata e di provata integrità morale e fisica, carisma e voce potente da risuonare sacra quando pronunciava i legòmena (formule iniziatiche). Gli Eumolpidi erano i detentori della legge misterica e gli unici esegeti ufficiali di essa.
I Cerici invece fornivano il Daduco (portatore della torcia) anch’egli eletto a vita e altre figure sacerdotali. Fatto non secondario, era presente anche una sacerdotessa donna, poiché tutti, anche le donne e gli schiavi, potevano accedere ai misteri tranne chi non avesse le mani pure e chi parlava una lingua straniera (barbari). Dopo Alessandro Magno però anche questi ultimi vi poterono aderire.
In sintesi l’Inno a Demetra è la storia del rapimento della figlia di Demetra e Zeus, Kore (Persefone), da parte del dio degli Inferi Hades (con il benestare di Zeus) per farne la propria sposa. Demetra rifiuta la volontà di Zeus e comincia la ricerca della figlia, ammantata dalla disperazione e dal lutto, nella terra tra gli uomini.
La dea, coinvolta in un dolore di tipo umano, giunge nella cittadina di Eleusi mascherata da donna anziana, e viene accolta dal Re Celeo e dalla sposa di lui Metanira, che la invita a fare da nutrice al piccolo figlio Demofonte. Demetra cerca di rendere immortale il bimbo attraverso il fuoco ma, scoperta dalla madre manifesta la sua natura; si fa erigere un tempio e vi si rinchiude, sempre più angosciata per la perdita della figlia e rinuncia completamente alle sue prerogative di garante del raccolto, in particolare quello dei cereali.
Ne consegue una carestia con il rischio di estinzione del genere umano e la rottura dell’equilibrio Dio-Uomo per le mancate offerte degli uomini agli dei. Zeus deve intervenire invitando Demetra a ritornare sull’Olimpo, ella rifiuta se prima non si ricongiunge con la figlia. Zeus offre un compromesso: Demetra riavrà Kore ma solo per due terzi dell’anno, l’altro terzo Kore ritornerà negli Inferi poiché già indissolubilmente legata a Hades.
Demetra accetta e, dopo essersi ricongiunta con la figlia e avere riattivato il ciclo delle stagioni connesse con l’agricoltura, dona a Eleusi “i riti augusti che sono impossibili da trasgredire.
L’inno è incentrato sulla spiritualità della Grande Madre, che presiede al ciclo naturale di morte e rinascita e garantisce ai suoi iniziati felicità e prosperità in vita, beatitudine dopo la morte.
I misteri eleusini erano distinti in Piccoli Misteri e Grandi Misteri e avevano una specifica calendarizzazione.
I Piccoli Misteri si svolgevano a inizio primavera nel mese di Antesterione (seconda metà di febbraio - prima metà di Marzo) e consistevano nella consacrazione e purificazione propedeutiche ai Grandi Misteri. Dedicati a Persefone, erano misteri del “sottoterra” concentrati su catabasi (discesa agli inferi di una persona viva) e anabasi (risalita); si svolgevano ad Agra, un sobborgo di Atene, in Attica e consistevano in un bagno purificatorio nel fiume Ilisso.
I Grandi Misteri erano officiati nel mese di Boedromione dal 13 al 22 (settembre/ottobre). In questi giorni centinaia se non migliaia di persone, a piedi o su carri, formavano una processione da Eleusi ad Atene e da Atene a Eleusi, lungo la Via Sacra.
I Misteri riguardavano la totalità delle cose e l’Origine e sfociavano il 21 nella iniziazione di primo livello, ovvero la myesis (iniziazione) o teletè, (cerimonia di iniziazione) e il 22 nella epopteìa, l’iniziazione suprema, che si teneva nella grande sala del santuario, il Telestèrion, che poteva ospitare anche migliaia di persone e consisteva in una esperienza mistica vissuta dall’iniziato in una esplosione di luce e dalla ostensione (epopteìa) della spiga di grano mietuta.
In sintesi il rito era composto da:
- dròmena (cose fatte),
- legòmena (cose dette)
- deiknùmena (cose mostrate).
Aristotele racconta come il miste, l’iniziato, entra nel Telestèrion in silenzio in uno stato d’animo predisposto non a raccogliere un insegnamento nel senso tradizionale del termine, ma deve “sentire un’emozione, ed essere in una certa disposizione di animo”.
Egli deve sentire-intuire e mettersi in empatia con ciò che gli sta accadendo intorno; non dovrà guardare con gli occhi solamente ma “guardare a bocca aperta, con meraviglia”.
In pratica il dràma, cioè la rappresentazione di quello che succede, pone l’iniziato in uno stato d’animo emotivo tale da identificarsi completamente con le gesta della dea, sperimentando attraverso una destrutturazione dionisiaca della coscienza ottenuta mediante musica, canti e balli, il viaggio ad interiora terra verso la luce condizione indispensabile “di ogni effettivo percorso di illuminazione mistica e sapienziale. L’iniziazione è una morte simbolica mimetica della catabasi. Al primo livello l’iniziazione prevede la partecipazione al dramma sacro dedicata a Demetra e Kore, e una serie di esperienze labirintiche nelle tenebre, che implicano brividi, tremore e sbigottimento, in una trance che consente di sperimentare la paura della morte, facendone catarsi, e di abbattere la strutturazione ordinaria dell’ego. Al termine di questo tragitto […] sorgevano la pace e la gioia dell’epopteìa e la contemplazione della luce. […] Grazie all’epopteìa l’iniziato riconosceva la propria divinità e sacralità interiore, sperimentava direttamente una condizione di spirito che lo accumunava agli dei, liberandolo dalla dimensione greve della natura umana ordinaria.”
Si è così creata, nella trasmissione del segreto iniziatico ad altri, una “catena ininterrotta di Sapienza convissuta che si è tramandata nel segreto per secoli, e che permetteva di toccare e di vedere la verità che consiste nell’intuizione dell’intuibile e del puro e del sacro che balena come una folgore attraverso l’anima” (di Angelo Tonelli).
Solo da questi brevi cenni dei Misteri di Eleusi si capisce quanto la Massoneria abbia tratto per i propri riti e quante analogie ci siano nell’iniziazione libero muratoria. Vediamo, con l’aiuto di Mariano L. Bianca, nostro Fratello e studioso dell’argomento quali connessioni vi siano in ogni società iniziatica e in particolare:
• La prassi dell’iniziazione.
• I viaggi iniziatici.
• I diversi gradi o stadi dello sviluppo interiore degli iniziati.
• Le regole per lo svolgimento del cammino.
• La costituzione di un assetto simbolico e di specifici cerimoniali e rituali.
L’obiettivo finale dell’intero processo riferito al proprio perfezionamento morale, alla comprensione del significato nascosto dell’uomo e dell’universo (la Verità) e al posto dell’uomo in esso, al senso della vita e della morte, alla natura del divino.
In pratica la via misterico-esoterico-iniziatica, come appunto è quella massonica, altro non è che un sistema di conoscenza di ciò che è nascosto ai più attraverso un cammino interiore e personale.
Sorge spontanea la domanda se queste formule, riti, regole e tutto il corpus pratico esoterico siano stati trasmessi in modo diretto attraverso una catena ininterrotta di diffusione “da persona a persona” oppure in altri modi più sfumati. Mancando prove storiche in merito non si può però negare che la Massoneria moderna, quella nata nel 1717, “fu il risultato di un processo di trasmissione di segreti esoterico-iniziatici che si è protratto in forme diverse per molti secoli”.
Inoltre la Libera Muratoria è misterica ed iniziatica poiché al suo interno si svolgono riti e misteri, cioè cerimonie sacre rituali che sottendono contenuti nascosti e comprensibili ai soli iniziati.
Sempre Bianca afferma che “la Luce Misterica, cioè quella forma di rivolgimento verso l’uomo, il mondo, il sacro (diverso dal religioso istituito) e il divino attraverso segreti e processi iniziatici, è stata trasmessa per più di duemila anni, da mente-a-mente, da cultura-a-cultura, a volte restando nel sottofondo, a volte palesandosi solo in parte o mascherandosi, a volte esprimendosi in forme filosofiche, letterarie, artistiche e alla fine si è espressa in diverse forme iniziatiche; di queste la Massoneria è stata la più rilevante”.
Chiaro e preciso il riferimento con quella che è la Tradizione e di come la Libera Muratoria ne sia l’interprete più fedele, proprio anche attraverso la diffusione del bagaglio esoterico-iniziatico. Tale preparazione però, per essere efficace, ha bisogno dell’assimilazione e dell’introiezione da parte del singolo iniziato mediante la meditazione e la comprensione dei riti, dei simboli, delle parole e dei gesti, affinché tutto l’apparato non risulti mera rappresentazione formale o automatica esecuzione di formule.
Occorrono studio e perseveranza, bisogna essere bravi Maestri prima di tutto con noi stessi e poi con gli altri perché la via iniziatica tradizionale venga percorsa con successo ma anche con discernimento.
Ricerca di Giancarlo Bertollini
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