Nel 1979 sei giovani speleologi di Narni scoprirono casualmente quello che divenne in seguito un polo di attrazione turistica, e che oggi viene chiamato “Narni sotterranea”. Si tratta di quelle che furono le prigioni della Santa Inquisizione nel XVIII secolo.
Tra i vari ambienti riportati alla luce, sicuramente quello che richiama maggiore attenzione e curiosità è una cella completamente ricoperta di graffiti fatti da un prigioniero di nome Giuseppe Andrea Lombardini, che vi appose la propria firma. Dopo non poche sorprese, e con l’aiuto inaspettato di tante persone presenti al momento giusto e nel posto giusto, fu possibile ricostruire la storia di quest’uomo.
Giuseppe Andrea Lombardini fu caporale delle guardie del Sant’Uffizio di Spoleto. Secondo gli atti ritrovati in seguito all’apertura pubblica dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (nota prima con il nome di Santa Inquisizione), egli fu arrestato e processato nel 1759 con l’accusa di tradimento, in quanto pare che aiutò a fuggire di prigione un collega accusato di aver insultato il Vicario del Sant’Uffizio. Nella cella in cui fu trasferito, presso un convento di Narni, tracciò sulle pareti una sequenza di graffiti che hanno sfidato il tempo.
Ancora oggi, scendendo in quei luoghi austeri si può percepire la sofferenza della detenzione. Entrando però nella cella di Lombardini le sensazioni sono diverse. Negli altri ambienti le grida e le false confessioni strappate con violenza inaudita da quello che doveva essere il tribunale di Dio hanno permeato ogni pietra. Nel luogo di detenzione del caporale, invece, traspaiono la forza, la determinazione e la ferma rinuncia alla rassegnazione.
Tentiamo anche solo per un istante di immaginare la situazione in cui si trovò. Non siamo ai tempi nostri, ma a quando la galera era veramente galera, tanto più che era gestita da esperti della tortura. Eppure il nostro caporale cercò di ricreare intorno a sé un ambiente che potesse in qualche modo sollevargli l’animo.
E che cosa scelse a tale scopo?
Se osserviamo le iscrizioni fatte nella sua cella possiamo chiaramente ritrovare simboli a noi ben noti quali il sole e la luna, presenti ad Oriente nel nostro Tempio, o il gallo, come quello del gabinetto di riflessione, oltre a varie altre immagini allegoriche di carattere esoterico. Anche se tutte le altre figure sono mischiate a date o parole, che poco appartengono alla nostra Istituzione, quando si varca la soglia di quella cella, sembra comunque di entrare in un Tempio massonico, o in ogni caso a quello che agli occhi di Lombardini poteva rappresentarlo.
I più recenti studi sulla vicenda hanno portato alla luce alcuni particolari di rilevante importanza. Pare infatti che Lombardini fu effettivamente un Fratello libero Massone, e pare che il Maestro che lo iniziò fu proprio quel suo collega che aiutò ad evadere dal carcere.
Ricordiamo che la Massoneria ed i Liberi Muratori ad essa affiliati furono scomunicati da Papa Clemente XII a soli 21 anni dalla sua nascita, cioè nel 1738.
Altri 21 anni dopo Lombardini fu arrestato e recluso in una cella del Sant’Uffizio, quando ancora essere scomunicato aveva un valore, e la scomunica veniva usata dalla Chiesa come una vera e propria arma.
Nonostante tutto, il Fratello Lombardini pensò di reagire allo strapotere temporale e di sbattere in faccia ai propri aguzzini la sua appartenenza all’Ordine ed il suo credo.
Un solo muro lo separava dai suoi carcerieri e dal luogo in cui essi esercitavano le loro opere di convincimento coatto. Questo muro divenne per lui una separazione ben più che fisica. Rappresentava ciò che dovrebbero rappresentare per noi le Colonne all’ingresso del Tempio: un limen, ovvero quel limite invisibile ma invalicabile, al di là del quale bisogna lasciare tutto ciò che possa turbare il nostro animo.
Ricordiamoci dunque, quando oltrepassiamo quelle Colonne, di lasciare fuori i metalli, i rancori, i pensieri impuri, la disarmonia. Guardiamo il Testimonio, che rappresenta il lume dei Fratelli passati all’Oriente Eterno. In esso brilla ancora la Bellezza dell’anima, la Forza dello spirito, e la Sapienza dell’intelletto dei Fratelli che ci hanno preceduto, e quando tracciamo il quadro di Loggia, lo stiamo facendo sulle loro ceneri.
Certo noi non ci troviamo ai tempi di Lombardini, tempi in cui si giurava di versare sangue per le cause giuste, e lo si faceva veramente, ma almeno dovremmo renderci conto della fortuna che abbiamo. Possiamo entrare in un Tempio massonico senza essere messi alla gogna.
E a chi sostiene che in qualche modo ancora oggi siamo ghettizzati e che la gogna a cui siamo sottoposti esista ancora, anche se mediatica…potrei ricordare che poco più di 250 anni fa un nostro Fratello, e come lui tanti altri, fu incarcerato, condannato e torturato, e nonostante tutto cercò di ricreare il Tempio massonico nel suo luogo di detenzione.
Ho sentito parlare di coraggio massonico ai tempi nostri, ma quello di un uomo rinchiuso nella tana del lupo che non si dà per vinto e che con tutte le sue forze continua a far valere la propria verità, e quello di chi non teme di farsi vedere in piazza con un grembiule addosso…in cuor mio non è paragonabile.
Cosa penserebbe di noi e della Massoneria moderna Lombardini? Lui che versò veramente sangue e rischiò la vita per un suo Fratello e per l’Istituzione? Lui che non rinnegò il suo essere Massone, ma che anzi ne fece un punto di forza ed orgoglio?
Caro Giuseppe Andrea, oggi vedresti Fratelli che ambiscono a cariche con nomi altisonanti, e che se non sono in grado di ottenerle girano i tacchi e cambiano Oriente. Vedresti Fratelli che hanno scelto la Via Iniziatica per poter spianare la strada ai propri interessi metallici. Vedresti il ritorno della caccia alle streghe, perché ancora oggi, come ai tuoi tempi, essere Massone da fastidio a molti. Se ti sedessi qui tra noi, ora, i Fratelli con più esperienza di me potrebbero raccontarti come, per colpa di pochi sedicenti Fratelli in cattiva fede, ancora oggi paghiamo le conseguenze delle loro azioni. Ti potrebbero raccontare di come la nostra Istituzione sia stata strumentalizzata e abbia perso poco a poco credibilità agli occhi dei profani.
Però, caro Fratello, vedresti anche quali frutti hanno dato i semi piantati da persone come te. Vedresti istituti quali gli Asili Notturni e la FISM prosperare da anni e fornire cure e riparo ai bisognosi. Troveresti tra le Colonne dei Fratelli orgogliosi di esserlo e che non si nascondono, perché non hanno niente da nascondere. Troveresti Fratelli che operano silenziosamente, senza cercare riconoscimenti pubblici. Forse vedresti ripagato in molti di noi il frutto delle tue sofferenze, vedresti nei loro occhi la fiamma che brillava nei tuoi, e saresti ancora una volta orgoglioso del tuo essere Massone. Potrei raccontarti di come un Fratello, per evitare imbarazzo all'Istituzione abbia deciso di andare in sonno per mai più risvegliarsi, ma ricordando ogni giorno quanto fosse stato importante per lui il Lavoro tra le Colonne. Allo stesso modo potrei parlarti di un altro Fratello che in sonno da lustri, sentendo avvicinarsi il momento di passare all'Oriente Eterno abbia deciso di risvegliarsi per presentarsi davanti al Grande Architetto cingendo con orgoglio il proprio grembiule.
Ora tocca a noi risvegliare il nostro orgoglio e smetterla di nasconderci dalle istituzioni che in maniera illegittima ci perseguitano. Tocca a noi uscire dalle Colonne del Tempio e portare ai poveri profani che ancora ci giudicano in maniera sbagliata un po’ della Luce che abbiamo acquisito con il confronto costruttivo dei nostri Lavori. Dobbiamo farlo, non per dimostrare qualcosa, non perché ci sentiamo in obbligo di farlo, ma perché abbiamo promesso di lavorare per il bene dell’Umanità.
Certo che cercare di portare Luce là dove regna l’oscurantismo ed il buio del pregiudizio è frustrante. Se le cose andranno peggio per la nostra Istituzione, spero solo di dimostrare la metà del tuo coraggio, e di ricordare a me stesso e ai miei Fratelli che siamo qualcosa di più che un gruppo di amici che si ritrova un paio di volte al mese, voglia permettendo, per filosofeggiare un’ora aspettando di andare a mangiare una pizza assieme. Un tempo la Massoneria scavava profonde fondamenta per erigere solide e alte mura di difesa alla Libertà.
Volgiamo lo sguardo verso il Testimonio prima di uscire dal Tempio questa sera, e cerchiamo di vedere in quella fiamma la luce degli occhi di un uomo incarcerato che non si vergognava di gridare al mondo “SONO UN MASSONE”. Poi domandiamoci cosa ci sia di vergognoso nel lavorare su noi stessi e per il bene dell’Umanità.
I tempi cambiano. Gli ideali cambiano. I Massoni cambiano. Purtroppo.
C:. Bo:.
Fonte: Loggia Giordano Bruno - GOI
Per gentile concessione della R:. L:. Sol Invictus nr. all’Oriente di Bondeno
www.granloggiaditalia.it
Giuseppe Garibaldi Libero Muratore - 1807 - 1882
Giuseppe Garibaldi viene affiliato con il nome Giovanni
Borel alla Giovane Italia nell’anno 1832 all’età di 25 anni in una locanda di
Taganrog sul Mar d’Azov; suo padrino è Giambattista Cuneo detto il Credente.
Nel Luglio del
1833 a Marsiglia conosce finalmente Giuseppe Mazzini.
Nel
1844 viene iniziato Apprendista Libero Muratore in Montevideo capitale
dell’Uruguay, presso una Loggia “Rifugio o Asilo de La Vertud” all’Obbedienza
del Grand’Oriente del Brasile. Questa formazione è considerata irregolare dalla
Gran Loggia d’Inghilterra e viene indicata come Loggia selvaggia ed itinerante
probabilmente in Rio
Grande (Brasile), anche se la Loggia ha la sua residenza in Montevideo, dove
pare che esista ancora la
documentazione della iniziazione.
Il
24 o il 28 Agosto dello stesso anno viene regolarizzato dalla Loggia “Les Amis
de la Patrie” di Montevideo all’Obbedienza del Grande Oriente di Francia, che è
in stretti rapporti con la Gran Loggia d’Inghilterra.
Agli inizi del 1847 il generale Paz,
fratello libero muratore, gli affida a
nome del governo il comando di tutte le forze militari dell’Uruguay.
Il
13 Marzo 1848 con una nobilissima lettera
indirizzata al Fr. Adolphe Vaillant, saluta i suoi compagni di Loggia e di lotta e torna in Italia
richiedendo anche il rilascio del certificato di Apprendista Libero Muratore.
Nel
1849 Garibaldi accorre a Roma in difesa della
Repubblica ed incontra fra gli altri il Fr. Gustavo Modena, che ha già conosciuto a Marsiglia fra
gli anni 1833 e 1835.
Nella
Città Eterna, sono arrivati da ogni parte d’Italia carbonari, affiliati alla
Giovane Italia e Fratelli di ogni ordine e grado.
Dopo la caduta della Repubblica Romana, Garibaldi riprende contatto con la Massoneria nel 1850, a Staten
Island (New York), tramite il libero muratore italiano Antonio Meucci, nella cui fabbrica di candele trova
ospitalità e lavoro per alcuni mesi. Anzi più ospitalità fraterna che lavoro,
dato che l’ospite gli versa il salario, anche quando l’esule non lavora. Qui
prende parte attiva ai lavori
di diverse Officine.
Frequenta altresì la R.L. “Tompkins” di Stapleton (Stato
di New York).
Il Fr. Giuseppe Garibaldi 33°
Nel
1854 ha molti e proficui incontri con gli
affiliati di varie Officine Londinesi, fra cui la Loggia “PHILADELPHES” di Londra, che raccolgono molti esuli
europei, tutti esponenti della democrazia e del “libero pensiero”. Garibaldi frequentando questi fratelli si convince della necessità di collaborare con tutti i
massoni in genere e con i moderati in particolare per la realizzazione del
“Programma Italiano”.
Ed
è il fratello Felice Foresti a combinare l’incontro tra Garibaldi e Camillo Cavour, Gran Maestro “in pectore” della
risorgente Massoneria Italiana, con il presidente della Società Nazionale
Giorgio Pallavicino Trivulzio, carbonaro e Massone a sua volta e con Costantino
NIGRA, cui il Grande Oriente Italiano ha affidato la carica di Gran Maestro.
Solo
nel 1860, dopo 16 anni e dopo lo sbarco di
Marsala, Garibaldi ottiene finalmente il grado di
Maestro, che lo pone in condizione idonea a coltivare rapporti con numerose
officine massoniche sorte in tutta Italia.
Circa
lo sbarco a Marsala avvenuto l’11 maggio del 1860, c’è da notare
molte favorevoli e strane congiunture che favoriscono l’impresa. Due vascelli
della Marina Inglese, l’Argus e l’Intrepid manovrano nel porto di Marsala per interporsi tra le navi
di Garibaldi, che sta sbarcando insieme ai Mille, e le corvette napoletane che lo hanno inseguito.
Le
navi a vapore Lombardo e Piemonte, usate per trasportare i volontari in
Sicilia appartengono alla Compagnia di Navigazione Rubattino e sono messe a disposizione dal
Procuratore della Compagnia Giovanbattista Fauché, Massone.
(Anche se i proprietari della Compagnia non
sono proprio d’accordo).
Il
comandante inglese dell’Intrepid risponde ad una richiesta dei
napoletani circa la presenza di marinai inglesi a terra, che ve ne sono
diversi, mescolati ai Garibaldini che stanno prendendo terra e che quindi si
guardino bene dall’aprire il fuoco.
La
mattina del giorno dopo lo sbarco, il Console Inglese Collins si affianca
cavalcando ai volontari in marcia e va a salutare calorosamente e fraternamente
Garibaldi.
Qualche
giorno prima, ed esattamente il 9 maggio 1860, tre giorni dopo la partenza di Garibaldi da Quarto, un telegramma dell’agenzia Reuter di
Marsiglia, trasmesso al “The Glasgow Herald”, comunica la partenza di Garibaldi
con i suoi volontari ed aggiunge che questi, prima dell’imbarco, ha acquistato
oro per tre milioni di franchi presso la Banca San Giorgio di Genova.
Proprio
a Glasgow è sorto da tempo il “The Garibaldi Italian Found”, i cui membri
occupano posizioni elevate nella Gran Loggia di Scozia. Ed è questo gruppo di massoni che
raccoglie fra i fratelli scozzesi, quella notevole somma che, trasformata in
oro, sarà molto utile durante tutta la spedizione.
A
Milano, (da un documento del 24 gennaio 1860), si raccolgono offerte
destinate all'acquisto di fucili per la spedizione per un totale di £ 70.226,85. Tale somma viene raccolta in special modo
fra i commercianti milanesi, i quali possono ben sostenere che i fucili di Giuseppe Garibaldi sono stati pagati dalla Città di Milano.
Da
notare che Cavour ha fatto pervenire a Garibaldi prima della partenza la somma di Lire
italiane 20.000 e
la possibilità non documentata di approvvigionarsi di armi e munizioni a Talamone.
(sembra solo 30 fucili a pietra focaia e qualche barile di polvere da
sparo).
Il
26 maggio Garibaldi incontra a Misilmeri, in una vigna
pochi passi fuori del paese, tre fratelli liberi muratori ufficiali della
Marina Inglese, che sbarcano appositamente per andare a salutarlo e consuma con
loro una frugale colazione a base di pane, cacio, vino, fichi secchi, lamponi,
fave e caffè.
Il
6 giugno il Generale Lanza firma la resa per sé e per i 25.000 uomini che
presidiano Palermo; promotore e
negoziatore è l’Ammiraglio inglese Mundy, il quale mette a disposizione la sua
nave come luogo per le trattative.
Il
19 agosto a sorvegliare lo Stretto di Messina sono due navi borboniche:
l’Aquila e il Fulminante. Garibaldi, che deve attraversare lo Stretto
con i volontari, fa avanzare verso la costa calabrese le sue due navi da
trasporto:
il Franklin (che porta il nome augurale
del fratello libero muratore Beniamino) ed il Torino (di proprietà di V. FLORIO).
I
comandanti borbonici, nonostante la posizione favorevolissima, non danno
l’ordine di aprire il fuoco contro i Garibaldini.
E’
fuor di dubbio che molti fra i personaggi inglesi e napoletani che si vengono a
trovare sulla strada di Garibaldi appartengono a Logge Massoniche e ciò favorisce in modo abbastanza determinante
l’impresa.
La prima Costituente Massonica tenuta a Torino dal 27 al 31
dicembre 1861 proclama Garibaldi “Primo Libero Muratore d’Italia” e decreta di
offrirgli una Medaglia d’oro massiccio.
Nel
1862 a Torino viene elevato al 33° ed ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato da
parte del Fratello Francesco Crispi che gli conferisce i gradi dal 4°
al 33°
(1- 8 marzo
1862).
Sempre nel 1862, in Palermo, su
proposta di Garibaldi vengono iniziati, probabilmente
nella Loggia “RIGENERATORI”:
·
Il figlio
primogenito MENOTTI (1 luglio 1862)
·
Il Generale
Giuseppe SIRTORI, Capo di Stato Maggiore dei Mille (3 luglio 1862)
·
I Colonnelli:
-
Guglielmo CENNI
-
Giovanni
CHIASSO
-
Giacinto
BRUZZESI (cognato di Adriano Lemmi)
·
L’ufficiale
Domenico CARIOLATO
·
Il medico della
Legione Garibaldina Pietro RIPARI
·
l’eroe
Garibaldino Francesco NULLO
·
il comandante
della cavalleria garibaldina Giuseppe MISSORI
·
il patriota
Giuseppe GUERZONI
·
il sacerdote
Luigi GUSMAROLI
·
il segretario
Giovanni BASSO
·
il biografo
Enrico GUASTALLA
tutti facenti parte della spedizione dei Mille. Nello stesso anno riceve lettere
dalla Loggia Concordia di Trapani, dalla Loggia Nazaret di Messina e dalla
Loggia Avvenire di Caltanisetta che assicurano l’avvenuta raccolta di fondi per
finanziare la liberazione di Venezia e di Roma.
Per
Garibaldi la Fratellanza Massonica non
significa né scristianizzazione (ha fatto battezzare con rito cattolico i figli avuti da Anita) né
incompatibilità coi “Veri Sacerdoti”; tanto meno Massoneria significa
irreligiosità, dato che il
Fratello Garibaldi, spedendo in continuazione messaggi ai Fratelli della Comunione Italiana, ha cura
di intestarli di suo pugno “Alla
Gloria del Grande Architetto dell’Universo”.
Per
lui la Libera Muratoria è invece il luogo di incontro tra uomini di tutte le
razze, religioni ed opinioni politiche, accomunati dalla volontà di progresso
civile.
Garibaldi è convinto che il vero progresso nasca
dalla reciproca tolleranza tra componenti originariamente divaricate e ostili:
e poiché la Massoneria è scuola di tolleranza, egli ne
pratica e ne segue i riti.
Dalla
lettura di alcune lettere di Giuseppe
Garibaldi indirizzate al
suo amico fraterno John McAdam, scozzese, si
apprende che costui, nell’agosto del 1863, ha raccolto e versato in Torino, nelle mani di Adriano Lemmi, cassiere della Massoneria, cospicue
somme da destinarsi all’acquisto di fucili e munizioni per l’armamento dei
volontari, che saranno impegnati fra non molto per liberare Venezia dagli
Austriaci. John McAdam fa battezzare i suoi due figli con
i nomi di Menotti Garibaldi e Joseph Mazzini.
Nello
stesso anno arriva a Garibaldi da Buenos Aires un diploma
di “Venerabile Onorario” da parte
di una Loggia di quell'Oriente.
Garibaldi nel 1864 compie un trionfale viaggio a Londra, ove gode larghe
simpatie fra i Fratelli inglesi, i quali il 26 aprile, in una tornata
eccezionale gli offrono in dono una magnifica Bibbia. Qui viene probabilmente
affiliato alla Loggia “The Philadelphians”. Naturalmente si reca a salutare e ringraziare l’amico
John McAdam per gli aiuti inviati a favore della causa irredentistica del
Veneto e costui, a nome
dei Fratelli Scozzesi, gli dona un bastone di gran pregio (opera degli operai di
Glasgow).
La Costituente
Massonica Italiana di Firenze del maggio 1864 elegge Garibaldi Gran Maestro,
con 45 voti a suo favore su 50 Maestri Venerabili presenti. Nel 1862 era stato
nominato Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Palermo “ad vitam”.
Il Fr. Giuseppe Garibaldi 33°
Ne
nasce una lunga disputa tra Grande Oriente e Supremo Consiglio di Palermo,
ciascuno dei quali esige che Garibaldi opti per l’una o l’altra
Istituzione. Ma l’8 agosto egli rassegna le dimissioni da Gran Maestro,
adducendo “lo stato non buono della
salute”. In realtà ritiene che la sua presenza al vertice della
Massoneria ritardi, anziché
favorire, lo sviluppo della Libera Muratoria in Italia.
Dal
di fuori egli continua tuttavia ad operare nell’interesse dell’Istituzione,
conservando però la carica di Gran Maestro Onorario “ad vitam”.
Da
una lettera di Giuseppe Mazzini al Fratello Federico Campanella si
sa che il fondatore della Giovane Italia è disposto ad accettare l’elezione
a Gran Maestro della Comunione
Italiana nell’eventualità che Giuseppe Garibaldi si dimetta.
Nel
1864 Garibaldi raccomanda la creazione di Logge
Femminili
(irregolari secondo la tradizione Massonica conservatrice)
“al fine
di vieppiù facilitare i nostri lavori” e, nel 1867,
comincia a conferire diplomi
onorari di Maestro a mogli di Massoni.
Lo stesso anno esorta da Firenze il Supremo Consiglio di
Palermo, in vista della grande Assemblea di Napoli, a formare in Massoneria
“quel Fascio Romano che ad onta di tanti sforzi non si è potuto ancora ottenere
in politica”.
Poco
prima ha scritto:
“come non abbiamo ancora Patria perché non abbiamo Roma,
così non abbiamo Massoneria perché divisi.
Io sono del parere che l’unità
Massonica trarrà a se l’unità politica d’Italia”.
Nel
1867 (20 luglio) fa iniziare la figlia
Teresita presso una Loggia Massonica, presentandola egli stesso e contatta,
forse tramite il figlio Ricciotti, due Logge di Venezia, “Daniele Manin” e
“Abramo Lincoln”, mediante il Venerabile della seconda Luigi FRANZOI, per
reperire fondi da destinare alla causa romana.
Nello
stesso anno i massoni Timoteo RIBOLI e Charles Silvain, alto dignitario dello
scozzesismo francese, raccolgono fondi per la pubblicazione del romanzo storico
“I MILLE” e per la sua traduzione in lingua
francese.
Nel
1869 aderisce, con Victor Hugo, all’Anticoncilio di Napoli, organizzato dai
progressisti e dai democratici in
funzione antipapale e antitradizionalista ed in una sua missiva inviata
all’Anticoncilio definisce il Papa di allora “un metro cubo di letame”. La stessa Costituente Massonica di
Napoli (1867) gli conferisce la nomina a Gran Maestro Onorario del Grande
Oriente d’Italia.
Tra
il 1869 e il 1871 intrattiene
una fitta corrispondenza con il Fratello Nicola Guerrazzi di Grosseto, Maestro
Venerabile della R.L. “Ombrone” e tra le altre cose afferma: “…combattere i
preti è il dovere di ogni uomo onesto: sono quindi con Voi e con la Vostra
Nuova Loggia…” ed invia spesso i suoi cari saluti “…ai miei Fratelli di Maremma…”.
Nel 1871, respingendo il programma comunistico
dell’Internazionale Marxista, Garibaldi propone l’Internazionale Massonica.
Si
batte in questi anni, anche in nome della Massoneria, per promuovere organismi
di arbitrato internazionale al fine di scongiurare il ricorso alle guerre.
Promuove la
lotta per il suffragio universale, per l’emancipazione femminile e per la diffusione
dell’istruzione obbligatoria laica e gratuita.
Diffonde
l’idea e la pratica della cremazione in linea col movimento Massonico.
Fonda la Protezione ANIMALI.
Egli
viene anche chiamato in quegli anni il “Gran Maestro dell’Umanità” ed il “Primo
Massone del Mondo” .
Nel
1872, infine, propone che la Massoneria si
adegui ai tempi presenti e stringa in Italia in una sola istituzione tutte le
associazioni che tendono al bene.
Egli
dice testualmente:
“ Stringiamo in un unico fascio Massoneria, Società
Operaie, Società Democratiche, Razionalisti, Mutuo Soccorso etc, etc, perché
tutti hanno la stessa tendenza al
bene”.
Nel
1881, viene elevato al grado 97° (Gran Ierofante)
del rito riformato di Memphis e Misraim: culmine di una piramide poggiata sui
massi ben squadrati della Loggia londinese “Philadelphians”.
Nel 1882 alla
morte del Generale, il ramo siciliano del Rito in questione si assonna in
segno di lutto.
Nel
suo testamento redatto intorno al 1878 lascia scritto,
secondo il costume caro ai Massoni Italiani dell’800 che il suo corpo sia
cremato e detta precise disposizioni per la cerimonia da tenersi nell’isola di
Caprera.
In
una piccola valletta “…si formerà una catasta di legna di due metri con legna
di agaccio, lentisco, mirto, ed altra legna aromatica. Sulla catasta si poserà
un feretro di ferro e su questo la bara scoperta…la mia salma vestirà la
camicia rossa, la testa verso tramontana con il volto scoperto…l’urna
contenente le mie ceneri sarà deposta accanto alle salme dei miei cari…”.
Per
urna sceglie una bottiglia di cristallo, ma le sue volontà non vengono
rispettate.
Qualche tempo
prima di morire scrive in una delle sue ultime lettere:
“Io reputo i
Massoni una eletta porzione del popolo
italiano e dichiaro di appartenere ad una sola Massoneria Umanitaria…”.
Il
Fratello Giosuè Carducci nell’orazione funebre tenuta in Bologna al teatro Brunetti due
giorni dopo la morte di
Giuseppe Garibaldi, lo chiama
“Il
Cavaliere di Umanità”.
Il messaggio umano di Giuseppe Garibaldi, trasmesso alle future generazioni
attraverso la continuità dell’Istituzione più Universale del Mondo dice
testualmente :
“ La Massoneria
dovrà portare avanti l’Umanità. La pratica continua dei suoi
sacri principi deve condurre le Nazioni del Mondo ad un unico legame
fraterno ”.
Giuseppe Garibaldi 1807-1882
𝜸 Fr. Enrico SANTORO (
Nota:
Un ringraziamento particolarmente
affettuoso
al Fr. Giancarlo BERTOLLINI
della R. L.“Giuseppe PAPINI” N° 1396
- OR. di ROMA, per la preziosa, paziente e fattiva collaborazione.
CIBI E BEVANDE PREDILETTI DA
GIUSEPPE GARIBALDI
BACCALA’, STOCCAFISSO,
OLIO D’OLIVA, ACCIUGHE,
PINOLI E OLIVE.
FAVE, PATATE E
POMODORI.
FORMAGGIO.
CAFFÈ.
PANE CROCCANTE
APPENA SFORNATO.
VINO BIANCO DELLE
5 TERRE.
MATE.
ASADO.
UOVA.
MACCHERONI.
ARANCE, LAMPONI
E FICHI SECCHI.
PESCE COTTO E
CRUDO.
MINESTRONE ALLA
GENOVESE.
TRENETTE AL
PESTO.
Vie, Viali, Piazze, Ponti, Etc, intitolati a Giuseppe
Garibaldi
in Italia e nel Mondo - Monumenti - Navi - Lapidi
Aeroporti - Alberghi - Miniere - Ristoranti -
Tunnel Vini e
Marche Commerciali.
·
Logge intitolate
a G. Garibaldi in tutto il mondo ed in particolare :
· Stato di New York
(ed in tutti gli U.S.A.).
· Parigi, Nizza e tutta la Francia.
· Colombia.
· Tunisi ed Africa del nord.
· Argentina.
· Inghilterra e Scozia.
· Austria.
· Paraguay.
· Brasile.
· Cile.
· Uruguay.
· Molte Città Italiane.
Logge con nomi
particolari :
· I Figli di Garibaldi - (NA).
· La Guida di Garibaldi.
· Mentana - (SR).
· Annita (Sic) - (PA).
· Luce di Caprera.
· Caprera.
· Eroe dei due mondi.
· Leone di Caprera.
· Isola di Caprera - (CA).
BIBLIOGRAFIA
· A. M. Cadel: Logge Massoniche 1860/1880. (Mantova - 1984).
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. Documenti sulla presenza di Garibaldi in
Veneto (L.U.E. Venezia - 1983).
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Massonica. C. Patrucco.
Documenti su Garibaldi e la Massoneria (AL -
1914).
·
Enciclopedia Treccani.
·
Enciclopedia Rizzoli-Larousse.
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I. Montanelli: Garibaldi ………………........ (Rizzoli - MI - 1969).
·
Rassegna Storica del Risorgimento ……….. (RM - 1934).
·
Rivista Storia Illustrata - 1962.
·
Epistolario di Giuseppe Garibaldi ………….(RM - 1975).
·
A.A. Mola : Garibaldi
Vivo ……………...... (MI - 1982).
·
A. A. Mola: Storia della Massoneria
Italiana (Bompiani
MI - 1992).
·
Archivio Storico della Camera di Commercio
di Milano.
·
A. Sbardellati: Il Fratello G. Garibaldi (EDIMAI - RM -1993).
·
Fulvio
Conti: Storia della Massoneria Italiana (Il Mulino - BO - 2003).
www.granloggiaditalia.it
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