martedì 12 settembre 2017

La prigione “esoterica” di Giuseppe Andrea Lombardini.

Nel 1979 sei giovani speleologi di Narni scoprirono casualmente quello che divenne in seguito un polo di attrazione turistica, e che oggi viene chiamato “Narni sotterranea”. Si tratta di quelle che furono le prigioni della Santa Inquisizione nel XVIII secolo.
Tra i vari ambienti riportati alla luce, sicuramente quello che richiama maggiore attenzione e curiosità è una cella completamente ricoperta di graffiti fatti da un prigioniero di nome Giuseppe Andrea Lombardini, che vi appose la propria firma. Dopo non poche sorprese, e con l’aiuto inaspettato di tante persone presenti al momento giusto e nel posto giusto, fu possibile ricostruire la storia di quest’uomo.
Giuseppe Andrea Lombardini fu caporale delle guardie del Sant’Uffizio di Spoleto. Secondo gli atti ritrovati in seguito all’apertura pubblica dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (nota prima con il nome di Santa Inquisizione), egli fu arrestato e processato nel 1759 con l’accusa di tradimento, in quanto pare che aiutò a fuggire di prigione un collega accusato di aver insultato il Vicario del Sant’Uffizio. Nella cella in cui fu trasferito, presso un convento di Narni, tracciò sulle pareti una sequenza di graffiti che hanno sfidato il tempo.
Ancora oggi, scendendo in quei luoghi austeri si può percepire la sofferenza della detenzione. Entrando però nella cella di Lombardini le sensazioni sono diverse. Negli altri ambienti le grida e le false confessioni strappate con violenza inaudita da quello che doveva essere il tribunale di Dio hanno permeato ogni pietra. Nel luogo di detenzione del caporale, invece, traspaiono la forza, la determinazione e la ferma rinuncia alla rassegnazione.
Tentiamo anche solo per un istante di immaginare la situazione in cui si trovò. Non siamo ai tempi nostri, ma a quando la galera era veramente galera, tanto più che era gestita da esperti della tortura. Eppure il nostro caporale cercò di ricreare intorno a sé un ambiente che potesse in qualche modo sollevargli l’animo.
E che cosa scelse a tale scopo?
Se osserviamo le iscrizioni fatte nella sua cella possiamo chiaramente ritrovare simboli a noi ben noti quali il sole e la luna, presenti ad Oriente nel nostro Tempio, o il gallo, come quello del gabinetto di riflessione, oltre a varie altre immagini allegoriche di carattere esoterico. Anche se tutte le altre figure sono mischiate a date o parole, che poco appartengono alla nostra Istituzione, quando si varca la soglia di quella cella, sembra comunque di entrare in un Tempio massonico, o in ogni caso a quello che agli occhi di Lombardini poteva rappresentarlo.
I più recenti studi sulla vicenda hanno portato alla luce alcuni particolari di rilevante importanza. Pare infatti che Lombardini fu effettivamente un Fratello libero Massone, e pare che il Maestro che lo iniziò fu proprio quel suo collega che aiutò ad evadere dal carcere.
Ricordiamo che la Massoneria ed i Liberi Muratori ad essa affiliati furono scomunicati da Papa Clemente XII a soli 21 anni dalla sua nascita, cioè nel 1738.
Altri 21 anni dopo Lombardini fu arrestato e recluso in una cella del Sant’Uffizio, quando ancora essere scomunicato aveva un valore, e la scomunica veniva usata dalla Chiesa come una vera e propria arma.
Nonostante tutto, il Fratello Lombardini pensò di reagire allo strapotere temporale e di sbattere in faccia ai propri aguzzini la sua appartenenza all’Ordine ed il suo credo.
Un solo muro lo separava dai suoi carcerieri e dal luogo in cui essi esercitavano le loro opere di convincimento coatto. Questo muro divenne per lui una separazione ben più che fisica. Rappresentava ciò che dovrebbero rappresentare per noi le Colonne all’ingresso del Tempio: un limen, ovvero quel limite invisibile ma invalicabile, al di là del quale bisogna lasciare tutto ciò che possa turbare il nostro animo.
Ricordiamoci dunque, quando oltrepassiamo quelle Colonne, di lasciare fuori i metalli, i rancori, i pensieri impuri, la disarmonia. Guardiamo il Testimonio, che rappresenta il lume dei Fratelli passati all’Oriente Eterno. In esso brilla ancora la Bellezza dell’anima, la Forza dello spirito, e la Sapienza dell’intelletto dei Fratelli che ci hanno preceduto, e quando tracciamo il quadro di Loggia, lo stiamo facendo sulle loro ceneri.
Certo noi non ci troviamo ai tempi di Lombardini, tempi in cui si giurava di versare sangue per le cause giuste, e lo si faceva veramente, ma almeno dovremmo renderci conto della fortuna che abbiamo. Possiamo entrare in un Tempio massonico senza essere messi alla gogna.
E a chi sostiene che in qualche modo ancora oggi siamo ghettizzati e che la gogna a cui siamo sottoposti esista ancora, anche se mediatica…potrei ricordare che poco più di 250 anni fa un nostro Fratello, e come lui tanti altri, fu incarcerato, condannato e torturato, e nonostante tutto cercò di ricreare il Tempio massonico nel suo luogo di detenzione.
Ho sentito parlare di coraggio massonico ai tempi nostri, ma quello di un uomo rinchiuso nella tana del lupo che non si dà per vinto e che con tutte le sue forze continua a far valere la propria verità, e quello di chi non teme di farsi vedere in piazza con un grembiule addosso…in cuor mio non è paragonabile.
Cosa penserebbe di noi e della Massoneria moderna Lombardini? Lui che versò veramente sangue e rischiò la vita per un suo Fratello e per l’Istituzione? Lui che non rinnegò il suo essere Massone, ma che anzi ne fece un punto di forza ed orgoglio?
Caro Giuseppe Andrea, oggi vedresti Fratelli che ambiscono a cariche con nomi altisonanti, e che se non sono in grado di ottenerle girano i tacchi e cambiano Oriente. Vedresti Fratelli che hanno scelto la Via Iniziatica per poter spianare la strada ai propri interessi metallici. Vedresti il ritorno della caccia alle streghe, perché ancora oggi, come ai tuoi tempi, essere Massone da fastidio a molti. Se ti sedessi qui tra noi, ora, i Fratelli con più esperienza di me potrebbero raccontarti come, per colpa di pochi sedicenti Fratelli in cattiva fede, ancora oggi paghiamo le conseguenze delle loro azioni. Ti potrebbero raccontare di come la nostra Istituzione sia stata strumentalizzata e abbia perso poco a poco credibilità agli occhi dei profani.
Però, caro Fratello, vedresti anche quali frutti hanno dato i semi piantati da persone come te. Vedresti istituti quali gli Asili Notturni e la FISM prosperare da anni e fornire cure e riparo ai bisognosi. Troveresti tra le Colonne dei Fratelli orgogliosi di esserlo e che non si nascondono, perché non hanno niente da nascondere. Troveresti Fratelli che operano silenziosamente, senza cercare riconoscimenti pubblici. Forse vedresti ripagato in molti di noi il frutto delle tue sofferenze, vedresti nei loro occhi la fiamma che brillava nei tuoi, e saresti ancora una volta orgoglioso del tuo essere Massone. Potrei raccontarti di come un Fratello, per evitare imbarazzo all'Istituzione abbia deciso di andare in sonno per mai più risvegliarsi, ma ricordando ogni giorno quanto fosse stato importante per lui il Lavoro tra le Colonne. Allo stesso modo potrei parlarti di un altro Fratello che in sonno da lustri, sentendo avvicinarsi il momento di passare all'Oriente Eterno abbia deciso di risvegliarsi per presentarsi davanti al Grande Architetto cingendo con orgoglio il proprio grembiule.
Ora tocca a noi risvegliare il nostro orgoglio e smetterla di nasconderci dalle istituzioni che in maniera illegittima ci perseguitano. Tocca a noi uscire dalle Colonne del Tempio e portare ai poveri profani che ancora ci giudicano in maniera sbagliata un po’ della Luce che abbiamo acquisito con il confronto costruttivo dei nostri Lavori. Dobbiamo farlo, non per dimostrare qualcosa, non perché ci sentiamo in obbligo di farlo, ma perché abbiamo promesso di lavorare per il bene dell’Umanità.
Certo che cercare di portare Luce là dove regna l’oscurantismo ed il buio del pregiudizio è frustrante. Se le cose andranno peggio per la nostra Istituzione, spero solo di dimostrare la metà del tuo coraggio, e di ricordare a me stesso e ai miei Fratelli che siamo qualcosa di più che un gruppo di amici che si ritrova un paio di volte al mese, voglia permettendo, per filosofeggiare un’ora aspettando di andare a mangiare una pizza assieme. Un tempo la Massoneria scavava profonde fondamenta per erigere solide e alte mura di difesa alla Libertà.
Volgiamo lo sguardo verso il Testimonio prima di uscire dal Tempio questa sera, e cerchiamo di vedere in quella fiamma la luce degli occhi di un uomo incarcerato che non si vergognava di gridare al mondo “SONO UN MASSONE”. Poi domandiamoci cosa ci sia di vergognoso nel lavorare su noi stessi e per il bene dell’Umanità.
I tempi cambiano. Gli ideali cambiano. I Massoni cambiano. Purtroppo.

C:. Bo:.
Fonte: Loggia Giordano Bruno - GOI
Per gentile concessione della R:. L:. Sol Invictus nr. all’Oriente di Bondeno

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venerdì 8 settembre 2017

Giuseppe Garibaldi Libero Muratore - 1807 - 1882

Giuseppe Garibaldi viene affiliato con il nome Giovanni Borel alla Giovane Italia nell’anno 1832 all’età di 25 anni in una locanda di Taganrog sul Mar d’Azov; suo padrino è Giambattista Cuneo detto il Credente.

Nel Luglio del 1833 a Marsiglia conosce finalmente Giuseppe Mazzini. 

        Nel 1844 viene iniziato Apprendista Libero Muratore in Montevideo capitale dell’Uruguay, presso una Loggia “Rifugio o Asilo de La Vertud” all’Obbedienza del Grand’Oriente del Brasile. Questa formazione è considerata irregolare dalla Gran Loggia d’Inghilterra e viene indicata come Loggia selvaggia ed itinerante probabilmente in Rio Grande (Brasile), anche se la Loggia ha la sua residenza in Montevideo, dove pare che esista ancora la documentazione della iniziazione.
        Il 24 o il 28 Agosto dello stesso anno viene regolarizzato dalla Loggia “Les Amis de la Patrie” di Montevideo all’Obbedienza del Grande Oriente di Francia, che è in stretti rapporti con la Gran Loggia d’Inghilterra.
Agli inizi del 1847 il generale Paz, fratello libero muratore, gli affida a nome del governo il comando di tutte le forze militari dell’Uruguay.
        Il 13 Marzo 1848 con una nobilissima lettera indirizzata al Fr. Adolphe Vaillant, saluta i suoi compagni di Loggia e di lotta e torna in Italia richiedendo anche il rilascio del certificato di Apprendista Libero Muratore. 

        Nel 1849 Garibaldi accorre a Roma in difesa della Repubblica ed incontra fra gli altri il Fr. Gustavo Modena, che ha già conosciuto a Marsiglia fra gli anni 1833 e 1835. 

        Nella Città Eterna, sono arrivati da ogni parte d’Italia carbonari, affiliati alla Giovane Italia e Fratelli di ogni ordine e grado. 

                Dopo la caduta della Repubblica Romana, Garibaldi riprende contatto con la Massoneria nel 1850, a Staten Island (New York), tramite il libero muratore italiano Antonio Meucci, nella cui fabbrica di candele trova ospitalità e lavoro per alcuni mesi. Anzi più ospitalità fraterna che lavoro, dato che l’ospite gli versa il salario, anche quando l’esule non lavora. Qui prende parte attiva ai lavori di diverse Officine. 
Frequenta altresì la R.L. “Tompkins” di Stapleton (Stato di New York).

Il Fr. Giuseppe Garibaldi 33°

        Nel 1854 ha molti e proficui incontri con gli affiliati di varie Officine Londinesi, fra cui la Loggia “PHILADELPHES” di Londra, che raccolgono molti esuli europei, tutti esponenti della democrazia e del “libero pensiero”. Garibaldi frequentando questi fratelli si convince della necessità di collaborare con tutti i massoni in genere e con i moderati in particolare per la realizzazione del “Programma Italiano”.
        Ed è il fratello Felice Foresti a combinare l’incontro tra Garibaldi e Camillo Cavour, Gran Maestro “in pectore” della risorgente Massoneria Italiana, con il presidente della Società Nazionale Giorgio Pallavicino Trivulzio, carbonaro e Massone a sua volta e con Costantino NIGRA, cui il Grande Oriente Italiano ha affidato la carica di Gran Maestro. 

        Solo nel 1860, dopo 16 anni e dopo lo sbarco di Marsala, Garibaldi ottiene finalmente il grado di Maestro, che lo pone in condizione idonea a coltivare rapporti con numerose officine massoniche sorte in tutta Italia. 
        Circa lo sbarco a Marsala avvenuto l’11 maggio del 1860, c’è da notare molte favorevoli e strane congiunture che favoriscono l’impresa. Due vascelli della Marina Inglese, l’Argus e l’Intrepid manovrano nel porto di Marsala per interporsi tra le navi di Garibaldi, che sta sbarcando insieme ai Mille, e le corvette napoletane che lo hanno inseguito.
        Le navi a vapore Lombardo e Piemonte, usate per trasportare i volontari in Sicilia appartengono alla Compagnia di Navigazione Rubattino e sono messe a disposizione dal Procuratore della Compagnia Giovanbattista Fauché, Massone. 
(Anche se i proprietari della Compagnia non sono proprio d’accordo). 

        Il comandante inglese dell’Intrepid risponde ad una richiesta dei napoletani circa la presenza di marinai inglesi a terra, che ve ne sono diversi, mescolati ai Garibaldini che stanno prendendo terra e che quindi si guardino bene dall’aprire il fuoco.
        La mattina del giorno dopo lo sbarco, il Console Inglese Collins si affianca cavalcando ai volontari in marcia e va a salutare calorosamente e fraternamente Garibaldi. 

        Qualche giorno prima, ed esattamente il 9 maggio 1860, tre giorni dopo la partenza di Garibaldi da Quarto, un telegramma dell’agenzia Reuter di Marsiglia, trasmesso al “The Glasgow Herald”, comunica la partenza di Garibaldi con i suoi volontari ed aggiunge che questi, prima dell’imbarco, ha acquistato oro per tre milioni di franchi presso la Banca San Giorgio di Genova.
        Proprio a Glasgow è sorto da tempo il “The Garibaldi Italian Found”, i cui membri occupano posizioni elevate nella Gran Loggia di Scozia. Ed è questo gruppo di massoni che raccoglie fra i fratelli scozzesi, quella notevole somma che, trasformata in oro, sarà molto utile durante tutta la spedizione.
        A Milano, (da un documento del 24 gennaio 1860), si raccolgono offerte destinate all'acquisto di fucili per la spedizione per un totale di £ 70.226,85. Tale somma viene raccolta in special modo fra i commercianti milanesi, i quali possono ben sostenere che i fucili di Giuseppe Garibaldi sono stati pagati dalla Città di Milano.
        Da notare che Cavour ha fatto pervenire a Garibaldi prima della partenza la somma di Lire italiane 20.000 e la possibilità non documentata di approvvigionarsi di armi  e munizioni a Talamone. 
(sembra solo 30 fucili a pietra focaia e qualche barile di polvere da sparo).
        
        Il 26 maggio Garibaldi incontra a Misilmeri, in una vigna pochi passi fuori del paese, tre fratelli liberi muratori ufficiali della Marina Inglese, che sbarcano appositamente per andare a salutarlo e consuma con loro una frugale colazione a base di pane, cacio, vino, fichi secchi, lamponi, fave e caffè.
        Il 6 giugno il Generale Lanza firma la resa per sé e per i 25.000 uomini che presidiano Palermo; promotore e negoziatore è l’Ammiraglio inglese Mundy, il quale mette a disposizione la sua nave come luogo per le trattative. 

        Il 19 agosto a sorvegliare lo Stretto di Messina sono due navi borboniche: l’Aquila e il Fulminante. Garibaldi, che deve attraversare lo Stretto con i volontari, fa avanzare verso la costa calabrese le sue due navi da trasporto:
il Franklin (che porta il nome augurale del fratello libero muratore Beniamino) ed il Torino (di proprietà di V. FLORIO).

I comandanti borbonici, nonostante la posizione favorevolissima, non danno l’ordine di aprire il fuoco contro i Garibaldini. 

        E’ fuor di dubbio che molti fra i personaggi inglesi e napoletani che si vengono a trovare sulla strada di Garibaldi appartengono a Logge Massoniche e ciò favorisce in modo abbastanza determinante l’impresa. 

La prima Costituente Massonica tenuta a Torino dal 27 al 31 dicembre 1861 proclama Garibaldi “Primo Libero Muratore d’Italia” e decreta di offrirgli una Medaglia d’oro massiccio.
        Nel 1862 a Torino viene elevato al 33° ed ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato da parte del Fratello Francesco Crispi che gli conferisce i gradi dal 4° al 33° 
(1- 8 marzo 1862).
                
        Sempre nel 1862, in Palermo, su proposta di Garibaldi vengono iniziati, probabilmente nella Loggia “RIGENERATORI”:

·     Il figlio primogenito MENOTTI (1 luglio 1862)
·     Il Generale Giuseppe SIRTORI, Capo di Stato Maggiore dei Mille    (3 luglio 1862)
·     I Colonnelli:
-      Guglielmo CENNI
-      Giovanni CHIASSO
-      Giacinto BRUZZESI (cognato di Adriano Lemmi)
·     L’ufficiale Domenico CARIOLATO
·     Il medico della Legione Garibaldina Pietro RIPARI
·     l’eroe Garibaldino Francesco NULLO
·     il comandante della cavalleria garibaldina Giuseppe MISSORI
·     il patriota Giuseppe GUERZONI
·     il sacerdote Luigi GUSMAROLI
·     il segretario Giovanni BASSO
·     il biografo Enrico GUASTALLA

tutti facenti parte della spedizione dei Mille. Nello stesso anno riceve lettere dalla Loggia Concordia di Trapani, dalla Loggia Nazaret di Messina e dalla Loggia Avvenire di Caltanisetta che assicurano l’avvenuta raccolta di fondi per finanziare la liberazione di Venezia e di Roma.

Per Garibaldi la Fratellanza Massonica non significa né scristianizzazione (ha fatto battezzare con rito cattolico i figli avuti da Anita) né incompatibilità coi “Veri Sacerdoti”; tanto meno Massoneria significa irreligiosità, dato che il Fratello Garibaldi, spedendo in continuazione messaggi  ai Fratelli della Comunione Italiana, ha cura di intestarli di suo pugno Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”.
        Per lui la Libera Muratoria è invece il luogo di incontro tra uomini di tutte le razze, religioni ed opinioni politiche, accomunati dalla volontà di progresso civile.

        Garibaldi è convinto che il vero progresso nasca dalla reciproca tolleranza tra componenti originariamente divaricate e ostili: e poiché la Massoneria è scuola di tolleranza, egli ne pratica e ne segue i riti. 

        Dalla lettura di alcune lettere di Giuseppe Garibaldi indirizzate al suo amico fraterno John McAdam, scozzese, si apprende che costui, nell’agosto del 1863, ha raccolto e versato in Torino, nelle mani di Adriano Lemmi, cassiere della Massoneria, cospicue somme da destinarsi all’acquisto di fucili e munizioni per l’armamento dei volontari, che saranno impegnati fra non molto per liberare Venezia dagli Austriaci. John McAdam fa battezzare i suoi due figli con i nomi di Menotti Garibaldi e Joseph Mazzini

Nello stesso anno arriva a Garibaldi da Buenos Aires un diploma 
di “Venerabile Onorario” da parte di una Loggia di quell'Oriente

        Garibaldi nel 1864 compie un  trionfale viaggio a Londra, ove gode larghe simpatie fra i Fratelli inglesi, i quali il 26 aprile, in una tornata eccezionale gli offrono in dono una magnifica Bibbia. Qui viene probabilmente affiliato  alla Loggia “The Philadelphians”. Naturalmente si reca a salutare e ringraziare l’amico John McAdam per gli aiuti inviati a favore della causa irredentistica del Veneto e costui, a nome dei Fratelli Scozzesi, gli dona un bastone  di gran pregio (opera degli operai di Glasgow). 

        La Costituente Massonica Italiana di Firenze del maggio 1864 elegge Garibaldi Gran Maestro, con 45 voti a suo favore su 50 Maestri Venerabili presenti. Nel 1862 era stato nominato Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Palermo “ad vitam”. 

Il Fr. Giuseppe Garibaldi 33°
        
        Ne nasce una lunga disputa tra Grande Oriente e Supremo Consiglio di Palermo, ciascuno dei quali esige che Garibaldi opti per l’una o l’altra Istituzione. Ma l’8 agosto egli rassegna le dimissioni da Gran Maestro, adducendo  “lo stato non buono della salute”. In realtà ritiene che la sua presenza al vertice della Massoneria ritardi, anziché favorire, lo sviluppo della Libera Muratoria in Italia.
Dal di fuori egli continua tuttavia ad operare nell’interesse dell’Istituzione, conservando però la carica di Gran Maestro Onorario “ad vitam”.
       Da una lettera di Giuseppe Mazzini al Fratello Federico Campanella si sa che il fondatore della Giovane Italia è disposto ad accettare l’elezione a Gran Maestro della Comunione Italiana nell’eventualità che Giuseppe Garibaldi si dimetta.
        
Nel 1864 Garibaldi raccomanda la creazione di Logge Femminili 
(irregolari secondo la tradizione Massonica conservatrice) 
“al fine di vieppiù facilitare i nostri lavori” e, nel 1867, 
comincia a conferire diplomi onorari di Maestro a mogli di Massoni. 

Lo stesso anno esorta da Firenze il Supremo Consiglio di Palermo, in vista della grande Assemblea di Napoli, a formare in Massoneria “quel Fascio Romano che ad onta di tanti sforzi non si è potuto ancora ottenere in politica”. 

        Poco prima ha scritto: 
“come non abbiamo ancora Patria perché non abbiamo Roma, 
così non abbiamo Massoneria perché divisi. 
Io sono del parere che l’unità Massonica trarrà a se l’unità politica d’Italia”.

        Nel 1867 (20 luglio) fa iniziare la figlia Teresita presso una Loggia Massonica, presentandola egli stesso e contatta, forse tramite il figlio Ricciotti, due Logge di Venezia, “Daniele Manin” e “Abramo Lincoln”, mediante il Venerabile della seconda Luigi FRANZOI, per reperire fondi da destinare alla causa romana.
        Nello stesso anno i massoni Timoteo RIBOLI e Charles Silvain, alto dignitario dello scozzesismo francese, raccolgono fondi per la pubblicazione del romanzo storico “I MILLE” e per la sua traduzione in lingua francese.
        Nel 1869 aderisce, con Victor Hugo, all’Anticoncilio di Napoli, organizzato dai progressisti e dai democratici in funzione antipapale e antitradizionalista ed in una sua missiva inviata all’Anticoncilio definisce il Papa di allora un metro cubo di letame. La stessa Costituente Massonica di Napoli (1867) gli conferisce la nomina a Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia.
        Tra il 1869 e il 1871 intrattiene una fitta corrispondenza con il Fratello Nicola Guerrazzi di Grosseto, Maestro Venerabile della R.L. “Ombrone” e tra le altre cose afferma: “…combattere i preti è il dovere di ogni uomo onesto: sono quindi con Voi e con la Vostra Nuova Loggia…” ed invia spesso i suoi cari saluti  “…ai miei Fratelli di Maremma…”.

Nel 1871, respingendo il programma comunistico dell’Internazionale Marxista, Garibaldi propone l’Internazionale Massonica.

        Si batte in questi anni, anche in nome della Massoneria, per promuovere organismi di arbitrato internazionale al fine di scongiurare il ricorso alle guerre.
        Promuove la lotta per il suffragio universale, per l’emancipazione femminile e per la diffusione dell’istruzione obbligatoria laica e gratuita. 

Diffonde l’idea e la pratica della cremazione in linea col movimento Massonico. 
Fonda la Protezione ANIMALI. 

        Egli viene anche chiamato in quegli anni il “Gran Maestro dell’Umanità” ed il “Primo Massone del Mondo” .
        Nel 1872, infine, propone che la Massoneria si adegui ai tempi presenti e stringa in Italia in una sola istituzione tutte le associazioni che tendono al bene. 

        Egli dice testualmente: 
“ Stringiamo in un unico fascio Massoneria, Società Operaie, Società Democratiche, Razionalisti, Mutuo Soccorso etc, etc, perché tutti hanno la stessa tendenza al bene”.

        Nel 1881, viene elevato al grado 97° (Gran Ierofante) del rito riformato di Memphis e Misraim: culmine di una piramide poggiata sui massi ben squadrati della Loggia londinese “Philadelphians”.
        Nel 1882 alla morte del Generale, il ramo siciliano del Rito in questione si assonna in segno di lutto. 

         Nel suo testamento redatto intorno al 1878 lascia scritto, secondo il costume caro ai Massoni Italiani dell’800 che il suo corpo sia cremato e detta precise disposizioni per la cerimonia da tenersi nell’isola di Caprera.
       In una piccola valletta “…si formerà una catasta di legna di due metri con legna di agaccio, lentisco, mirto, ed altra legna aromatica. Sulla catasta si poserà un feretro di ferro e su questo la bara scoperta…la mia salma vestirà la camicia rossa, la testa verso tramontana con il volto scoperto…l’urna contenente le mie ceneri sarà deposta accanto alle salme dei miei cari…”.
        Per urna sceglie una bottiglia di cristallo, ma le sue volontà non vengono rispettate

        Qualche tempo prima di morire scrive in una delle sue ultime lettere: 
“Io reputo i Massoni una eletta porzione del popolo italiano e dichiaro di appartenere ad una sola Massoneria Umanitaria…”. 

Il Fratello Giosuè Carducci nell’orazione funebre tenuta in Bologna al teatro Brunetti due giorni dopo la morte di Giuseppe Garibaldi, lo chiama 
“Il Cavaliere di Umanità”.

Il messaggio umano di Giuseppe Garibaldi, trasmesso alle future generazioni attraverso la continuità dell’Istituzione più Universale del Mondo dice testualmente : 

“ La Massoneria dovrà portare avanti l’Umanità. La pratica continua dei suoi sacri principi deve condurre le Nazioni del Mondo ad un unico legame fraterno ”. 

Giuseppe Garibaldi 1807-1882

                                                      𝜸 Fr. Enrico SANTORO (

Nota:
Un ringraziamento particolarmente affettuoso 
al Fr. Giancarlo BERTOLLINI della R. L.Giuseppe PAPINI” N° 1396 - OR. di ROMA, per  la preziosa, paziente e fattiva collaborazione.


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BACCALA’, STOCCAFISSO, OLIO D’OLIVA, ACCIUGHE, PINOLI E OLIVE.
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·             Logge intitolate a G. Garibaldi in tutto il mondo ed in particolare :

·   Stato di New York
                     (ed in tutti gli U.S.A.).
·   Parigi, Nizza e tutta la Francia.
·   Colombia.
·   Tunisi ed Africa del nord.
·   Argentina.
·   Inghilterra e Scozia.
·   Austria.
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·   Cile.
·   Uruguay.
·   Molte Città Italiane.

             Logge con nomi particolari :

·   I Figli di Garibaldi - (NA).
·   La Guida di Garibaldi.
·   Mentana - (SR).
·   Annita (Sic) - (PA).
·   Luce di Caprera.
·   Caprera.
·   Eroe dei due mondi.
·   Leone di Caprera.
·   Isola di Caprera - (CA).

BIBLIOGRAFIA
  
·     A. M. Cadel:  Logge Massoniche 1860/1880.                                                                         (Mantova - 1984).
·     A.Maria Cadel: 
.     Documenti sulla presenza di Garibaldi in Veneto (L.U.E. Venezia - 1983).
·     M. Moramarco: Nuova Enciclopedia Massonica. C. Patrucco.  

Documenti su Garibaldi e la Massoneria (AL - 1914). 

·     Enciclopedia Treccani.
·     Enciclopedia Rizzoli-Larousse.
·     I. Montanelli: Garibaldi ………………........ (Rizzoli - MI - 1969).
·     Rassegna Storica del Risorgimento ……….. (RM - 1934).
·     Rivista Storia Illustrata - 1962.
·     Epistolario di Giuseppe Garibaldi ………….(RM - 1975).
·     A.A. Mola :  Garibaldi Vivo ……………...... (MI - 1982).
·     A. A. Mola:  Storia della Massoneria Italiana (Bompiani MI - 1992).
·     Archivio Storico della Camera di Commercio di Milano.
·     A. Sbardellati:  Il Fratello G. Garibaldi (EDIMAI - RM -1993).
·     Fulvio Conti:  Storia della Massoneria Italiana (Il Mulino - BO - 2003).

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