giovedì 14 marzo 2024

Equità e Giustizia !

“Chi siamo?  Da dove veniamo?  

Dove stiamo andando”?


Noi siamo prima Costruttori, poi Cavalieri e infine Sacerdoti e siamo qui per amministrare la Giustizia in termini di Uguaglianza intesa come EQUITA’. 


Siamo qui per migliorare noi stessi per poi contaminare l’Umanità ed è ora che i Fratelli passino ai Fatti, alla Giustizia Massonica. 


Vi ricordo che la Giustizia inizia già dal primo grado, quando diciamo di “essere sempre onesti, solerti e benemeriti cittadini, ossequienti alle  Leggi dello  Stato”.


(Non dimentichiamo che siamo l’unica Obbedienza Esoterica Occidentale).

 

Nel quarto grado c’è un invito all’obbedienza e all’introspezione. Il silenzio porta a riconoscere il valore della parola e siamo noi a scegliere quando parlare con consapevolezza. C’è la chiave spezzata, ma il Maestro Segreto sa già dove risiede la  Giustizia con Equità.

 

Nel nono grado si supera il dualismo di  “Vendetta /Giustizia” con il perdono di Salomone, Johaben è l’unico che ha capito il messaggio divino e, con il taglio della testa di Abiram, ha forse ricomposto dentro di se i due opposti.

 

Nel quattordicesime grado (Loggia di Perfezione) c’è un forte richiamo alla Legge Morale piuttosto che a una Giustizia che si impone con delle Norme.      


“Il Maestro Scozzese è sempre pronto a ben operare e non parla mai dei suoi  Fratelli per calunniarli o dirne male “. 


(Sempre ricordando che gli Uomini nascono Liberi, ma con capacità diverse. 

Se gli Uomini restano Liberi NON SONO UGUALI

se sono Uguali  NON SONO LIBERI ).


Nel diciottesimo grado il Massone si affida a “Fede, Speranza e Carità per proseguire il cammino verso la Verità che conduce alla Libertà con Giustizia ed Equità. 

La Legge che guida l’Umanità deve essere riprogettata al proprio interno perché sia adeguata all’evoluzione e al progresso. Per questo il Cavaliere Principe Rosa+Croce dovrà conoscere altre realtà, percorrendo le strade del Mondo con Tolleranza, ma, come diceva Karl Popper, “la Tolleranza verso gli Intolleranti porterà alla sconfitta dei Tolleranti con la loro conseguente estinzione e la tragica vittoria degli  Intolleranti”.


Nel trentesimo grado la caratterizzazione è data dall’abbattimento delle Colonne, dei Simboli conosciuti, per andare oltre i pregiudizi  e  le conoscenze acquisite. Si resiste all’oppressione con la parola, la penna e la spada. 

La Giustizia con Equità si ottiene attraverso il rispetto della Libertà altrui e verso chi è leso nei suoi  Diritti.

Per raggiungere tale Equilibrio ed Armonia, ogni cosa deve stare al proprio posto; il che fece dire a Tommaso d’Aquino:

 

Una cosa non è giusta perché Dio la vuole, ma Dio la vuole perché è giusta”.

 

Soltanto così i contrari si possono risolvere nell’Unità, per ricordare di agire sempre come Cavalieri al servizio del Bene, del Vero, del Giusto.

 

E’auspicabile che le Commissioni di Giustizia tornino ad essere operative


Fr\Giancarlo Bertollini\               

mercoledì 13 marzo 2024

Una sintesi storica sulle Camere del Rito

LOGGIA DI PERFEZIONAMENTO 

DEI CAVALIERI ELETTI DEI IX 


L’Obbedienza di Piazza del Gesù si consolidò gradualmente nell’Ordine e nel Rito con l’unione delle due cariche di:  

Gran Maestro e Gran Commendatore


Nel 1961 Tito Ceccherini, allora Gran Maestro e Luogotenente Sovrano Gran Commendatore, si dimise dalla carica e confermò le dimissioni in forma ufficiale nella Giunta Esecutiva dell’Ordine e nel Sacro Collegio del Rito del 14 gennaio 1962, ponendosi “in sonno”. 

La  Giunta esecutiva dell’Ordine ne prese atto e affidò a Giovanni Ghinazzi (che allora era il più recente dei Grandi Maestri) la Reggenza della Gran Maestranza, e le funzioni di Luogotenente Sovrano Gran Commendatore, fino alla Grande Assemblea della Gran Loggia, fissata per il 24 giugno 1962, per l’elezione del Gran Maestro. 


* 4-2-1962 Giunte Esecutive tanto dell'Ordine che del Rito. 


Si discute su Crediti e Debiti, Presiede il Sovrano Riccardo Granata presenti tra gli altri, oltre a Riccardo Granata: Giovanni Ghinazzi, Angelo Angelone, Alessandro Lagi, Vi* Mi*, Francesco Franzese; assenti tra gli altri Gino Domeneghini (delega Ghinazzi), Bru* Mo*. (delega Lagi)|. 

Si approva il verbale 14-1-1962 con postille a verbale dei FFr. Milone e Franzese. Ad inizio riunione il Fr. Franzese eccepisce il suo diritto alla carica di Luogotenente, anche se si pone in disparte al servizio della Comunione, accettando quanto verrà deliberato dalla maggioranza dei partecipanti.  


Il Sovrano Granata, premesso che ha assunto la guida della Famiglia dal 14-1-1962 (ossia, da meno di un mese...), auspica che si possa trovare una soluzione alle differenti vedute organizzative, con l'aiuto responsabile di tutti “... con spirito di fratellanza e comprensione...”. 

Nonostante i tentativi del Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese, Riccardo Granata, il dissenso in seno al gruppo dirigente della Gran Loggia d'Italia porta alla crisi della maestranza di Ceccherini, costretto alle dimissioni ed ufficializzate in pari data. 


Nella riunione del Supremo Consiglio, il Sovrano Gran Commendatore Granata non soltanto sconfessò l'operato di Ceccherini, ma riconobbe in Giovanni Ghinazzi l'unico e legittimo Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli ALAM. 


A seguito del responso del Supremo Consiglio, Tito Ceccherini fondò, assieme ad un ristretto gruppo di fedelissimi, una nuova Serenissima Gran Loggia Italiana, con a capo del Rito Scozzese, il principe Giovanni Alliata Di Montereale. 


Nel mese di giugno del 1962 la Gran Loggia d'Italia, guidata da Giovanni Ghinazzi, si trasferisce nella sua sede attuale, presso Palazzo Vitelleschi, nel cuore di Roma. 

(Va  aggiunto  per  la  cronaca che, nel  maggio del 1962, il Ceccherini effettuò un “colpo di mano” occupando la sede dell’Obbedienza, che allora era in un appartamento a lui intestato, e autoproclamandosi Gran Maestro, creando così una scissione all’interno della Massoneria di Piazza del Gesù.) 

Nella Grande Assemblea del 24 giugno 1962 Giovanni Ghinazzi veniva eletto, con due soli voti contrari, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia e il Supremo Consiglio del Rito, a seguito delle dimissioni, per ragioni di salute del Ven.mo e Pot.mo Fr Riccardo Granata dalla carica di Sovrano Gran Commendatore, eleggeva all’unanimità il Ghinazzi anche alla carica di Sovrano Gran Commendatore. 

Nel 1964 Muore, ormai lontano e assolutamente esterno ed estraneo alla "Comunione di Piazza del Gesù", in quanto a suo tempo invitato a dimettersi, Riccardo Granata

Per ricordarne la breve ma intensa gestione, una Camera del IX grado si fregia del suo nome.

Con Giovanni Ghinazzi l’Obbedienza visse un periodo particolarmente felice e fruttuoso. Sotto la sua guida la Massoneria Italiana - Discendenza di Piazza del Gesù - ritrovò la via che già i nostri Avi avevano percorso gloriosamente.  

Egli, con ortodossa  linearità, senza tralignamenti di sorta, in pochi anni portò l’Obbedienza a livelli appena pochi anni prima impensabili. Le Sue armi più affilate sono state il coraggio, la saggezza, l’amore e la fede nei valori eterni dell’uomo. 

Nella storica  Grande Assemblea della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, tenutasi a Roma il 31 marzo 1968, alla presenza di oltre mille Fratelli, convenuti con i Labari e le Insegne in rappresentanza di ogni Oriente d’Italia, e di numerose delegazioni di Obbedienze Estere, pronunciò un’allocuzione di grande rilievo che può considerarsi la Sintesi programmatica della sua azione. 

Nella stessa prolusione sottolineava l’appartenenza dell’Obbedienza alle due Organizzazioni Massoniche Internazionali di CATENA e  del CLIPSAS (la prima riunisce le Famiglie che riconoscono la presenza femminile in Massoneria con  pari dignità, la seconda  riunisce le Obbedienze «che interpretino la Massoneria nel senso più liberale»).

Nel 1971, alcuni maestri venerabili sollevarono il problema dell'elezione del Sovrano Gran Commendatore del Rito a Gran Maestro dell'Ordine. 

Ghinazzi istituì una commissione di studi approvata il 1º dicembre 1984 dall'assemblea della Gran Loggia che portò definitivamente all'unificazione delle cariche di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese e di Gran Maestro della Gran Loggia. A seguito di questa unificazione fu uniformato anche il sistema dei gradi, che divenne un unicum armonico dal 1º al 33º grado. 


Il 14 novembre 1986, Giovanni Ghinazzi muore, lasciando dietro di sé una Gran Loggia rinnovata e rinvigorita nel numero di aderenti e nel peso e riconoscimento internazionale con importanti rapporti di amicizia.  


                      NN.SS.NN. a N.S.N

      Fr. Giancarlo Bertollini 


Bibliografia: 

Ricerche sul Web-Wikipedia

Storia della Massoneria Aldo A.Mola - GLDI 

www.studiostampa.com

Una prima traccia sul Rito

CITAZIONI RILEGGENDO I RITUALI


Fr Giancarlo Bertollini 

 

Dalla iniziazione al Quarto Grado:

“La Massoneria è fatta per liberare da ogni giogo lo spirito dell’uomo”... “Riconoscete il dovere come una necessità assoluta dinanzi alla quale ogni libertà scompare, ogni debolezza è colpa? “. 

(I candidati rispondono).

“Sciagura all’insensato che afferma il dovere senza comprenderlo!” “il dovere è l’inevitabile necessità dell’uomo, come il lavoro è necessità dell'intelligenza, come il nutrimento è necessità del corpo. Violatene la legge ed avrete disordine e morte”. 

Questa Libertà era già stata consegnata al Maestro Segreto, quando, durante l’iniziazione - gli dicemmo: “Noi amiamo questo vecchio tempio, vi rispettiamo i vecchi mobili, vogliamo bere nei calici dei nostri antenati. Abbiate per il Rito questo rispetto benevolo, senza dargli altra importanza: non vi è d’importante che l’Idea e l’influenza dell’Idea”. E gli dicemmo anche: “L’ideale della Massoneria è la verità. Ogni concezione dell’uomo è progressiva, e di conseguenza relativa; perciò la Massoneria non ammette nessuna concezione come definitiva. Essa impone un solo dovere: la ricerca di questa verità .... Abbiate un solo culto: quello della verità”.

Al giovane maestro che si affaccia per la prima volta al Rito Scozzese, queste parole appaiono rivoluzionarie; comunque già pongono in essere la relazione fra dovere e verità, fra dovere e libertà.


Non sempre la libertà sta a portata di mano


Ricordate il primo giuramento? “Io, liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell’anima, con assoluta ed irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell’Universo, prometto e giuro...”.

E poi, nel rituale d’iniziazione al grado di compagno, il Venerabile esclama: “Lavoro! Dovere Sacro dell’Uomo Libero”. Sarebbe infatti strano definire sacro il lavoro coatto di un uomo in catene. Ma l’uomo libero senza lavoro perde qualcosa della sua libertà, e infatti il rituale prosegue dicendo: “Sei tu, oh lavoro, che ci assicuri la libertà, che ci insegni l’uguaglianza, che rendi mature le nostre anime per la divina fratellanza”. Ecco dunque che già al compagno si propone l’accoppiata dovere-libertà (in unione con l’idea del lavoro).

Non ci si meravigli delle continue citazioni dei gradi precedenti, compresi quelli dell’Ordine. Il vertice della piramide crolla se distruggiamo la base. Del resto noi siamo anche Costruttori, abbiamo la spada ma conserviamo la cazzuola. Siamo un po’ come la gente che ricostruì Gerusalemme, la spada al fianco, la cazzuola in mano (Bibbia, Neemia,4,10-13).

 

Fr Giancarlo Bertollini

                                                                                                                           __

Oriente di Roma, Valle del Tevere, 1 ottobre 2018 E.V. - I giorno, VIII mese, VI  XVIII  A.V.L.


Bibliografia: 

    • Rituali della G.L.D.I.  

    • Estratto da un lavoro a quattro mani di Manlio Maradei e Giancarlo Bertollini.


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Iniziamo ad affrontare la Simbologia

La Simbologia del Tempio. 

Il Gabinetto di Riflessione:

Pur essendone fisicamente lontana, è uno dei locali costituenti il Tempio, ma soprattutto la Loggia massonica. É una cameretta oscura in cui vengono isolati i profani prima della cerimonia di Iniziazione. Oswald Wirth sostiene essere questo «il primo insegnamento massonico: per imparare a pensare occorre esercitarsi nell'isolamento. Vi si perviene rientrando in sé stessi, guardando dentro senza distrarsi con quanto avviene fuori».

É dotata di pareti nere, su cui sono raffigurati in bianco vari simboli di natura prevalentemente alchemica. Spicca la parola V.I.T.R.I.O.L., «Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem», ovvero "visita l'interno della terra e seguendo la retta via (attraverso le purificazioni) scoprirai la pietra segreta dei Saggi". É la ricerca della Pietra Filosofale, ovvero la pietra cubica massonica, in parole semplici anzi in una parola "SCAVATI".

Il Gabinetto di Riflessione rappresenta la prima prova, quella dell'elemento Terra. Zolfo (energia espansiva o centrifuga, che parte dal centro d'ogni essere - Colonna «J»), Mercurio (energia centripeta, che penetra ogni cosa con l'influenza esteriore - Colonna «B») e Sale (equilibratore delle due energie citate mediante il principio della cristallizzazione, parte solida dell'essere) sono posti davanti al profano. Lo Zolfo, principio d'iniziativa e d'azione personale, deve agire sul Sale, ovvero su quanto, sul piano intellettuale, morale e fisico, costituisce l'essenza della personalità.

Un Pane ed una Brocca d'Acqua vi richiamano il concetto dell'Essenzialità, atta a soddisfare i bisogni della vita materiale: il Saggio si accontenta sempre del necessario, mai ricerca il superfluo.

Un Teschio Umano rammenta la proverbiale «caducità delle cose terrene», ovvero il benedettino «memento mori».

Una Clessidra, raffigurazione di Saturno e quindi simbolo del tempo, è invito alla Pazienza ed alla Tolleranza, ovvero guida il pensiero ad indugiarsi sulla dimensione che, scorrendo, dissolve ogni forma transitoria. É una raffigurazione simbolica dell'assopimento, dell'inazione, del lento morire, in contrasto con il Gallo, simbolo dell'Iniziazione, che allude al risveglio delle forze, all'azione, al Fuoco segreto alchemico, annunciando la fine della notte ed il trionfo della Luce sulle Tenebre. In Massoneria il Gallo è il simbolo di Mercurio, o Ermete. 

Il Gallo, simbolo solare in quanto del sole è l'annunciatore, è anche simbolo del rituale di iniziazione. É tenuto in gran conto nell'islamismo. «Maometto avrebbe affermato che tra le creature vi è un Gallo, la cui cresta è posta sotto il trono di Allah, gli artigli sulla terra e le ali nell'aria. Quando i due terzi della notte sono trascorsi e non ne rimane che un terzo, sbattute le ali, egli dice: "Lodate il sovrano eccelso e santo che non ha eguali"». (Dal libro di T. Fahd La nascita del mondo secondo l'Islam, Parigi, 1959). 

Uniti, i due simboli raffigurano il ciclo perenne ed immutabile della vita.

Una semplice candela accesa illumina appena il locale, permettendo al profano di leggere le iscrizioni impresse sulle pareti: 


· Se la curiosità ti ha condotto qui, vattene ! -

· Se sei capace di simulazioni trema, poiché qui sarai scoperto.

· Se sostieni le distinzioni umane esci, perché qui non se ne conoscono.

· Se la tua anima ha provato spavento, non andare oltre.

· Se perseveri sarai purificato dagli Elementi, uscirai dall'abisso delle tenebre e vedrai la Luce !


In quella tenue luce il profano si troverà di fronte un Testamento, che dovrà compilare dopo aver riflettuto sul significato dei simboli che lo attorniano, rispondendo con semplicità e naturalezza estrema alle tre domande che gli sono poste. 

Quali ritiene che siano i suoi doveri verso Dio, verso sé stesso e verso i suoi simili?


Il Gallo 

In Massoneria è il simbolo di Mercurio, o Hermes, od Ermete, e rappresenta emblematicamente il Mercurio dei Saggi della tradizione alchemica. L'iniziando ne osserva l'immagine nel Gabinetto di Riflessione, unitamente a svariati altri simboli.

Il Gallo, simbolo solare in quanto è l'annunciatore del sole che sorge, allude al risveglio delle forze ed incita all'azione, ed è anche simbolo della rinascita, e quindi del rituale di iniziazione. Se esaminato insieme alla Clessidra, simbolo dell'assopimento, del lento morire e dell'inerzia, raffigura il ciclo perenne ed immutabile della vita. È anche simbolo della dea Minerva, unitamente alla civetta ed al serpente.


Il Battente 

Denominato anche batacchio, battiporta o picchiotto, è un elemento di norma metallico fissato all'esterno di porte o portali per consentire la segnalazione all'interno di un ambiente la presenza di una persona che vorrebbe gli fosse consentito l'accesso.

Nel Tempio Massonico il battente viene fissato sia nella parte esterna che in quella interna della porta di accesso.

Spesso costruito artisticamente, viene ritualmente utilizzato per confermare la copertura della Loggia prima dell'apertura formale dei Lavori; quello interno viene azionato dal Copritore Interno, quello esterno dal Tegolatore, battendo i colpi corrispondenti al Grado in cui sono programmati gli architettonici Lavori.


Le Colonne 

Le due Colonne poste all'ingresso del Tempio massonico sono rappresentazioni emblematiche dei principi della Forza e della Bellezza, e sono il simbolo della vita. Quella posta a sinistra entrando è di stile dorico (o raramente gotico), sostiene un globo terracqueo (ricorda la serietà e l'importanza dell'impegno assunto da ogni adepto) e porta incisa la lettera «B», iniziale di Boaz, nome (secondo la tradizione biblica) del proavo di Davide, principe e legislatore di Israele.

Simbolicamente essa rappresenta il principio attivo, l'elemento maschile e la Forza, attributo del 2° Sorvegliante: è di fronte a lui che si dispongono gli Apprendisti Liberi Muratori.

La colonna opposta è in stile ionico (o corinzio), sorregge tre o quattro melagrane semiaperte e porta impressa la lettera «J», iniziale di Jachin (in inglese Jakin), che nella tradizione biblica è il nome del gran sacerdote che officiò l'inaugurazione del tempio di Salomone.

Occorre rilevare che nelle tradizioni muratorie nordiche, la funzione delle due Colonne è invertita rispetto a quella latina sopradescritta.

Simbolicamente rappresenta il principio passivo, l'elemento femminile e la Bellezza, attributo del 1° Sorvegliante. È la colonna dei Compagni d'Arte. Le melagrane sono oggetto di varie interpretazioni simboliche: ricordano la carità che racchiude tante virtù, l'umiltà, la fecondità, la procreazione e la proliferazione. Inoltre sono semiaperte, per cui se ne può scrutare l'interno, ricordando così l'introspezione (Gnose te ipsum) richiesta al Massone, nonché il compito affidatogli di ricerca della Verità attraverso l'esoterismo. Può rappresentare l'Obbedienza con all'interno tutte le Logge o una Loggia con all'interno tutte le Sorelle e i Fratelli. 

Viste congiuntamente, le Colonne rappresentano l'equilibrio del dualismo nei termini opposti: Forza e Stabilità, Morte e Vita, Distruzione e Creazione, Tenebre e Luce, Vizio e Virtù. Tutto procede in un armonico bilanciamento di coppie, e l'evoluzione procede grazie alle energie che operano in combinazione ed in contrasto, che solo apparentemente sono tra loro in opposizione.

Opportuno infine ricordare che i nomi Boaz e Jachin contraddistinguono anche le colonne poste all'ingresso del tempio di Re Salomone, come citato in I Re: 7, 21 nonché in. II Cronache: 3, 17.


Boaz 

Secondo l'Antico Testamento sarebbe il nome del decimo figlio di Caino, che avrebbe ucciso il padre per errore. É soprattutto il nome assegnato ad una delle due colonne poste circa 3.500 anni fa in Gerusalemme, all'ingresso del Tempio Di Salomone.

La Libera Muratoria ha adottato la costruzione del Tempio di Salomone come simbolo operativo, che ne definisce le finalità, ed a cui fa riferimento anche ritualmente, sia a livello di Loggia che in quasi tutti i Corpi Rituali. Il fine ultimo della Massoneria resta comunque la costruzione del Tempio dell'Umanità.

I Massoni tendono a lavorare la propria pietra grezza fin dall'apprendistato, per trasformarla gradualmente in pietra cubica. É alla colonna Boaz che gli Apprendisti ricevono il proprio simbolico salario. Il novello iniziato deve spogliarsi di ogni scoria profana residua, attraverso il lavoro assiduo che deve compiere su se stesso, avendo assimilato quanto ha appreso in Loggia lavorando fianco a fianco con i Fratelli.

Adottati i principi massonici, li applica anche nella sua vita profana, al di fuori del Tempio, con estrema coerenza. É così che l'uomo libero e di buoni costumi, che è stato iniziato virtualmente diventando Apprendista, diventa poi Compagno d'Arte, per infine avviarsi verso la Maestria. Boaz è considerata una parola sacra, che simboleggia l'oro, il fuoco, il sole, la vita, la potenza e la forza, ed è il nome distintivo della colonna dorica dei fratelli Apprendisti della Loggia.

Secondo quanto anticipato dissertando sulle Colonne, le obbedienze nordiche assegnano ai Compagni d'Arte la Colonna B, come anche la relativa Parola Sacra. Perciò la Colonna B vi viene considerata la seconda Colonna del Tempio massonico.


Jachin 

Nome della seconda Colonna posta all'ingresso del Tempio Di Salomone, in Gerusalemme. La Libera Muratoria ha adottato come simbolo operativo, che ne definisce la finalità, la costruzione del Tempio di Salomone, cui fa riferimento anche ritualmente, sia a livello Loggia che in tutti i Corpi Rituali.

L'uomo libero e di buoni costumi che è stato iniziato virtualmente diventando Apprendista, diventa in seguito Compagno d'Arte, acquisendo il diritto ad esprimere le proprie opinioni. Allorché i suoi fratelli di Loggia constatano l'avvenuto completamento della sua opera, lo iniziano infine al grado di Maestro, che dovrebbe corrispondere all'Iniziazione reale. L'uomo è diventato Uomo. La sua maturazione è sufficiente per consentirgli di far parte della costruzione, con le altre pietre cubiche, ovvero con i suoi fratelli.

La Massoneria non rappresenta altro che la malta cementante quelle pietre, rendendo così saldo e compatto il Tempio dell'Umanità. Jachin è il nome della colonna dorica dei Compagni d'Arte della Loggia.

Come s'è visto sia nelle Colonne che nella trattazione della Colonna precedente (B), la tradizione delle obbedienze nordiche contempla l'inversione delle Colonne stesse, per cui la "J" diventa Colonna e Parola Sacra degli Apprendisti Liberi Muratori.


Il Pavimento 

Al limite Nadir del Tempio massonico si trova il Pavimento a mosaico, a scacchi bianchi e neri, che evidenzia il concetto duale del mondo manifesto, raffigurando l'insieme di quanto è sotto il dominio dei sensi. I suoi riquadri sono multipli di 64, ovvero quattro al cubo, come nella classica scacchiera, il cui totale (6+4=10) equivale ad 1: l'uomo quaternario nella sua triplice natura, simile all'Essere Supremo, l'Unità alchemica. 

Le scacchiere sono tre, e formano pertanto un rettangolo o quadrilungo: quindi 1 x 3 = 3, ancora il numero sacro ai Massoni. l'uomo quaternario nella sua triplice natura.

É emblema della vita terrestre dell'uomo, con le sue alterne vicende di gioie ed afflizioni, frammista di bene e di male, di speranze e di delusioni. Inoltre esso rappresenta la rigorosa esattezza con cui tutto si compensa, nel dominio delle sensazioni fatalmente soggette alla legge dei contrasti, e raffigura l'armonia dei contrari.

Vi si possono scorgere le varie forme assunte dal cammino umano nel mondo fisico: il profano si muove come il pedone degli scacchi, passando alternativamente dal bianco al neo; il mistico come l'alfiere solo sui riquadri bianche, ed il materialista su quelli neri; l'iniziato (durante la marcia o squadratura del Tempio) sui margini dei riquadri, al di fuori di ciascuno di essi. Quindi i riquadri significano fisicamente tenebre e luce, moralmente vizio e virtù, intellettualmente errore e verità: essi rappresentano le basi su cui si eleva la simbologia massonica.


I Gradini 

In Massoneria i gradini assumono significanze simboliche di primaria importanza.

Il gradino singolo è quello che distingue il piano del pavimento del Tempio dal livello in cui si sistemano i Fratelli che partecipano al Lavoro rituale.

Il pavimento è situato a livello profano, mentre i Fratelli si collocano ad un livello superiore, conseguito attraverso l'iniziazione muratoria. Tale collocazione rispetto al resto dell'umanità sembrerebbe un atto di presunzione. Simbolicamente è invece consapevolezza della responsabilità affidata ad ogni Massone di rappresentare un esempio per la profanità, grazie ad un'etica comportamentale acquisita con la comprensione dei principi, delle regole e delle limitazioni imposte ai suoi adepti dalla Libera Muratoria speculativa universale.

Invece tre sono i Gradini, così come gli anni dell'età muratoria, attribuiti all'Apprendista e che lo identificano. Cinque sono quelli caratterizzanti il Compagno d'Arte, come pure tanti sono i suoi anni d'età iniziatica. Sette sono infine i Gradini della scala guadagnata dal Maestro Massone. Nel corso dei Lavori rituali condotti nei tre diversi gradi simbolici dell'Ordine, i numeri tre, cinque e sette vengono rispettivamente citati allorché viene menzionata l'età iniziatica ed il numero di mattoni raccolti attraverso il Tronco della Vedova.


L'Ara 

É sinonimo latino di altare. Fin dai tempi più antichi rappresenta l'elemento centrale dei luoghi di culto. É costruita in varie dimensioni, forme e con diversi materiali, sempre riconducibili alla funzione svolta presso tutte le religioni, quella di mensa divina. 

Le forme più antiche di Ara rinvenute sono rappresentate da tavole di pietra quadrate o rettangolari, sulle quali sono talvolta scolpite od incise le vivande offerte agli dei, od ancora più semplicemente si tratta di piani tagliati nella roccia, talvolta provvisti di gradini d'accesso. É la tipologia classica delle Are primitive, mentre presso gli Egiziani era più frequente la tavola scolpita. La tavola era a sua volta sorretta da un unico supporto centrale o da quattro gambe poste agli angoli, ma il basamento più frequente era il parallelepipedo, anch'esso di pietra e spesso finemente lavorato e decorato.

Presso gli Ebrei all'Ara classica, detta mizbeah (ciò su cui si immola), vennero aggiunti nuovi elementi: dapprima quattro robusti rami fissati agli angoli, impiegati per trattenere le vittime animali sacrificali, in seguito sostituiti da quattro corna, usate per lo stesso scopo e per facilitarne il trasporto. In seguito tali corna venivano ritualmente unte con il sangue delle vittime, ed il loro contatto conferiva l'immunità di asilo ai rei (Levitico 4, 25-34).

Anticamente l'Ara veniva eretta su alture, ed era anche impiegata per offrire roghi di sacrificio o fumate propiziatorie (di norma d'incenso) alle divinità. Talvolta veniva usata per stipulare patti solenni con Dio, come quella costruita da Noè sull'Ararat (Genesi 8, 20), da Abramo a Sichem, Bethel, Mambre e sul Moria (Genesi 12, 7-8; 13, 18; 22, 9); da Isacco a Bersabea (Genesi 26, 25).

Quando Mosè stipulò il patto d'alleanza con Jahveh, ai piedi del Sinai costruì un'Ara con 12 stele (masseboth) per le 12 tribù di Israele (Esodo 24, 4). In seguito ne vennero aumentate le dimensioni, fino ad assumere proporzioni monumentali, come l'Ara di Zeus ed Atena a Pergamo, ed ancor più l'A. Pacis Augustae a Roma.

Nel Tempio massonico l'Ara viene impiegata per formalizzare solennemente il patto di associazione tra l'adepto e l'Istituzione. Questa serve sempre da supporto alle tre Luci Maggiori della Loggia (Libro Sacro o della Legge, Squadra e Compasso) e, talvolta anche alla Menorah. Qualche studioso ne ha definito la forma strutturale a capitello corinzio, il più elaborato ed appariscente tra gli stili architettonici, complemento della colonnina mozza posta sul tronetto del Maestro Venerabile, mentre quelle dorica e ionica ornano rispettivamente le postazioni dei due Sorveglianti della Loggia.


La Tavola da Disegno 

In Massoneria identifica uno strumento operativo trasformato in speculativo dalla moderna Istituzione. Infatti i massoni medioevali usavano la Tavola da Disegno per dettagliare i piani di costruzione, preparati dai Maestri architetti ed esposti nel corso dei lavori, per la consultazione da parte degli operai e dei supervisori.

Oggi la Tavola da Disegno è costituita da una lavagna o da un rettangolo di carta, della dimensione di circa mezzo metro quadro, sul quale il Maestro delle Cerimonie, o lo stesso Maestro Venerabile, traccia il piano di Lavoro programmato per la Tornata.

Talvolta vi vengono tracciati strumenti e simboli inerenti il grado in cui i Lavori sono svolti; in questo caso viene denominata «Quadro di Loggia».

Insieme con la Pietra grezza e la Pietra cubica è considerata uno dei gioielli immobili della Loggia.


Il Quadro di Loggia 

Supporto massonico ai Lavori rituali, alternativo alla Tavola da disegno, e costituito da disegni di norma prestampati su cartone o legno, raffiguranti i simboli del Grado in cui si opera. Esso, prima dell'apertura dei Lavori rituali, viene sistemato al centro del pavimento a scacchi dal Maestro delle Cerimonie (Rituale Simbolico) od appoggiato alla facciata occidentale dell'Ara dal 2° Diacono (Rituale Emulation).

Al termine dei Lavori rituali la Tavola da disegno viene cancellata dal Maestro delle Cerimonie, mentre il Quadro di Loggia è riposto nuovamente a fianco dell'Ara massonica.

In grado di Apprendista il Quadro di Loggia si presenta in diverse versioni: con due Colonne, tre Gradini, il Pavimento, tre finestre, una Pietra Grezza, una Cubica, il Sole, la Luna, la Squadra, il Compasso, il Maglietto e lo Scalpello; oppure come nella più complessa ed artistica figura .

Lo stesso vale per il grado di Compagno d'Arte, in cui il Quadro di Loggia è simile a quello dell'Apprendista, ma con cinque Gradini e con l'aggiunta della Stella Fiammeggiante e della Livella al posto della Pietra grezza. Una seconda versione è rappresentata dalla figura a fianco.

Il Quadro di Loggia in grado di Maestro evidenzia una Bara sulla quale è posata una croce, delle lacrime d'argento, un Teschio con due tibie incrociate, un Triangolo con la lettera G, la Squadra, il Compasso ed un ramoscello d'Acacia.

Molto sinteticamente, il Quadro di Loggia rappresenta l'elaborazione del programma di Lavoro della Tornata della Loggia.


I Candelabri

Il Tempio massonico è decorato da tre Candelabri a stelo lungo, che vengono accesi nel corso della cerimonia rituale dell'apertura dei Lavori.

Nel rituale moderno o simbolico sono collocati al centro del Pavimento a scacchi, a formare un triangolo isoscele rettangolo, con il vertice verso l'Oriente, al cui centro è posta la Tavola da disegno.

Nel primo caso (Simbolico) sono accesi dai Dignitari, che vi trasferiscono simbolicamente l'energia dei tre Pilastri, Forza, Bellezza e Sapienza-Saggezza.

Nel secondo caso rituale (Emulation) sono accesi dal Primo e dal Secondo Diacono, con l'identico trasferimento energetico, indispensabile per la consacrazione del Tempio.

Infine, oltre ai Pilastri, gli scranni dei tre Dignitari sono adornati da altri Candelabri: a tre luci per il Maestro Venerabile, a due luci per il Primo Sorvegliante e ad una per il Secondo Sorvegliante. Questi ultimi vengono accesi dagli stessi Dignitari al termine della cerimonia rituale di apertura dei Lavori.

Il Candelabro a tre braccia (Maestro Venerabile) rappresenta il principio trino, la triplice essenza divina e le tre Luci che sostengono la Loggia; quello a due (Primo Sorvegliante) ricorda il principio binario e gli opposti; quello ad una sola Luce (Secondo Sorvegliante) l'Unità.


Il Testimone

Termine che nel Tempio massonico identifica l'unica Luce (di candela) accesa prima dell'apertura dei Lavori architettonici. È compito del Maestro delle Cerimonie accendere il Testimone prima di guidare i Fratelli nel Tempio. La sua fiamma servirà poi per l'accensione delle tre Luci minori del Tempio, attraverso l'impiego di un attizzatoio a stoppino, di norma a stelo lungo.

Simbolicamente, essendo prerogativa del Maestro delle Cerimonie lo spegnimento del Testimone dopo la chiusura dei Lavori, allorché tutti i Fratelli sono usciti dal Tempio, egli porta in sé la sacralità della Tradizione Muratoria, sacralità che ritorna nel Tempio stesso alla successiva apertura dei Lavori.


La Menorah

Nome ebraico del candelabro sacro collocato da Mosé nel Tabernacolo, accanto all'Arca della Santa Alleanza. É costituito da sette braccia, con ventidue ingrossamenti (mandorle, boccioli, fiori), tre per ogni braccio più uno sullo stelo principale. Al culmine di ciascun braccio è posta una fiamma. Alcuni associano ad ogni ingrossamento una lettera dell'alfabeto ebraico e, conseguentemente, della sua trasposizione numerica, considerandolo quindi parte della simbologia cabalistica.

É ornamento del Tempio massonico, collocato accanto al Libro della Legge Sacra. L'accensione della M. avviene mediante un testimone, iniziando dalla triade dell'Emanazione, per passare poi a quella della Creazione ed a quella della Formazione: ultima quella centrale (Yod), lo spirito Creatore. Se le fiamme fossero numerate da 1 a 7, per chi le osserva rivolto verso l'Oriente, esse andrebbero accese secondo la sequenza: 

7-5-3-1-2-4-6 e spente (iniziando dal 7) 7-5-3-1-2-4-6 

Qualcuno, ad ogni fiamma attivata pronuncia in chiaro le sette parole che compongono la scritta posta all'Oriente, ovvero A.G.D.G.A.D.U.

Alcuni studiosi di simbologia esoterica considerano la Menorah simbolo della Luce dello Spirito e della Salvezza. Altri invece associano la Menorah alle sette Arti Liberali, la cui conoscenza è indispensabile per il Lavoro di ogni Iniziato, ovvero Grammatica, Retorica, Logica, Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica.

Infine le sette braccia della Menorah vengono anche simbolicamente associati ai sette gradini magistrali ed a quelli della scala dei filosofi o di Giacobbe.

La Menorah dovrebbe essere accesa esclusivamente per i Lavori rituali in terzo Grado del Maestro Massone, ovvero nella Camera di Mezzo, normalmente dall'ex Maestro Venerabile.


Il Trinomio

Rappresenta la sintesi dei più importanti princìpi propugnati dalla Libera Muratoria ed ostentati all'ara del Tempio, ovvero la Libertà, l'Uguaglianza e la Fraternità, unitamente a quello forse più ribadito per la sua essenzialità: la Tolleranza. Essi sono:


1) La Libertà: è potere di decisione autonoma, di azione secondo la propria volontà, incondizionata da vincoli, obblighi, impegni o limitazioni dispotiche, norme o sistemi tirannici. É quindi condizione di chi è libero nei movimenti, non essendo né schiavo né prigioniero, neppure in senso figurato. É potere d'azione nell'ambito d'una società organizzata, secondo la propria convinzione e volontà, naturalmente agendo entro i limiti definiti dalle leggi od i princìpi comunque riconosciuti validi dalla società stessa in cui si opera.


2) L'Uguaglianza, intesa come Equità: è il principio per cui tutti gli uomini sono considerati simili, di pari dignità, valore ed importanza, senza distinzioni o privilegi, specie davanti alle leggi dello stato. É il principio per cui a tutti gli uomini dev'essere assicurata la libertà dal bisogno, ponendoli così in una condizione di parità reale e non solo formale.


3) La Fraternità: è reciproco sentimento di amicizia ed affetto, veramente fraterno, è legame stabilito tra chi combatte sotto una stessa bandiera o per la medesima causa. É accordo profondo, spirituale, tra persone non necessariamente legate da vincoli di parentela.


In aggiunta al Trinomio è importante per la Libera Muratoria il principio della Tolleranza: è capacità di sopportazione per quanto è, o potrebbe rivelarsi, dannoso o sgradevole per noi. É disposizione d'animo per cui si ammette, senza ostentazioni di contrarietà, che qualcun altro professi un'idea, un'opinione, una religione, una politica, diversa od addirittura contraria alla nostra. In breve, essa è incondizionata accettazione di un disteso rapporto con il diverso, anche del più occulto rovescio d'una medaglia. Indubbiamente valida la loro sintesi, ben espressa da una nota massima attribuita a Voltaire: «Sono pronto ad ascoltare con grande attenzione le tue idee, specie allorché sono in contrasto con le mie. Così come sono sempre pronto a versare il mio sangue perché tu possa liberamente esprimerle».

Sono princìpi indubbiamente molto nobili, che la Massoneria speculativa dei "Moderns" ha fatto propri, avviandosi ad ammettere, ad «accettare» tra le proprie fila, quanti muratori, costruttori ed architetti non erano affatto. Questo nell'intento di rendere più attuale, pratica ed attraente, un'istituzione che stava abbandonando la strada dell'operatività degli "Antients", dei Massoni costruttori di Cattedrali, ovvero dei nostri predecessori, dei nostri antenati, onde tentare d'operare su piani e livelli moderni, decisamente ben più sottili che mai nel suo pur glorioso passato.


Il Libro della Legge Sacra

Emblema massonico della spiritualità più elevata, a cui il Libero Muratore si ispira nell'impegno assunto di operare eternamente a sgombrare l'Ordine dal Caos. Non ha alcun carattere religioso, intendendo unicamente rappresentare il principio del Sacro, cui è intimamente legato ogni essere umano dotato di raziocinio.

Pertanto esso è costituito dalla Bibbia nella Loggia ove prevale la tradizione tipicamente occidentale, dal Corano nei paesi di tradizione musulmana, dai Veda nei paesi orientali di tradizione brahminica, e da un Libro Sacro non scritto (bianco) o edito in caratteri completamente scomposti nelle Logge di tradizione mista, onde consentire ad ognuno di leggervi quanto ritiene rappresentare il compendio Superiore dei doveri e dei precetti da osservare.

Il Libro della Sacra Legge identifica quindi la Luce che sovrasta ogni essere umano, non come autorità dogmatica, ma come espressione della fede in un ordinamento morale dell'intero universo. All'apertura dei Lavori il Libro Sacro viene aperto dal Primo Sorvegliante (Rituale Simbolico)  alla prima pagina del «Vangelo di Giovanni» o del Libro «II Cronache VI». Vi si sovrappongono poi il compasso, con le punte dirette verso Occidente nel Rituale moderno e verso Oriente nel Rituale Emulation, e la squadra, disposti a seconda del Grado in cui si svolgono i Lavori. Secondo la tradizione muratoria, il Libro aperto sormontato dalla Squadra e dal Compasso rappresenta le Grandi Luci della Massoneria.


La Squadra

É considerata una delle Luci Maggiori della Loggia, il simbolo più importante del Lavoro massonico, e viene disposta sull'Ara con il Compasso ed il Libro della Sacra Legge. Per gli operativi era lo strumento idoneo ad erigere un muro, un edificio, una cattedrale. Viene ancora impiegata per controllare l'accuratezza della lavorazione delle pietre sgrossate, è anche simbolo della materia.

Utensile fisso, quindi passivo, comprende in sé il filo a piombo e la livella. Simboleggia il rigore morale e la perfezione, assumendo anche il significato di equilibrio tra gli opposti, di conciliazione tra piano fisico ed intellettuale, tra spirito e materia, tra attivo e passivo, tra iniziativa ed obbedienza. É preziosa in quanto disciplina, precisa ed orienta senza costringere.

La Squadra suggerisce dirittura morale, frutto di educazione e di volontà ma spesso dote naturale, veracità nelle opinioni e nei pensieri, equilibrio ed onestà di propositi. É la luce interiore, ed è simbolo delle idee del diritto e del dovere, dell'attività etica e della Materia. É infine simbolo di Rettitudine, di Legge e di Giustizia. All'Oriente la Squadra adorna il trono ed il petto del Maestro Venerabile, perché i suoi insegnamenti e le sue direttive debbono essere sempre sagge e rette, e perché è da lui che si deve irradiare e diffondere la Luce massonica su tutti i Fratelli della Loggia.

Secondo i Massoni, come tutti i Simboli, anche la Squadra propone un modo di essere. Mentre il significato della Squadra può essere considerato sotto molteplici punti di vista, in relazione con i più svariati eventi, tuttavia il modo di essere ad essa associato rimane sostanzialmente il medesimo.

La Squadra ci appare come un mezzo di osservazione e misurazione di una realtà percepita. Essa si presenta con due bracci ad angolo retto, che implicano due punti di vista o riferimenti del tutto indipendenti fra di loro. In tal modo è possibile avere una misurazione imparziale, senza che uno dei punti di vista prevalga sull'altro.

Appare quindi chiaro che la Squadra proponga il dovere di essere imparziali ed equilibrati nelle nostre osservazioni. Ma in aggiunta la Squadra propone alla nostra attenzione soprattutto il modo di essere che si accompagna ad ogni imparziale osservatore, prima e dopo le osservazioni e le misurazioni.


Il Compasso

Strumento costituito da due aste collegate da uno snodo, usato per tracciare circonferenze o per riportare un dato segmento. É considerato rappresentativo dell'esattezza, della ponderatezza, del rigore nel giudizio e nell'indagine.

Il Compasso è un utensile mobile, quindi attivo, ed essendo ad apertura variabile, esprime la possibilità di ampliare il campo d'azione mentale e nella conoscenza di se stesso, rappresentando il modo di essere di colui che è pronto ad allargare la propria visione dell'Universo. Esso è inoltre ammonimento a contenere le azioni entro i limiti fissati dalla morale comune e dalla propria coscienza.

Il Compasso evidenzia la condizione indispensabile per vivere in modo completo le esperienze esistenziali che ci vengono proposte dalla vita. Mentre la Squadra, con il suo angolo fisso a 90°, si presenta come mezzo di riferimento per le nostre osservazioni, il Compasso propone il nostro arricchimento interiore come fine mirato delle esperienze.

I Simboli di Squadra e Compasso, uniti insieme in posizioni diverse a seconda del Grado in cui lavora ritualmente la Loggia, rappresentano il modello di sintesi operativa nella ricerca della conoscenza, fatto di rigorosità di giudizio e di volontà d'acquisizione della piena libertà interiore.

La Massoneria considera il Compasso simbolo della Spiritualità. La Squadra, il Compasso ed il Libro della Legge Sacra, uniti e sempre presenti sull'Ara massonica regolare nel corso dei Lavori rituali, sono considerati le Tre Luci Maggiori della Libera Muratoria.


La Volta stellata 

Al limite simbolico Zenit, sul soffitto del Tempio massonico, si trova dipinta la Volta stellata, che rappresenta il cielo, la notte e le stelle visibili. Si contrappone al Pavimento a scacchi, rappresentando il mondo dell'indefinito.

É simbolo dell'invisibile ma intuibile, del regno dell'assoluto e della Verità, dell'aura della superiore perfezione, della cima della montagna, focalizzando la meta sublime che il Massone tende a conquistare attraverso l'operatività esoterica singola e collettiva.

La Volta stellata sovrasta l'intero Creato, ripara e protegge l'intera umanità, senza distinzioni di condizione, razza e religione, ispirando negli uomini liberi, di buona volontà e di buoni costumi il sacro principio massonico della Tolleranza.


Lo Zodiaco

Dal greco, circolo delle figure celesti. Le 12 costellazioni situate intorno all'eclittica. Esse, con i relativi segni distintivi, sono: 

Ariete - Toro - Gemelli - Cancro - Leone - Vergine - Bilancia - Scorpione - Sagittario - Capricorno - Acquario - Pesci con forse, in futuro, l'aggiunta del tredicesimo segno, quello di OFIUCO.

Il valore dello Zodiaco è legato alle scienze divinatorie, attraverso il concetto dell'influenza degli astri sul destino di ogni essere umano. Lo Zodiaco, come la stessa Astrologia, è di origine babilonese, come si deduce dai ritrovamenti archeologici effettuati in Mesopotamia, per i quali le testimonianze iconografiche attestano l'antica tendenza a collegare le vicende degli astri con la vite e le vicende umane.

L'Astrologia è tuttora molto diffusa nel mondo ed è oggetto di larga informazione attraverso tutti i mass media.

Gli attuali dodici segni dello Zodiaco sono sempre evidenziati nel Tempio massonico, con affreschi, ceramiche od impressioni sulle colonne collocate alle pareti di settentrione e di meridione.

Le cariche dei Dignitari e degli Ufficiali di Loggia sono comunemente associati ad uno dei segni, con un preciso significato di funzione e di responsabilità. Genericamente essi intendono ricordare ai Massoni le diverse tipologie umane, tutte diverse tra loro. Quindi essi sono un vero e proprio appello all'applicazione costante ed oculata del principio della Tolleranza.

Come il G.A.D.U. simboleggia la Verità suprema, i segni dello Zodiaco rappresentano e ricordano l'esistenza delle verità individuali.


Il Sole

Il Sole ha svolto un ruolo religioso primario fin dai tempi più antichi, quale simbolo di vitalità, di luce, di calore e di onnipotenza, anche grazie alla sua ambigua relazione di presenza-assenza nel mondo. La scuola di Max Müller è giunta ad affermare che le realtà divine più rilevanti di una determinata religione non sono altro che figure antropomorfizzate del Sole e delle sue vicende naturali.

Considerando che per i primitivi realtà e fenomeni naturali erano comprensibili solo in un quadro di stretta interazione, anche le immagini esplicite e definite del Sole rappresentavano la forma simbolica semplice comprendente esperienze e bisogni psichico religiosi differenziati e complessi. Divinità riferite al Sole, come Samas in Babilonia, Ra in Egitto ed Helios in Grecia, non ne sono mere rappresentazioni naturalistiche, ma si arricchiscono di significati polivalenti connessi ai diversi aspetti della realtà e dell'attività del Sole.

Sono parecchi i miti antichi che ne evidenziano le caratteristiche di potenza, la vittoria su un avversario mostruoso (le tenebre), la continua vicenda di morte rinascita, la luminosità come principio di ordine razionale.

Presso molti popoli primitivi (Africa, America e Polinesia) il Sole immobile e distante è la vera immagine dell'Essere Supremo. Se la figura di un essere onnipotente ed onnisciente è facilmente identificata con il cielo che tutto avvolge e dall'alto tutto controlla, anche il Sole fonte di luce che scruta le tenebre tuffandosi ogni sera oltre l'orizzonte, grande occhio luminoso sempre aperto, è considerato capace di penetrare negli avvenimenti più nascosti, diventando garante degli stessi giuramenti umani.

Il carattere di luminosità come principio generatore di forme ordinate e comprensibili, emergenti dalla sconfitta del caos e delle tenebre, spiega la collocazione del Sole in diverse cosmogonie.

Secondo la religione vedica, Indra crea il Sole dopo la vittoria sulle forze del male, e dopo la separazione tra cielo e terra. In Egitto lo stesso Ra è il creatore. L'espansione egiziana è accompagnata da una forma di sincretismo religioso, che pone al centro la figura del dio Aton, il dio solare che raccoglie in sé gli elementi di diverse divinità di quei luoghi. Presso gli Ittiti il re era chiamato ufficialmente Sole, simbolo di dominio e di unicità. Gli Ittiti conoscevano anche una divinità solare femminile, Arinna, che trova un corrispettivo nella dea giapponese Amaterasu.

Nelle grandi religioni politeiste il Sole. era componente essenziale di alcune divinità (Indra, Mitra ed Apollo). A Roma si consacrò al Sole il primo giorno della settimana (dies soli), reso festivo da Costantino per tutto l'impero. Nel corso del basso impero si diffuse una forma sincretistica incentrata sul culto del Sole, di cui fu tentata una trasposizione politica finalizzata alla divinizzazione della figura dell'imperatore. Anche il cristianesimo confermò la connessione Luce-Verità, con l'esplicito riferimento al Sole della figura di Cristo, la cui nascita venne fissata nel solstizio d'inverno (natalis solis).

La Massoneria considera il sole simbolo della Luce, dell'origine delle cose, della ragione che dissipa le Tenebre. Il Sole viene raffigurato nel quadro di Loggia ed effigiato sulla parete orientale del Tempio massonico, alle spalle e a destra del Maestro Venerabile (alla sua sinistra). Esso rappresenta la logica dissolvente e distruttiva di quanto non è solidamente fondato. Corrisponde all'elemento Fuoco, e fa parte della figura alchemica dell'Androgino. É l'emblema della componente maschile d'ogni cosa.


La Luna 

Il simbolo della Luna è presente nel Tempio massonico sia all'Oriente, a sinistra del Maestro Venerabile (alla sua destra), sia nel Quadro di Loggia. Simboleggia l'immaginazione, che riveste le idee di una forma appropriata. Rappresenta inoltre la comprensione e la femminilità passiva.

I Lavori di Loggia si chiudono a Mezzanotte, quando la Luna è al Nadir, momento in cui si suppone che irradi il suo massimo splendore, che si propaga ad illuminare lo spirito del Libero Muratore, istigandone la spiritualità e la volontà di ricerca. La Luna corrisponde all'elemento Acqua.


Il Delta Luminoso 

É costituito da un triangolo, di norma equilatero, posizionato con il vertice in alto, con al suo centro un occhio oppure il nome del G.A.D.U. in caratteri ebraici.

Posto al centro della parete orientale del Tempio massonico, tra il Sole e la Luna, al di sotto della scritta A.G.D.G.A.D.U., ed è illuminato.

Viene universalmente considerato il simbolo della Divinità. Il triangolo simboleggia la divina Trinità, e rappresenta il principio trino in tutte le sue possibili forme: Passato-Presente-Futuro, Sapienza-Bellezza-Forza, Sale-Zolfo-Mercurio, Nascita-Vita-Morte, Luce-Tenebre-Tempo, ecc.


Il Maglietto 

Nel lavoro compiuto su se stesso dall'Apprendista, il Maglietto è l'emblema della volontà manifestata nella esecuzione del suo compito. Senza la volontà, non è possibile spogliare cuore e mente dai vizi, dai pregiudizi, dagli errori e dalle ipocrisie che, in varia misura, ognuno ha in comune con il resto dell'umanità. Con la volontà si rimuovono tali ostacoli naturali e si superano le difficoltà.

Il Maglietto è simbolo dell'intelligenza che agisce, persevera e sempre controlla l'azione e la parola.

Il Maglietto è utensile attivo, ed è l'emblema della logica, senza la quale è impossibile il discernimento giusto e razionale. Esso rappresenta la maestà del potere iniziatico insito nella Libera Muratoria, e la saggezza della Luce emanata dall'Oriente della Loggia attraverso la mediazione del Maestro Venerabile: è quindi anche volontà di ben fare ed autorità per ben dirigere tutti i Lavori dell'Officina.


La Spada Fiammeggiante 

Nel Tempio massonico è deposta davanti al Maestro Venerabile, che la impugna esclusivamente nel corso dei lavori rituali, per impiegare i poteri iniziatici, detenuti grazie alla sua consacrazione, per l'iniziazione degli Apprendisti ed al momento del conferimento dei Gradi muratori.

Essa ricorda quella impugnata dai Cherubini che, nel giardino dell'Eden, secondo la Sacra Scrittura erano preposti alla custodia dell'albero della vita. La Spada Fiammeggiante è analoga a quella angelica, e la sua lama ondulata raffigura il movimento ondulatorio e vibratorio della sacra fiamma della fede massonica.

É un'arma simbolica, il cui compito è di ammonire che l'insubordinazione, il vizio ed il delitto debbono essere assolutamente esclusi dal Tempio. Rappresenta il raggio d'intellettualità, e la determinazione in chi dirige i Lavori nel mantenere nel Tempio l'ordine e l'armonia tra tutti i Fratelli, condizione indispensabile perché tutto sia giusto e perfetto.

La Spada Fiammeggiante identifica in sé la luce dello spirito, l'energia destinata a dominare il serpente delle tentazioni, la forza che consente di vincere ogni passione umana se fermamente guidata dalla volontà e dall'intelligenza. 

Ricerca storica del Fratello Giancarlo Bertollini

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sabato 9 marzo 2024

UOMO DIVINIZZATO O DIO UMANIZZATO ?

E’ una vera identificazione ?  

Va ricordato che tutti i testi che si trovano nel quarto Vangelo, in Giovanni, nel Capitolo 13 “chi ascolta voi ascolta me e chi ascolta me ascolta colui che mi ha mandato”, “chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”, “chi disprezza voi disprezza me e chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato”. 

Cioè è una corrente di identificazione !

Quindi, quando parliamo del mistero dell’incarnazione, non si tratta di dire che l’uomo è divinizzato, ma di una cosa che forse non abbiamo avuto il coraggio di dire: il cristianesimo crede in un Dio che ha rinunciato alla sua condizione divina e si è identificato con l’umanità. E l’ha fatto in modo tale che solo trovando l’umanità di ciascuno e secondo il rapporto che abbiamo con l’umanità, con ciò che è umano, possiamo trovare Dio. 

Non c’è altro cammino, né altra possibilità. E pensate che il rapporto con l’umano non è una realtà specificamente religiosa, ma una realtà specificamente laica. Quindi lo specifico del cristianesimo è il rapporto con Dio partendo dalla laicità, per mezzo della laicità e vivendo pienamente la nostra condizione laica. Perché? Perché soltanto la laicità è comune a tutti gli esseri umani. E questo dovrebbe essere chiaro. Perché se cominciamo dalla religione, allora, siccome la religione è sempre un fatto culturale, secondo la molteplicità di culture, c’è la molteplicità delle religioni e visto che le culture si identificano normalmente anche con la politica, la religione diventa un principio di frattura, di divisione, di confronto, di lotta e di violenza! 

E come è possibile trovare il divino in questa condizione ?!? 

Quindi quello che ho voluto dire è che nell’umanizzazione noi troviamo quel Dio che noi non conosciamo ma che sappiamo essersi manifestato, nel cristianesimo, come umano. 

E adesso, ci troviamo in una situazione molto ambigua. Perché da una parte con Giovanni XXIII, fino al papa attuale, si parla in favore dei diritti umani, ma la chiesa non ha mai firmato i documenti dei diritti umani, e neppure li ha applicati nell’organizzazione e nel funzionamento della chiesa stessa. 

Il Sociale ha fatto un grandissimo progresso. Se oggi siamo avanzati nei rapporti, diritti umani, uguaglianza, diritti lavorativi, sociali, ecc. la radice e il fondamento credo sia una cultura che li ha favoriti, ma siamo ancora così lontani … E questo cosa vuol dire? 

A mio avviso, non è cambiare i politici, o il sistema politico, democratico, economico, ecc. ... 

Io penso che la cosa più importante sia 

cambiare il cuore delle persone

In quel momento, quando siamo più vicini alla morte e nel momento della morte, che è il momento della suprema debolezza, Dio è identificato con noi, non per le nostre credenze o per la nostra religiosità, ma per la nostra debolezza e per la nostra umanità. 

                             Ho detto

                 Fr. Giancarlo Bertollini  


Tratto e rielaborato dal Libro: 

L’UMANIZZAZIONE DI DIO di Josè Maria CASTILLO 


Oriente di Roma, 15 gennaio 2019 E.V.  

                                ー
XV giorno XI mese  VI XVIII A. di V.L.

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mercoledì 6 marzo 2024

Libertà - Uguaglianza - Fratellanza

Carissime Sorelle e carissimi fratelli, 

con questo lavoro volevo parlare di un solo termine ma scrivendo mi sono reso conto della difficoltà di tenere separati i termini del trinomio per i continui richiami massonici tra loro. 

Sottolineo la necessità di aggiungere ad ogni termine l’aggettivo Massonico. 

Nella ricerca di vecchi lavori e notizie di altri prese dal WEB, sui concetti iniziatici di Libertà Massonica, Uguaglianza Massonica e Fratellanza Massonica, disgiunti dai loro significati profani, dove vengono usati in molti modi e spesso con significati diversi, ho constatato che occorre dar loro una specifica connotazione se vogliamo analizzarli e approfondirli senza incorrere in errori e, magari inavvertitamente, confondere aspetti e concetti apparentemente molto simili. 

Solo per fare un esempio, il termine Fratellanza è usato nel mondo cattolico per indicare coloro che sono fratelli e sorelle; esiste poi la fratellanza musulmana per la quale solo i seguaci di Maometto sono fratelli, mentre gli altri uomini sono degli infedeli degni solo del disprezzo e dell’odio, fino alle estreme conseguenze 

Il concetto di Uguaglianza è stato trattato e a volte bistrattato da filosofi, economisti, politici fino a diventare uno dei pilastri dell’utopia marxista. 

Noi dobbiamo intendere l’Uguaglianza Massonica come EQUITA’, non dare a tutti le stesse cose, ma dare a tutti le stesse opportunità. 


Noi sappiamo che la Fratellanza Massonica e l’Uguaglianza Massonica hanno significati e connotazioni proprie, inconfondibili, e queste riflessioni cercheranno di portare un contributo del tutto personale all’approfondimento di tali significati. 

Non parliamo poi della Libertà, uno dei termini più usati ed abusati dagli uomini, sia quando in buona fede la difendono sia quando in malafede cercano di offenderla e di mutilarla.  

Del resto l’uomo da sempre ha potuto brandire la sua libertà e sfidando ogni condizionamento, ogni istinto, ogni modello, ha cercato di costruire cose nuove. 

L’uomo pensante si è sempre sentito libero di rompere il cerchio grigio del suo animalesco adattamento all’ambiente che lo circonda, libero di puntare il suo sguardo in alto, verso il cielo, verso il trascendente, libero comunque di non abbandonare l’ideale. Neppure le avversità, i condizionamenti, gli insuccessi hanno impedito a Parsifal di spendere la vita nella ricerca del Graal, che è in definitiva il simbolo dell’eterna ricerca da parte dell’uomo di tutto ciò che sta spiritualmente al di fuori e al di sopra di lui. 

In un vecchio lavoro dell’anno 2000 mi domandavo: 

“cosa ci son entrato a fare e perché ci sono entrati gli altri?” 

Per trovare potere o vantaggi di qualche genere, invece che per migliorare se stessi?

Non posso e voglio crederci, proprio per questo la Libera Muratoria non può essere fine a se stessa, ma si comporta in modo da far migliorare, da far “lievitare” Il mondo in cui vive: quello della famiglia, della Società, del Paese d’origine e dell’Umanità, cercando sempre di onorare lo sforzo dei passati Maestri teso a fare del Mondo intero un’ideale grande Famiglia nello spirito di: 

LIBERTA’ - UGUAGLIANZA - FRATELLANZA

E’ questo nesso con l’ideale, con l’infinito, con il trascendente che rende l’uomo libero, capace di ricominciare sempre, di superare gli ostacoli, di vincere le difficoltà, di assumere responsabilità di fronte a se stesso e di fronte alla vita. Eppure, anche se molti di questi concetti li sentiamo vicini, noi sappiamo che la Libertà Massonica ha contenuti propri, univoci, che assorbono e sublimano i concetti più elevati della libertà producendo un distillato inconfondibile. Ma cerchiamo ora di entrare più nel vivo, in profondità, di riflettere sui termini del Trinomio partendo, come base fondamentale, dai Testi della Tradizione muratoria quali gli Antichi Doveri, la Costituzione e il Regolamento dell’Ordine, dai Rituali ufficialmente adottati dalla nostra Istituzione.


Libertà Massonica. 

Esaminando le fonti primarie ora citate, ci rendiamo conto che la Libertà Massonica si articola su più livelli: 

– il piano “legale”, nel quale la libertà del singolo si confronta e si misura continuamente con le Leggi che governano l’Ordine e lo Stato; 

– il piano comportamentale, nel quale ognuno deve agire nel rispetto delle regole scritte e non scritte della Tradizione iniziatica (leggere gli Statuti); 

– il piano spirituale, che attiene alla parte più intima e interiore dell’individuo; 

– il piano morale, inteso sia come conquista interiore sia come modo di agire, di essere, nei confronti degli altri uomini e della società civile; 

– il piano “etico”


Ad ognuno di tali livelli corrisponde un angolo di ampiezza della Libertà Massonica via via diverso fino a divenire ampio e illimitato così da farla apparire il massimo che l’uomo possa concepire. Ma procediamo per gradi. 

Negli Antichi Doveri viene sancito che il Libero Muratore non può essere ateo e che egli deve essere un fedele e rispettoso cittadino, osservante della legalità e dello Stato. Si pongono quindi al Massone vincoli precisi in merito all’uso della propria libertà, in quanto egli non può scegliere di credere o di non credere in un Essere Supremo, ma gli viene fatto obbligo di essere svincolato dalla materialità, di confrontarsi continuamente con il Trascendente, di alimentare la scintilla divina che è in lui. Questo fondamentale concetto è stato ripreso rigorosamente dall’attuale Costituzione dell’Ordine, la quale fa obbligo al profano che chiede l’ammissione di dichiarare la propria credenza in un Essere Supremo. Affermato che il Massone non può essere ateo, va subito aggiunto che egli è libero di professare la religione che più risponde alla sua spiritualità, senza limiti o condizioni, fermo restando il rispetto e l’amore fraterno per colui che abbia operato una scelta diversa. Sempre sulla base degli Antichi Doveri, il Libero Muratore non può e non deve disobbedire alle Leggi dello Stato in cui vive, tramare contro il Governo della propria Nazione né ribellarsi all’ordine costituito; egli inoltre è sottoposto a regole precisenel comportamento in Loggia, fuori della Loggia in presenza del Fratelli e ancora di più in presenza di profani.

Questi concetti e questi vincoli sono stati logicamente ripresi e ampliati nella Costituzione e nel Regolamento dell’Ordine (che ogni massone si impegna solennemente a osservare e rispettare) con l’aggiunta delle sanzioni previste in caso di inadempienza. 

Inoltre al momento della iniziazione ognuno si è impegnato sul suo onore al silenzio, alla riservatezza, al rispetto di sé e degli altri, ad avere sacri l’onore e la vita di tutti. Egli può dire pubblicamente a chi vuole di essere Massone, ma MAI lo deve dire di un altro, sarebbe colpa GRAVISSIMA.

Si potrebbe citare altri aspetti (quali ad esempio il vincolo di obbedienza, per gli aspetti massonici, al M.V. e ai Dignitari) per sottolineare i limiti precisi posti all’uso della libertà individuale del Massone in termini comportamentali, morali, etc.. ma credo che ciascuno li possa ampiamente ricavare da un’attenta lettura dei testi fondamentali già citati in precedenza. Spostiamoci adesso un po’ più in alto in questa ideale scala della libertà massonica, portandoci ad un livello dove esistono meno condizionamenti e meno vincoli. 

Abbiamo già visto come in campo religioso sia lasciata al Massone la più ampia facoltà di professare e di seguire la via più rispondente alla sua spiritualità, senza doverne rendere conto che alla propria coscienza e al proprio animo. La stessa libertà gli è concessa nel campo politico e sociale, impegnandosi nel modo che egli ritenga più compatibile al suo modo di essere e di pensare finché naturalmente non trovi in questo suo impegno dei contrasti o delle incongruenze con la sua idealità massonica. 

Se egli ha ben assimilato i principi della Massoneria sarà sempre capace di portare agli altri la testimonianza dei valori in cui crede fermamente quali l’onestà intellettuale, morale e materiale, la giustizia, la pace, l’armonia, la tolleranza nei confronti di coloro che hanno idee diverse, l’amore verso tutti gli esseri umani. 

Inoltre non potrà mai sentirsi costretto, nemmeno in nome della fratellanzaa fare cose che siano in contrasto con la morale o con la sua di uomo libero e giusto (“per noi la libertà è il potere di compiere o di non compiere tutto ciò che non è contrario alla legge morale, secondo il dettato della nostra coscienza”). 

Credo che si possa affermare di trovarci di fronte a concetti di grande spessore e di alto valore ideale, difficilmente riscontrabili in associazioni profane, anche se non siamo ancora giunti alla vetta della nostra scala.

Infatti la massima espressione della Libertà Massonica si realizza e si concretizza laddove si afferma (art.4 della nostra COST.): “La Comunione Massonica Italiana, fatti propri gli Antichi Doveri, persegue la ricerca della verità propugna la tolleranza, il rispetto di sé e degli altri, la libertà di coscienza e di pensiero.”

E ancora (art.9 della nostra COSTITUZIONE)“… Il Libero Muratore rifiuta il dogmatismo e non accetta limiti alla ricerca della verità.” 

Ecco allora che davanti alla nostra mente, alla nostra volontà, alla nostra spiritualità si apre un orizzonte infinito: non esistono vincoli o limiti alla ricerca della verità, il Massone ha la facoltà di percorrere la sua personale strada verso ogni verità, sia esso materiale o immateriale, senza pregiudizi, senza condizionamenti, senza dogmi, senza prevaricazioni di altri uomini, avendo un solo compagno di viaggio spesso molto scomodo e lacerante : 

IL DUBBIO. 

La Verità così faticosamente avvicinata o intravista diventa patrimonio dell’individuo il quale sa che potrà comunicarne la via agli altri, se vorrà, ma senza pretendere di forzare il pensiero del fratello, perché egli deve rispettare sempre la libertà dell’altro di cercare a sua volta la propria verità. Diceva forse Voltaire:

‘‘preferirei morire piuttosto che imporre ad un altro la mia verità.” 

Non imposizioni, quindi, non obblighi, nessuna massificazione intellettuale o spirituale, massimo rispetto per le opinioni e le idee di tutti, estrema tolleranza per coloro che seguono strade di ricerca diverse, continua disponibilità ad ascoltare e recepire le varie esperienze con la consapevolezza che tutto può essere utile per muovere un piccolo passo verso la Luce. 

A mio modo di vedere è questa la libertà massonica nella sua più alta espressione ideale, una libertà assoluta, totale, unica, inconfondibile con qualsiasi altra forma pensata dall’uomo, frutto di un continuo divenire del pensiero iniziatico attraverso i secoli.

La Libertà Massonica è certamente un concetto forte ed esaltante, che può impaurire e non piacere a tutti coloro che preferiscono un Umanità appiattita e condizionata ad un modo di pensare dominante; non a caso nessuna dittatura ha mai favorito l’esistenza della Massoneria. Ma proprio perché essa rappresenta l’espressione più sublime dell’uomo come noi lo intendiamo, la Libertà Massonica deve essere strenuamente difesa da ogni attacco, esterno o interno all’Istituzione, perché è certo che la Massoneria, privata o mutilata di tale sublime valore, perderebbe la sua connotazione di scuola iniziatica erede della Tradizione esoterica occidentale e sarebbe destinata a scomparire in pochissimo tempo. 

Come ho potuto apprendere dall’amatissimo Fratello Manlio Maradei: Non sempre la libertà sta a portata di mano. 

Ricordate il primo giuramento? 

“Io, liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell’anima, con assoluta ed irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell’Universo, prometto e giuro ... etc. ”. 

E poi, nel rituale d’iniziazione al grado di compagno, il Venerabile esclama: “Lavoro! Dovere Sacro dell’Uomo Libero”. Sarebbe infatti strano definire sacro il lavoro coatto di un uomo in catene. Ma l’uomo libero senza lavoro perde qualcosa della sua libertà, e infatti il rituale prosegue dicendo: “Sei tu, oh lavoro, che ci assicuri la Libertà, che ci insegni l’Uguaglianza, che rendi mature le nostre anime per la Divina Fratellanza”. 

Ecco dunque che già al compagno si propone l’accoppiata dovere-libertà (in unione con l’idea del lavoro). Non ci si meravigli delle continue citazioni dei gradi, il vertice della piramide crolla se distruggiamo la base.

Del resto noi siamo anche Costruttori, abbiamo la spada ma conserviamo la cazzuola. 

Siamo un po’ come la gente che ricostruì Gerusalemme, la spada al fianco, la cazzuola in mano (Bibbia, Neemia,4,10-13)

Ho detto !

Fr. Giancarlo Bertollini

Nei NN.SS.NN. a N.S.N.

Bibliografia: 

° Da Ricerche sul WEB 

° Lavori personali per l’Obbedienza 

° Lavori del Fratello Eros Rossi e Manlio Maradei