giovedì 4 aprile 2019

I SUMERI !

La Civiltà dei Sumeri o civiltà sumerica (anche se i più li conoscono come sumeri) è una civiltà antica che si è sviluppata nell'area della Mesopotamia intorno al 4500 a.C. Insieme alla civiltà dell’Antico Egitto è una delle prime civiltà umane di cui siamo a conoscenza.
LE 6 DOMANDE CHIAVE PER TENTARE DI CAPIRE L’ARGOMENTO.
   • Chi: Civiltà dei Sumeri (o Sumeri).
   • Cosa: una delle più antiche civiltà umane di cui abbiamo notizia. 
   • Come: ancora non si è trovata una spiegazione credibile sulla loro origine. 
   • Dove: la loro civiltà si sviluppò in Mesopotamia, l’area fertile compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate.
   • Quando: dal 4500 a.C.
   • Perché: i fiumi garantivano l’acqua necessaria per le irrigazioni e un suolo fertile da coltivare; inoltre, facilitavano gli scambi e i trasporti di merci.

BREVE STORIA DEI SUMERI.
Gli storici non sono sicuri di come i Sumeri arrivarono nell'area della Mesopotamia. Ad ogni modo, le prime tracce della città-stato di Uruk risalgono al 3500 a.C.
Rispetto all'Antico Egitto, i Sumeri non hanno mai avuto un vero e proprio stato organizzato: tutti i territori sotto il loro controllo erano organizzati in città-stato indipendenti. Ogni città-stato controllava un centro abitato e tutte le terre circostanti, oltre al tratto di fiume e ai canali nelle vicinanze.
Dal 4500 a.C. al 3500 a.C. sappiamo che i Sumeri si dedicarono a costruire le prime città stato, utilizzando mattoni di argilla essiccata al sole e canne.
Dal 3500 a.C. al 2900 a.C. le città si dotarono di mura ed ebbero una crescita notevole. In questo periodo le città-stato intrecciarono rapporti commerciali e vi furono le prime lotte tra loro.  

La città-stato predominante era Uruk.

Dal 2900 a.C. al 2000 a.C. vi fu un progressivo declino della civiltà sumerica: le città-stato erano in perenne lotta tra loro e vi furono diverse invasioni di popolazioni esterne, oltre a periodi di carestia. Infine, con l’ascesa dei Babilonesi guidati dal re Hammurabi i Sumeri scomparvero definitivamente, venendo inglobati dalla nascente civiltà babilonese. 

L’IMPORTANZA DEL TIGRI E DELL’EUFRATE.
Mentre il Nilo garantiva agli egizi inondazioni periodiche e costanti, e riforniva le terre di limo, il Tigri e l’Eufrate invece erano soggetti a piene improvvise. Questo costrinse i sumeri a costruire argini e canali  per poter sfruttare i fiumi senza subirne i danni.
L’agricoltura era l’attività fondamentale alla base della civiltà sumerica: i sumeri furono eccellenti agricoltori, che introdussero l’uso dell’aratro e dei canali di irrigazione per aumentare al massimo la superficie coltivabile.
I campi dei sumeri producevano prevalentemente orzo, legumi, cereali, cipolle, aglio e datteri. Questi alimenti formavano anche la base dell’alimentazione della civiltà sumerica. 

LA SOCIETÀ DEI SUMERI.
Le città-stato sumere erano governate in origine da un Re-sacerdote. In seguito, Re e sacerdote divennero due figure distinte.
Le città-stato erano popolate da tre classi sociali e dagli schiavi:
   • la classe alta, composta dai Re, dai nobili e dai sacerdoti,
   • la classe media, composta dai soldati, dagli artigiani e dai commercianti, che godevano di un certo benessere,
   • la classe bassa, formata dai contadini, che vivevano in condizioni molto modeste,
   - Gli schiavi, prigionieri di guerra non godevano di alcun diritto ed erano destinati ai lavori più duri. 

CLASSE ALTA.
La classe alta, composta dai nobili e dai sacerdoti, possedeva le terre e non pagava alcuna tassa. Il Re della città-stato veniva eletto tra i membri delle famiglie nobili.
I membri della classe alta, pur non pagando tasse, offrivano doni al Re per ottenere il suo favore. 

CLASSE MEDIA.
La classe media era composta da tutti coloro che si dedicavano al commercio, oltre che dagli artigiani. Fu proprio il commercio a garantire ricchezza e prosperità ai sumeri per quasi 2000 anni: le città-stato infatti scambiavano numerose merci tra loro e con le popolazioni circostanti.
La classe media pagava alla città-stato delle tasse; inoltre, si impegnava nelle opere pubbliche come la costruzione di templi e canali. In cambio, riceveva dalla città-stato cibo e provviste. 

CLASSE BASSA.
Pastori e contadini erano la base della civiltà sumerica: vivevano in condizioni molto modeste e non possedevano alcuna terra; lavoravano invece quella dei nobili, in cambio di un modesto salario. Queste persone non avevano peso politico all'interno della città-stato. 

La Mesopotamia”.
Mesopotamia è un termine che viene dal greco e significa “Terra tra i fiumi”. Indica la zona fertile situata fra il Tigri e l’Eufrate e corrisponde ai territori oggi occupati dalla Siria e dall'Iran. 

La civiltà dei Sumeri non aveva una capitale; era composta invece da numerose città-stato indipendenti tra loro; queste, erano spesso in guerra tra loro per la supremazia politica ed economica. Tra le città stato più grandi costruite dai sumeri troviamo Uruk, Ninive, Eridu e Lagash. 

Invenzioni dei Sumeri. 
Ai Sumeri dobbiamo l’invenzione della ruota: scoperta già nel neolitico, la ruota era però utilizzata unicamente per modellare oggetti in argilla e terracotta. Furono i Sumeri ad applicare la ruota ai carri e ad utilizzarla per i trasporti. Nel campo dell’agricoltura, inventarono l’aratro a trazione animale, oltre all'uso di canali per l’irrigazione. I Sumeri, inoltre, inventarono la scrittura cuneiforme, il primo esempio di scrittura codificata di cui abbiamo notizia. Infine, furono ottimi matematici e astronomi; a loro dobbiamo il calcolo del tempo su base sessagesimale (e non in base 10 come le altre nostre misure). 

Ziggurat dei sumeri. 
La ziggurat (o ziqqurat) era un tempio imponente di forma piramidale, costruito utilizzando mattoni argillosi. Sulla sommità della ziggurat si trovava il tempio, riservato ai sacrifici agli dei e alle osservazioni astronomiche. 
Alla base, invece, erano collocati grandi magazzini in cui si collocavano le riserve di cibo. 
Ogni città-stato dei sumeri aveva una propria Ziggurat. 

SUMERI. 
Un Popolo affascinante dalle origini misteriose.

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Mitra, la divinità nata da Petra.

Mitra (o Mithra, secondo l’etimologia persiana) fu un’antica divinità indoiranica della luce. Tale definizione, tuttavia, andrebbe precisata ricordando le interpretazioni e le epoche. Taluni studiosi vedono in questo dio una parte della triade Ahura-Mazdah, Anahita e Mitra: il primo è creatore, la seconda è la signora della natura che fa crescere e alimenta, il terzo andrebbe appunto inteso come colui che distrugge per dar vita a un nuovo ciclo. 
Ipparco di Nicea, che nel II secolo prima della nostra era compilò il più accurato catalogo stellare dell’antichità, invece, lo collega alla “processione degli equinozi”: Mitra, in tal caso, è il dio che causa il fenomeno. Altri contesti evidenziano come affrontasse il Sole e riuscisse a sconfiggerlo; in altri ancora emerge il racconto del mito che ispirerà il culto. Mitra diventa un dio nato da una pietra, «Petra genitrix» o «Petra virginis», attorno alla quale era attorcigliato il serpente Ouroboros; da qui si muove la tradizione che lo credeva nato da una vergine. 

Il suo destino? Salvare il mondo. Il dio Sole, utilizzando un corvo, gli avrebbe ordinato di uccidere un Toro, emblema della pienezza vitale. Con l’aiuto di un cane costringe la possente bestia in una caverna, o grotta; e qui la intrappola. Ne solleva la testa prendendola per le narici, gli ficca coltello nel fianco, la finisce. Il morente, però, perdendo la vita genera dal suo corpo le piante necessarie per l’uomo: il grano dal midollo, la vite dal sangue. Due animali sostengono Mitra nella sua azione che realizza l’ordine divino: uno scorpione, che colpisce il toro ai testicoli, e un serpente, che lo aiuta con il suo fatale morso. In un’altra versione essi sarebbero inviati dal dio del male, Ahriman, allo scopo di contrastare la generazione della natura. Alla fine Mitra e il Sole ritrovano la pace: per questo celebrano un banchetto con le carni dell’ucciso. L’iconografia classica sovente raffigurava il dio nelle sembianze di un giovane con il berretto frigio, nell'atto di uccidere il Toro («tauroctonia»); ai suoi piedi appaiono il più delle volte gli animali che l’hanno aiutato. Il filosofo Porfirio, allievo di Plotino, morto a Roma nel 305 della nostra era, considerava la caverna in cui si consumò la tauroctonia immagine del cosmo. Senza evocare altre interpretazioni astronomiche del mito o ulteriori contaminazioni, diremo che il culto si diffuse a Roma già al tempo di Nerone, che fu iniziato ai misteri di Mitra, come lo sarà Giuliano tre secoli più tardi. 

Gordiano III, nella prima metà del III secolo, durante la campagna contro i persiani fece coniare monete con l’effige del dio: era il tempo nel quale i culti di Helios e di Mitra tendevano a fondersi e Aureliano, la cui madre era sacerdotessa del Sole, gli edificò un nuovo tempio creando un corpo di sacerdoti, i pontifices solis invicti. Già, il Sole Invitto: lo stesso Costantino vi prestò fede. Aggiungiamo soltanto che i devoti di Mitra praticavano qualcosa di simile ai sette sacramenti, conoscevano una specie di comunione con pane e acqua, o anche con acqua e vino. Era celebrata per ricordare un’ultima cena con il Maestro.

Tutto questo non deve indurre a conclusioni affrettate e, leggendo una raccolta di saggi di uno dei massimi esperti mondiali dell’argomento, Robert Turcan, dal titolo Recherches Mithriaques, appena uscita presso Les Belles Lettres, ci si accorge quanto sia complesso, variegato e ancora da studiare questo culto, per noi tra i meno conosciuti dell’antichità. Turcan, emerito della Sorbona, aveva già dedicato un libro nel 1993 all'argomento: Mithra et le mithracisme, anch'esso pubblicato dalle Belles Lettres. Con queste Recherches egli raccoglie quarant'anni di indagini, domande, scoperte o, per dirla con le sue parole, «de questions et d’investigations». Ecco le note sulla liturgia di Mitra, o il saggio sulle Motivazioni dell’intolleranza cristiana e la fine del mitraismo nel IV secolo dopo Cristo (nato a un convegno a Budapest nel 1983); non manca l’individuazione di un catechismo di questo culto, né uno studio sulla gerarchia sacerdotale nei misteri dedicati al dio. Si ritrova un testo sulla soteriologia, ovvero dottrina della salvezza, del mitraismo. 

In tal caso, però, la ricerca porta a una comparazione con le concezioni neoplatoniche concernenti tali questioni. D’altra parte, le ultime parole di Plotino furono un invito a 
«far risalire il divino che è in voi al divino che è nell'universo».

Ma qui il discorso si fa mistico, oltre che infinito. 
È un’altra storia, direbbe Kipling. 
Magari un giorno riusciremo a raccontarla.

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Gli Egizi !

L’Antico Egitto, o civiltà dell’Antico Egitto (altri usano chiamarla civiltà egizia) è quella civiltà antica che si è sviluppata lungo la Valle del Nilo tra il 3900 a.C. e il 332 a.C. Si tratta, insieme alle civiltà mesopotamiche (sumeri, assiri, babilonesi) di una delle prime civiltà di cui la storia ha traccia. 
LE 6 DOMANDE CHIAVE PER CAPIRE L’ARGOMENTO
Chi: Antico Egitto (o civiltà dell’Antico Egitto).
Cosa: una delle più antiche civiltà umane di cui abbiamo notizia. 
Come: anche per gli Egizi, come per i Sumeri, è difficile risalire alle loro origini. 
Dove: la civiltà dell’Antico Egitto si sviluppò lungo la valle del Nilo, in Egitto (Africa). 
Quando: dal 3900 a.C. al 332 a.C.
Perché: il corso del Nilo consentiva facilità nel trasporto e negli spostamenti; inoltre, rendeva fertili tutte le terre della valle del Nilo. Queste due circostanze hanno permesso agli uomini di abitare quelle zone, dando vita alla civiltà dell’Antico Egitto

BREVE STORIA DELL’ANTICO EGITTO.

I primi uomini si stabilirono lungo la Valle del Nilo circa 120 000 anni fa. Inizialmente, la valle del Nilo era suddivisa in due territori: il Basso Egitto, che comprendeva l’area nei dintorni del delta del Nilo e l’Alto Egitto, che comprendeva i territori attraversati dal Nilo a Sud dell’Egitto.
Non vi era un unico faraone e le popolazioni del Basso e dell’Alto Egitto erano spesso in guerra tra loro finché, intorno al 3000 a.C., il Re guerriero Meni (o Menes, secondo altre fonti) riuscì ad unificare l’Egitto, divenendo il primo faraone. 

L’IMPORTANZA DEL NILO.

Nell'antichità, l’agricoltura era molto diversa da quella di oggi: non esistevano macchinari a motore né fertilizzanti o sostanze chimiche utili a concimare la terra e sconfiggere i parassiti. La coltivazione era possibile solo in presenza di un terreno fertile e di facile lavorazione.
Il Nilo, grazie alle sue inondazioni, copriva di limo tutte le aree desertiche circostanti, rendendole facilmente coltivabili. Il limo era un fango dal colore nerastro dalle incredibili proprietà fertilizzanti.  
Ogni anno, in estate il Nilo inondava i campi e si ritirava in autunno, lasciandoli intrisi d’acqua e ricoperti di limo: le condizioni ideali per l’agricoltura.
Lungo le sponde del Nilo era possibile produrre orzo e grano, gli alimenti principali di cui si nutrivano gli abitanti dell’Antico Egitto; era possibile coltivare anche i papiri, da cui si ricavavano fogli simili a carta, ulivi e lino. Fu proprio la presenza del Nilo a permettere lo sviluppo di una civiltà ricca e prospera come quella dell’Antico Egitto. 

LA SOCIETÀ DELL’ANTICO EGITTO.

Con le civiltà dei fiumi (egizi, civiltà mesopotamiche) assistiamo per la prima volta all'organizzazione degli uomini in grandi gruppi. Perché questo fosse possibile, erano necessarie regole, leggi e ruoli sociali molto più complessi rispetto a quelli delle società primitive.
L’Antico Egitto era strutturato secondo una gerarchia piramidale: al vertice si trovava il faraone, che governava in modo assoluto ed era considerato una divinità. Sotto di lui, si trovavano i sacerdoti, gli scribi e i funzionari statali; vi era poi l’esercito seguito dal popolo. Infine, sul gradino più basso della piramide sociale, vi erano gli schiavi. 

Piramide sociale dell’Antico Egitto: 

     1. Faraone
     2. Sacerdoti
     3. Funzionari e scribi
     4. Soldati
     5. Popolo libero
     6. Schiavi

1) IL FARAONE
Il faraone era la massima autorità nell'Antico Egitto: regnava come sovrano incontrastato e si credeva che fosse l’incarnazione del dio Horus, figlio di Osiride.
Ogni faraone stabiliva chi sarebbe stato il suo successore, solitamente scegliendo uno trai i suoi figli.

2) I SACERDOTI
Il ruolo di sacerdote era particolarmente importante nell'Antico Egitto. I sacerdoti più importanti avevano enormi poteri, che si passavano di padre in figlio. Vi erano poi i sacerdoti minori, che rivestivano la carica di sacerdote solo per un certo periodo.

3) SCRIBI E FUNZIONARI DEL FARAONE
Il faraone affidava tutti i compiti amministrativi (far pagare le tasse, stabilire le leggi e le azioni di governo da compiere, far rispettare le leggi, etc.) a un gran visir, una sorta di primo ministro.
Naturalmente, era impossibile per una persona sola amministrare un intero paese; per questa ragione, il gran visir era aiutato da numerosi funzionari e dagli scribi, ovvero coloro che avevano imparato a leggere, scrivere e contare. La scrittura geroglifica era molto complessa ed erano in pochi a poterla studiare; per questo, lo scriba era una figura importante e di grande prestigio nell'Antico Egitto.
Gli scribi erano presenti in tutto il territorio dell’Antico Egitto, dal palazzo del faraone agli uffici periferici, dove si occupavano di documentare tutto quello che accadeva.

4) SOLDATI
L’esercito, nell'Antico Egitto, era ai diretti comandi del faraone, che nominava i generali. I soldati erano divisi in arcieri, fanteria e cavalleria, che combatteva a bordo di carri leggeri e veloci trainati da una coppia di cavalli. Poiché prendevano ordini direttamente dal faraone, i soldati godevano di un certo prestigio ed erano secondi solo ai sacerdoti e ai funzionari.

5) IL POPOLO
La maggior parte della popolazione dell’Antico Egitto non apparteneva alle caste di cui abbiamo parlato finora, ma erano contadini, artigiani, commercianti, muratori.
Il popolo era costituito da uomini liberi, che lavoravano per conto proprio o dello stato. Solitamente stipulavano un contratto che stabiliva il loro lavoro e quello che avrebbero ricevuto in cambio. Il popolo egizio era l’equivalente dei nostri lavoratori dipendenti e dei piccoli imprenditori.

6) SCHIAVI
Al di sotto di tutti, vi erano gli schiavi. Questi erano principalmente prigionieri di guerra catturati nel corso delle guerre e delle incursioni dell’esercito egizio e non avevano diritti né libertà: erano di proprietà del Re o dei sacerdoti. Venivano impiegati per i lavori più duri come la costruzione degli edifici monumentali, gli scavi nelle miniere o il lavoro nei campi.

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ANTICHI EGIZI, ROMANI, MAYA E AZTECHI: PERCHÉ SONO SCOMPARSI ?

Che fine hanno fatto gli antichi Egizi? E i Romani?
Perché non ci sono più i Maya o gli Aztechi e che cosa fa scomparire le civiltà, grandi o piccole, che l'uomo ha creato?
Teatro Etrusco a Volterra - Toscana
Se vi siete mai posti una domanda di questo genere, sappiate che avete toccato uno dei punti più difficili del lavoro degli storici. Capire perché nascano le civiltà è complicato, ma riuscire a comprendere perché crollino lo è ancora di più.
A volte succede all'improvviso e a volte è una cosa che avviene addirittura in centinaia di anni.

La crescita delle civiltà.

In effetti “qualcuno ha pensato che le civiltà seguano un ciclo uguale per tutte, che le porta a un periodo di crescita, fino al massimo della fioritura e poi al crollo e alla scomparsa. Ma è una visione un po' troppo meccanica”, racconta Luca Castellin (che ha letto molte cose su questo argomento e le insegna all'Università Cattolica di Milano). Allora un grande storico inglese che si chiamava Toynbee ha scritto una storia delle civiltà in dieci volumi per cercare di spiegare che “le civiltà progrediscono finché sanno rispondere alle sfide che si trovano davanti e che possono essere molto diverse: dei nemici, oppure il clima, un ambiente difficile o favorevole. Quando invece non sono più capaci di trovare buone risposte, cominciano a sfiorire”, dice sempre il nostro storico. 


Che cosa successe agli Egizi?

Un'idea che sembra adatta a spiegare, per esempio, quello che accadde alla civiltà egizia, che impiegò un tempo lunghissimo a dissolversi. Molte volte nella sua storia sembrava che fosse finita e poi risorgeva e poteva sembrare destinata a non finire mai. Invece a un certo punto un re persiano che si chiamava Cambise invase il Paese senza fare nemmeno troppa fatica e lo trasformò in una provincia del suo impero, perché la civiltà egizia era ormai esaurita, come un'auto senza più benzina. Anche se nessuno sa spiegare davvero quale fosse la benzina. 


Gli Egizi: risorti tante volte.


Il bello della storia dell'Antico Egitto è che non si riesce mai a saperla tutta. Ci sono così tante dinastie e così tanti periodi diversi che sembra impossibile di avere a che fare con una sola civiltà. Da Cheope, che costruì la prima piramide di el-Giza, a Ramsete II passano ben 1200 anni, come da Carlo Magno a noi! L'Antico Egitto si divise molte volte, attraversò periodi di decadenza e di rinascita, fu invaso da popoli misteriosi come gli Hycsos e si riprese sempre e durò più di 2500 anni. Dopo le lotte con i Popoli del mare, alla fine dell'Età del Bronzo, divenne però sempre più debole. Quando venne conquistato dai Persiani, poi da Alessandro Magno e infine dai Romani la sua civiltà era già pronta per finire al museo.


Le civiltà finiscono davvero?

Ma si può almeno trovare il momento in cui succede che una civiltà finisca? In qualche caso sì. Si può dire che il 13 agosto del 1521, quando i conquistadores spagnoli guidati da Hernán Cortés diedero alle fiamme la città di Tenochtitlán, capitale dell'impero Azteco, fu il giorno che segnò la fine della civiltà azteca. Nel giro di appena due anni da quando Cortéz era sbarcato sulle coste del Messico, il regno del famoso Moctezuma (o Montezuma) era scomparso. “Questo degli Aztechi, come quello degli Inca, è un caso eclatante, ma piuttosto raro”, sostiene Enrica Salvatori, che la storia la insegna all'Università di Pisa. “Le civiltà scompaiono in moltissimi modi diversi, spesso trasformandosi e lasciando tracce nelle civiltà successive”, aggiunge". E Castellin conferma: “Ogni civiltà non è mai sola nel mondo e si incontra e scontra con le altre e continuamente ci sono pezzi di una che passano a un'altra”. Pensate agli Etruschi, che persero le battaglie contro i Romani e apparentemente furono sconfitti. Però avevano una civiltà così bella e raffinata che molte delle cose che facevano sono diventate parte della civiltà romana. Persino la corona d'oro dei re, quella che disegniamo ancora oggi, l'hanno inventata loro! 


Isola di Pasqua. La stupidità umana.


L'Isola di Pasqua, sperduta nell'oceano Pacifico, era una immensa foresta di palme quando ci arrivarono i primi abitanti. Vivevano bene, erano sempre di più e così cominciarono a tagliare le piante, per avere terreni da coltivare e tronchi su cui far rotolare le grandi statue che intagliavano nella pietra, i Moai.


Solo che a forza di tagliare alberi, l'isola divenne arida e brulla e la popolazione si ridusse quasi alla fame: a quanto pare per sopravvivere si cibarono dei topi. Sarebbe stato decisamente meglio pensarci prima. 


I conquistadores.

Ma torniamo nell'America del 1500. I suoi regni e le sue civiltà finirono così in fretta perché i conquistadores non solo erano spesso spietati (e Cortéz lo era forse più di tutti gli altri!), ma avevano anche i cavalli, avevano armi più moderne e conoscevano la polvere da sparo e nessuna delle popolazioni che incontrarono riuscì a resistere a una superiorità tecnologica così schiacciante. Senza contare che dall'Europa arrivarono pure malattie che quei popoli non avevano mai visto e che fecero strage anche senza bisogno delle armi.

Dunque la tecnologia è importante per decidere la vittoria e la sconfitta. Basta pensare a come, nell'antichità, gli Ittiti sbaragliassero i nemici solo grazie ai loro carri da guerra più agili e con tre posti anziché due. Ma non basta. E molti casi lo dimostrano.

Gli Etruschi assorbiti dai Romani.

Se pensate che gli Etruschi fossero toscani, vi sbagliate. Gli Etruschi sono un enigma e non si sa come siano capitati in Italia. Forse arrivarono attraverso il mare dall'Asia Minore. Di certo si stabilirono un po' ovunque, dalla Campania all'Emilia Romagna e al Veneto. Anche Roma è stata etrusca per un certo periodo. Poi però i romani decisero di cacciare il re etrusco, Tarquinio, dalla loro città. E alla fine si misero a combatterli e li sconfissero sempre. Così gli Etruschi si misero a parlare latino e smisero di avere un proprio re in ogni città, ma continuarono ancora a lungo a costruire tombe sotterranee, gioielli e tante altre cose di classe. Scomparvero, ma senza mai sparire davvero.


Greci contro i Persiani.


Pensate a ciò che successe ai Greci contro i Persiani: i Greci erano molti di meno e meno organizzati, ma così determinati che riuscirono a sconfiggere i nemici per ben due volte e così diedero inizio a un periodo di splendore, coltivando il teatro, la filosofia e inventando la democrazia, costruendo i templi e portando la loro cultura in giro per il Mediterraneo e anche in Italia. Poi però, a forza di farsi la guerra le une con le altre, le città greche finirono male e Alessandro Magno non fece quasi nessuna fatica a sconfiggerle. Un po' come successe all'Egitto contro Cambise. 


Le cause del crollo? Più di una.


Di solito, quando uno storico studia una civiltà, trova molti motivi che l'hanno indebolita e però ne sceglie uno come principale. Per il crollo della civiltà Romana, per esempio, c'è chi pensa che abbiano contato di più i barbari e chi il Cristianesimo, qualcuno pensa che l'impero fosse troppo grande e qualcuno che a un certo punto, come si dice, gli Antichi Romani non fossero più quelli di una volta. Ma anche il cambiamento del clima può essere un nemico assai pericoloso. E a volte, come accadde agli abitanti dell'Isola di Pasqua (vedi il box), una civiltà può persino essere causa della propria rovina senza saperlo.


La civiltà minoica Mistero fitto!


Uno dei più grandi misteri della storia è la fine dell'Età del Bronzo, attorno al 1200 avanti Cristo. All'improvviso scompare la civiltà minoica di Creta: i suoi splendidi palazzi vengono abbandonati. Molti storici pensano che sia stato per colpa di uno tsunami provocato dall'esplosione del vulcano di Santorini, un'isola greca che si trova di fronte a Creta, avvenuta proprio in quel periodo. Ma la cosa strana è che quasi contemporaneamente crollarono altre civiltà e imperi: in Turchia quello Ittita, in Mesopotamia, in Siria, e persino l'Egitto cominciò a indebolirsi. C'è chi dà la colpa ai misteriosi popoli del mare, che sbarcarono un po' ovunque ma non si sa bene chi fossero. Chi pensa che c'entri un cambiamento del clima che fece scarseggiare il cibo. Chi dice che fu colpa dei terremoti. Gli archeologi continuano a indagare, ma il mistero rimane.

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I Tarocchi e il percorso iniziatico dell’Adepto tra le due colonne.

Nell’antico Egitto, l’Iniziando che volesse intraprendere la strada dei Misteri, veniva sottoposto a prove durissime e severissime, una delle prove consisteva nell’interpretazione di alcune tavole che rappresentavano il simbolismo dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi, secondo le tradizioni sacre dell’Egitto. 
Con questo articolo mostrerò come il Cammino del Massone si muova in parallelo al percorso iniziatico dei Tarocchi.
L’aspirante massone, dopo avere superato le tre prove (oltre la prima), viene accolto definitivamente nella Loggia con il grado di Apprendista. Oltre agli utensili di lavoro, scalpello e maglietto, che gli saranno indispensabili a modellare e squadrare la pietra grezza, gli vengono dati in dono tre elementi, fuoco, acqua, aria, per iniziare la prima parte della Grande Opera (l - Bagatto).
Racchiuso in un rigoroso silenzio inizia la propria trasformazione cercando di scoprire i misteri velati, osservando il lavoro dei Compagni e ascoltando le parole dei Maestri (2 - Papessa).
L’Apprendista, che tramite la sua iniziazione, ha destato il suo Io cosciente, cerca di ampliare il suo orizzonte e il suo potere intellettivo (3 - Imperatrice), che lo condurrà al riconoscimento del materiale (4 - Imperatore) e dello spirituale (5 - Papa), per raggiungere così la sua completezza.
Sarà, ora, in grado di potere operare quelle scelte che condizioneranno tutto il suo cammino (6 - Amanti). Ha infatti realizzato la sua spiritualità attraverso il sacrificio e la lotta, ha preso atto della sua dimensione corporea attiva e ora ha voglia di muoversi (7 - Carro), ma è anche consapevole che riceverà ciò che gli spetta in conseguenza al suo modo di essere e di agire (8 - Giustizia/Bilancia).
Ormai l’Apprendista, attraverso la presa di coscienza delle leggi, ha capito che c’è qualcosa di più importante e grande delle esteriori conquiste, che non potrà avanzare se non terrà conto della totalità dell’azione. L’adepto che ha percorso tutte le tappe, dopo aver acquistato i primi poteri sull'intuizione e sulla ragione, la volontà e la conoscenza, e dopo aver scelto e tracciato la sua via, con equilibrio tra irruenza e moderazione, ed essersi, poi, isolato nella meditazione della strada percorsa e sul grado di conoscenza raggiunto (9 - Eremita), ha, definitivamente, capito come in tutte le cose della vita vi sia un positivo ed un negativo e un’alternanza ciclica (10 - Ruota della fortuna).
La conoscenza delle Leggi Universali lo fa rilassare. Ora può guardare anche in alto e improvvisamente, in fondo alla sua colonna, scorge la statua di Ercole e capisce che ora, come fece Lui, può domare anche le forze più crude, senza bisogno di contrapporsi con la forza bruta, ma con l’intelligenza e con l’amore (11 - Forza).
Ercole è un figlio di Giove, come lui è un figlio del Dio Universale.
Qui si conclude il Ciclo della Via Dorica che ha portato, l’apprendista al possesso di una forza superiore, la potenza magica, esercitata domando la violenza con la dolcezza ed identificando il proprio volere individuale con la Volontà Universale.
Il tarocco, che fa da transizione dalla colonna di Boaz a quella di Jakin, è l’arcano maggiore (l’Appeso”- 12), simbolo di chi compie il sacrificio di se stesso, disposto a dimenticare ogni suo possesso ed ogni sua personale voglia. È’ anche il simbolo dello Zolfo rovesciato, che in Alchimia è l’ideogramma di un’acqua che abbia subito una serie completa di distillazioni purificatrici. Dal punto di vista iniziatico, si tratta dell’anima interamente purificata e fortificata dalle prove della vita.
L’Alef (1 - Bagatto), sorretto dall'abnegazione e dall'umiltà, di chi sa di dover affrontare altre prove, si dispone a morire ritualmente, per rinascere ad una vita superiore conferita dal passaggio di grado (13 - Morte).
L’Apprendista, ormai acceso dal fuoco interno costruttivo e realizzativo, potrà ora passare all'Opera in Rosso per sviluppare la conquista del Sole, concreta e ragionata, che dovrà portare al superamento dei valori materiali, ma solo dopo averli conquistati, posseduti ed esercitati. Ciò che si trova nel recipiente lunare passa a quello solare, con il passaggio a Compagno (14 - Temperanza).
Durante l’Iniziazione gli vengono forniti altri strumenti utili per compiere l’Opera:
il REGOLO, la SQUADRA, il COMPASSO, che danno la possibilità di disegnare un progetto più grande o più piccolo, a secondo del valore di espansione che l’individuo è in grado di raggiungere; la LIVELLA per mettere in pieno assetto equilibrato ciò che viene costruito; la CAZZUOLA per amalgamare il materiale informative che durante l’apprendistato è stato recepito.
La sua Opera sarà ora quella di affrontare le tentazioni del mondo materiale, coloro che spingono a trascurare il bene comune per il beneficio individuale egoistico, il desiderio di affermarsi, l’istinto di conservazione e la sessualità. Ma l’uomo, che ha raggiunto un buon grado di sviluppo intellettivo, saprà come trasformare il vizio in virtù, non con frustrazioni e rinunce, ma con il rispetto del proprio corpo e delle proprie aspirazioni terrene che giovino alla sua vita senza nuocere agli altri, nel rispetto delle Leggi Universali (15 - Diavolo).
Gli vengono ricordati la “verità”, “l’agire corretto” e “il pensiero modesto” che sono il vero scopo dell’iniziazione, perché, chi costruisce una immagine falsa di sé con menzogne e immodestia, immancabilmente crollerà, come un edificio che non è stato costruito su solide fondamenta (16 - Torre).
Venere, dea della bellezza e dell’amore, lo sosterrà nel continuare le prove invitandolo a gustare le gioie delle conquiste ottenute, ma per godere dei suoi favori esige, in cambio, il coraggio di vivere e un armonioso lavoro al servizio degli altri (17 - Stelle).
Con intelligenza superiore, con discernimento e con equilibrio psichico, egli dovrà affrontare, ora, le insidie del buio, i propri fantasmi e le proprie e le false soluzioni che potrebbero presentarsi come facili scorciatoie della difficile via. Dovrà capire la necessita della fede e della purezza, senza, però permettere che, questa, diventi bigottismo e, che, l’ordine e l’obiettività materiale si trasformino in rigore e pignoleria. Il cammino è tortuoso e pieno di tranelli. All'inizio sembra andare in una direzione e poi svolta improvvisamente, ma se manterrà la mente aperta e la disponibilità ad accettare i cambiamenti di rotta, avrà la possibilità di rivedere e valutare gli obiettivi. Dopo aver raggiunto, anche, la capacita di discernimento dell’azione (18 - Luna), raggiungerà, finalmente, il Sole che è il trionfo della conoscenza e della ragione, la rinascita spirituale negli ideali raggiunti, la luce della coscienza e il calore dell’amore.
È la nascita dell’essere completo, nuovo, più maturo e più saggio  (19 - Sole).
Il Compagno che è riuscito a fondere in sé gli opposti del Fuoco e dell’Acqua, del maschio e della femmina, la ragione e l’intuizione dovrà essere pronto a morire, nuovamente, nei valori terreni per risorgere a quelli spirituali che gli permetteranno di continuare il viaggio, ma perché ciò accada, egli dovrà rendersi conto del suo passato e di ciò che è stato. Dovrà accettare i propri errori e i propri peccati, non solo contro di sé, ma anche contro gli altri.
Così potrà risorgere dalla morte iniziatica con spirito purificato, poiché ha spiritualizzato la materia e si è liberato delle sue schiavitù e debolezze (20 - Giudizio).
Una volta raggiunto le Vette della conoscenza, l’Adepto si accorge che ci sono altre vette da scalare che ciò che pensava di avere conquistato non è nulla al confronto del lavoro che deve ancora fare. A questo punto, l’autocontrollo e la ragione possono vacillare, ma è consapevole che se non vuole accontentarsi di quella poca conoscenza che porta nella bisaccia, dovrà rimettersi in viaggio. Riprenderà quindi il Cammino. Da prima ondeggiante tra crepacci e precipizi, formati dagli impulsi e dalle tentazioni ancora non completamente eliminati, poi, improvvisamente, metterà un piede in fallo e questo lo risveglierà. Camminare sul filo del rasoio, con la paura continua di precipitare è più faticoso che raggiungere quel mondo dalle possibilità illimitate (Matto), dove potrà spogliarsi di quegli indumenti sporchi e laceri per rivestire, nuovamente, i panni del Bagatto.
Nel Tempio dei Misteri potrà accedere alla visione della realtà totale del mondo materiale e all'intuizione della realtà invisibile a ogni essere umano e alla percezione del soffio di Dio. Nel Mondo sono infatti sintetizzati tutti i concetti materiali e spirituali incontrati negli altri Arcani Maggiori: i quattro punti cardinali, i quattro elementi, i quattro Evangelisti, le due vie dell’iniziazione, la Dorica e la Ionica e l’Ouroboros (21 - Mondo).

Da qui, potrà ricominciare un nuovo e superiore ciclo di crescita con la coscienza che le difficoltà e i pericoli da affrontare saranno sempre più difficili, perché le strade si faranno sempre più ripide e i sentieri sempre più stretti e gli abissi, da superare, sempre più larghi e profondi. 

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