Riflessione sui Massoni e sugli "Iscritti alla Massoneria".

Come diceva Vilfredo Pareto 

tutto si riduce a due numeri 80 e 20

l'80% dei vostri clienti produce il 20% del fatturato, 

il 20% dei vostri clienti produce l'80% del fatturato. 

Mi permetto di aggiungere il mio pensiero: 

l'80% dei Fratelli sono iscritti alla Massoneria, 

il 20% dei Fratelli sono Massoni

(Ovviamente col termine Fratelli includo le Sorelle). 

Beh... vista questa ondata di sapienti sulle "tegolature" vorrei ricordare loro che "la selezione della razza" è di lontana memoria e che ergersi a giudici dimostra solo di non essere Massoni ma solo di essere iscritti alla massoneria. 

La persona che avete davanti (fatti salvi difetti clamorosi) ha deciso di bussare per migliorare se stesso, altrimenti non lo avrebbe fatto, e si ritrova davanti uno pseudo massone che lo giudica dall'alto del suo smisurato ego. 

Forse Vi dovreste mettere davanti a uno specchio e riflettere. 

La persona che avete davanti è probabilmente migliore di Voi e magari diverrà la nuova Luce dell'Obbedienza. 

Chi ha bussato per altri scopi, diverrà soltanto un "ramo secco" che prima o poi si staccherà. 

Come molte correnti iniziatiche mettono in evidenza al nostro interno vige il caos più totale. Ho detto prima che il nemico più terribile del massone è il proprio Ego. Il problema è che non esiste UN Ego. Ne esistono tanti, molteplici. Altro compito del massone è raggiungere l'Unità, il Centro. 

Questo si può ottenere, se si segue la via della massoneria, solo all'interno dell'officina. Solo frequentando la Loggia (durante i lavori di Loggia) si può giungere alla creazione di un Meta-Organismo, l'Adam Kadmon molto caro ai Kabbalisti. 

Giancarlo Bertollini

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Massonerie e Divergenze

Massonerie 😱 

Le "tensioni" tra diverse obbedienze massoniche e persino al loro interno derivano dalla molteplicità dei loro riti e delle loro filosofie, che non sono tutte ugualmente riconoscibili o in accordo tra loro, e dall'esistenza di differenti interpretazioni del significato e dello scopo della Massoneria. 

A ciò si aggiunge il fatto che molte obbedienze, affermano che la Massoneria non sia un'organizzazione monolitica, ma un insieme di scuole iniziatiche con simboli e pratiche che cambiano a seconda del rito. 

Ragioni delle divergenze tra le diverse obbedienze (tra Massonerie diverse)

Molteplicità di riti e scuole di pensiero: La Massoneria comprende diversi riti e scuole di pensiero, ognuna con le proprie specifiche tradizioni e interpretazioni filosofiche. 

Differenze di enfasi: Alcuni riti possono enfatizzare diversi aspetti, come la forza, la saggezza e la bellezza (nel Rito Scozzese Antico e Accettato) o altri principi. 

Ragioni delle divergenze interne (all'interno di una Massoneria). 

Diversità di approcci e livelli: 

Anche all'interno della stessa obbedienza, ci possono essere diverse interpretazioni dei concetti massonici, che possono portare a differenti vedute, a volte inquinate da meschini interessi profani. 😰🌿😱

Il simbolismo: La Massoneria utilizza una ricca simbologia che può essere interpretata in modi diversi, portando a variazioni nelle pratiche e nelle credenze individuali. 

L'idea di elevazione spirituale e morale: L'obiettivo è il miglioramento dell'uomo, ma i metodi e le prospettive per raggiungere questo obiettivo possono variare tra i singoli massoni. 

In sintesi, la Massoneria non è un'unica entità monolitica, ma piuttosto un insieme variegato di organizzazioni e tradizioni con diverse filosofie e rituali. 

Questa eterogeneità è la causa principale delle divergenze sia tra le diverse obbedienze sia tra i singoli massoni all'interno della stessa loggia. 

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Io e Daemon

Vorrei rendervi partecipi di uno di questi miei dialoghi avvenuto durante un viaggio che ha per oggetto proprio la nostra Istituzione.

IO – Lo sai cosa mi stavo domandando? 

Daemon – Cosa?

IO – Mi stavo domandando se in Massoneria è importante oppure no studiare vari testi per progredire nel percorso massonico

Daemon – Beh.. Dipende

IO – Da cosa?

Daemon - Come tutte le cose dipende dall'uso che si fa dei vari testi. Devi operare, specialmente in massoneria, una netta distinzione tra erudizione ed elevazione spirituale. Quello che vogliamo noi massoni è l'elevazione, il cambiamento. 

Se mi permetti ti faccio un esempio che chiarirti la cosa. 

IO – prego fai pure

Daemon – È come avere un manuale che ti spieghi come fare a salire una scala. Tu leggi il manuale ma non sali la scala. 

Il manuale è inutile. 

Molti in massoneria hanno tutti i manuali ma non attuano quello che c'è scritto. Diventa, in pratica, solo erudizione. 

Come se un cattolico si definisse tale solo dopo  per aver letto i vangeli. 

Le cose, caro amico, vanno applicate, se no diventa un mero nozionismo che snatura in maniera drammatica l'essenza stessa della nostra istituzione. Studiare, conoscere, è importante ma poi bisogna metterci del proprio, bisogna applicare quello che si studia. Lo stesso, vedi, accade per gli strumenti dell'arte Muratoria. Essi rappresentano delle allegorie, dei simboli, che, una volta acquisiti, metabolizzati, studiati, bisogna UTILIZZARE, applicarli praticamente, altrimenti tutto diventa teorico e vuoto. 

Si corre il rischio di trasformare quello che è un percorso dinamico in un contenitore vuoto. 

IO – molto interessante ma come si fa ad applicare, a passare dall'erudizione, dalla teoria alla pratica?

Daemon – Il primo passo è proprio quello che stiamo facendo io e te. Il dialogo interiore. Tu dovresti sapere come si impara a praticarlo. 

Tutti, tu compreso, siamo stati apprendisti. Tutti siamo stati costretti al silenzio per un anno e più. Questo silenzio serve proprio a stimolare il dialogo interiore con il proprio Daemon. Esso è un silenzio solo esteriore. Interiormente, infatti, ogni apprendista DEVE essere pervaso, durante le discussioni in loggia, da un fuoco. Deve porsi domande e cercare di darsi delle risposte. 

Immaginare (sì l'immaginazione è uno strumento importantissimo dell'arte Muratoria) i propri interventi durante i lavori di loggia. 

IO – si, in effetti ora che mi ci fai pensare è quello che facevo durante il mio periodo di apprendistato. "Ah, Se avessi la parola direi questo...", "non è stato affrontato questo aspetto nella discussione...", "ah se potessi intervenire potrei apportare qualcosa di costruttivo...". Non ti nego che a volte sono stato sul punto di intervenire e prendermi di forza la parola! Immagina che disappunto avrei prodotto tra i fratelli anziani, sarei stato richiamato e redarguito dal mio Maestro Venerabile di sicuro. 

Daemon – Esatto! Questo è il primo passo di un processo (che molti definiscono alchemico) che porterà al primo degli innumerevoli cambiamenti che, chi frequenta la  Loggia, auspica. 

IO – sarebbe?

Daemon – L'annientamento dell'Ego. 

Solo annientando il proprio Ego si può iniziare a sentirsi parte di un Meta-Organismo quale è la Loggia, come i massoni dicono in gergo, “Diventare una pietra squadrata” che si incastra alla perfezione nella costruzione organica ed armoniosa.

IO – Mi trovi d'accordo! Vorrei però farti un'ulteriore domanda. Abbiamo assodato che il primo lavoro (forse il più importante) è svolto dall'apprendista con il proprio silenzio ed il relativo dialogo interiore. Come si continua quando si avanza nella scala di perfezionamento? Come evolve questo lavoro quando, da compagno, si inizia a parlare ed intervenire nei lavori di officina? Inizia e finisce tutto nel grado di apprendista?

Daemon – Certo che no! Il lavoro iniziato con l'apprendistato è un lavoro eterno. Il dialogo interiore  continua in eterno, anzi, procedendo nei vari gradi esso diventa sempre più importante ed articolato. In più, però, è compito del compagno e del maestro condividere i propri ragionamenti interiori con il resto della Loggia. 

È proprio attraverso questa condivisione che il massone risolve il fenomeno Gnoseologico. 

Solo attraverso la condivisione delle proprie idee che si può giungere alla verità, a quella agognata costruzione del tempio metaforico, che funge da trade union tra i massoni operativi e quelli speculativi. 

La verità, per un massone, non può che essere CONDIVISA. Non può esistere, quindi, nessun essere umano in grado di detenerla, tutti ne possiedono un spicchio e solo mettendo insieme i vari spicchi, i vari frammenti, si può giungere alla ricostruzione della lastra originaria frammentata. 

Ti dirò di più! 

La condivisione non serve solo per raggiungere (sarebbe meglio dire avvicinarsi) alla verità ma serve anche per raggiungere la propria unità interiore. 

IO – Spiegati meglio

Daemon – Come molte correnti iniziatiche mettono in evidenza al nostro interno vige il caos più totale. Ho detto prima che il nemico più terribile del massone è il proprio Ego. Il problema è che non esiste UN Ego. Ne esistono tanti, molteplici. Altro compito del massone è raggiungere l'Unità, il centro. 

Questo si può ottenere, se si segue la via della massoneria, solo all'interno dell'officina. Solo frequentando la Loggia (durante i lavori di Loggia) si può giungere alla creazione di un Meta-Organismo, l'Adam Kadmon molto caro ai Kabbalisti. 

IO – Devo dirti che da questo dialogo mi sto arricchendo. Sto facendo anche dei collegamenti molto interessanti con la cultura orientale. La massoneria, da quello che sto capendo, ha dei punti di similitudine con alcune correnti iniziatiche orientali. In oriente è molto praticata la meditazione. Questo dialogo interiore, di cui abbiamo parlato, può essere paragonato ad una sorta di meditazione?

Daemon – È sicuramente una forma di meditazione. Una forma di meditazione tipica della massoneria ma che è sostanzialmente diversa dalla meditazione orientale (come ad esempio quella buddista). Mentre nella meditazione orientale, ad esempio, si cerca (bisogna vedere se ci si riesce) di annullare il pensiero, nella meditazione massonica, al contrario, si stimola il pensiero. 

Le tecniche di meditazione orientale insegnano come non pensare, mentre le tecniche di meditazione massonica insegnano come canalizzare il pensiero utilizzando l'allegoria degli strumenti muratori. 

IO – È vero! Noi siamo macchine, macchine in perenne movimento, in un perenne stato stazionario, macchine che non si fermano mai. Miriadi di reazioni chimiche avvengono continuamente nel nostro organismo, il cuore che non cessa mai di battere, la respirazione che avviene sempre. Anche nel nostro cervello avvengono incessantemente reazioni chimiche e gli impulsi elettrici che passano tra i vari neuroni non si interrompono mai, se non dopo la nostra morte. 

Non pensare è impossibile, è pura illusione. Dentro di noi c'è un caos perenne. 

Il creatore, però, ha canalizzato questo caos trasformandolo in un ordine prestabilito. 

La scintilla originaria, però, quel caos da cui deriviamo, continua a rimanere sempre dentro di noi.

Daemon – Esatto! 

È questo il dono più grande che il Grande Architetto dell'Universo  ci ha concesso, la capacità di scegliere (LIBERO ARBITRIO) se trasportare questo ordine nei nostri pensieri e nelle nostre azioni o abbandonarci al caos primordiale. I due poli (positivo e negativo) della batteria cosmica (Caos ed Ordine) sono necessari. Senza di essi non ci potrebbe essere movimento e quindi cambiamento, ma sta a noi decidere come canalizzare questo movimento (“bisogna avere un caos dentro di sé per generare un stella danzante”). Ascoltando il mondo circostante (i segnali che ci provengono dal mondo esterno, radio, TV, mass media) siamo necessariamente travolti dal caos, da una miriade di informazioni che ci bombardano quotidianamente. 

È proprio questa la lezione che la Massoneria ci dà e che fa di essa una scuola iniziatica incredibilmente moderna ed attuale, nonostante i suoi oltre 300 anni di storia.


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Fratellanza e RECIPROCITA'

A proposito di Fratellanza:
circa 6 mesi fa, il mio vicino mi ha chiesto la password di Internet. Gliel'ho data perché non mi costava nulla e perché andavo d'accordo con lui. Ieri stavo tornando a casa e lui era sulla porta.
Mi sono fermato a parlare un po’ come al solito, e lui mi ha detto allegramente che ora aveva Netflix.
Al che, io ho detto scherzosamente: "Lavoro sodo, a malapena ho tempo per guardare la TV, ma è fantastico, se mi prestassi la password per guardare qualche spettacolo te ne sarei grato". Si è sentita una voce in lontananza, era sua moglie, seduta in macchina: "Non possiamo dargliela, perché io sono quella che paga e non posso condividerla."

Regnava il silenzio più totale!
L'uomo si è scusato sottovoce, io ho detto che non c'erano problemi. Abbiamo continuato a parlare di altre cose, infine sono rincasato e lui è rimasto fuori a sbrigare le sue cose. Poco dopo, la moglie è uscita per chiamarlo, sembrava molto nervosa, diceva che la televisione non funzionava. Il mio vicino è entrato in casa, io guardavo fuori dalla finestra.

Dopo pochi minuti, lui e sua moglie sono venuti a chiamarmi e mi hanno detto che la rete non funzionava, che la password non entrava. Li ho guardati e ho detto: "Ho cambiato la password, perché sono io che pago e non posso condividerla".

La moglie è diventata rossa e ha cercato di dire qualcosa, ma io ho detto:
"Signora, io ho la mia rete e voi avete il vostro Netflix, tutto va bene e tutti sono felici". Si sono voltati e se ne sono andati chiudendo la porta.
Non mi hanno mai più parlato.
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La storia non è mia, ma ecco la lezione che ho imparato da essa:
- L'amicizia deve essere reciproca.
- L'amore deve essere reciproco.
- L'affetto deve essere reciproco.
Nel tempo ho imparato a restituire:
- il silenzio con il silenzio,
- le assenze con le assenze,
- l'affetto con l'affetto,
- l'amicizia con l'amicizia,
- la lealtà con la lealtà.
Niente più sentimenti unidirezionali.
I sentimenti devono essere reciproci.
PS.
Se siete buoni solo a prendere, la vita vi riserverà delle sorprese... 😉

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E POI E' INVERNO !

E POI È INVERNO 😘

Sai... il tempo ha un modo di muoversi velocemente e di coglierti di sorpresa con il passare degli anni. 

Sembra solo ieri che ero giovane, appena unito e avviandomi verso una nuova vita con la mia partner. 

Eppure, in un certo senso, sembra che sia passato un secolo, e mi chiedo dove siano finiti tutti quegli anni. 

So di averli vissuti tutti. Ho frammenti di come era allora e di tutti i miei sogni e speranze. 

Ma eccolo qui... l'inverno della mia vita, e mi coglie di sorpresa... 

Come ci sono arrivato così in fretta? 

Dove sono andati gli anni e dove è andata la mia giovinezza? 

Ricordo bene di aver visto persone anziane nel corso degli anni e di aver pensato che quelle persone anziane erano lontane anni luce da me e che l'inverno fosse così lontano che non riuscivo a immaginarlo o a comprenderlo completamente. Ma eccolo qui... i miei amici sono in pensione e, quelli che non se ne sono andati, stanno diventando grigi... si muovono più lentamente e ora vedo persone anziane. 

Alcuni sono in condizioni migliori e altri peggiori di me... ma vedo il grande cambiamento... 

Non come quelli che ricordo giovani e pieni di vita... ma, come me, la loro età inizia a mostrarsi e ora siamo quelle persone anziane che vedevamo e che non pensavamo saremmo mai stati. 

Ogni giorno ora, scoprire che farsi una doccia è un vero obiettivo per la giornata! E fare un pisolino non è più un piacere... è obbligatorio! Perché se non lo faccio di mia volontà... mi addormento semplicemente dove mi trovo! 

E così... ora entro in questa nuova stagione della mia vita impreparato per tutti i dolori e le perdite di forza e capacità di fare le cose che desideravo fare ma che non ho mai fatto! 

Ma, almeno so, che anche se l'inverno è arrivato e non so quanto durerà... so che quando sarà finito su questa terra... NON sarà finito. Inizierà una nuova avventura! 

Sì, ho rimpianti. Ci sono cose che avrei voluto non fare... cose che avrei dovuto fare, ma davvero, ci sono molte cose di cui sono felice di aver fatto. 

E tutto in una vita. 

Quindi, se non sei ancora nel tuo inverno... lascia che ti ricordi che arriverà più velocemente di quanto pensi, qualunque cosa tu desideri realizzare nella tua vita, fallo velocemente! Non rimandare le cose troppo a lungo! 

La vita passa velocemente, fai quello che puoi oggi, poiché non puoi mai essere sicuro se questo è il tuo inverno o no! 

Non hai la promessa di vedere tutte le stagioni della tua vita... quindi, vivi per oggi e dì tutte le cose che vuoi che i tuoi cari ricordino... e spera che ti apprezzino e ti amino per tutte le cose che hai fatto per loro negli anni passati! 

"La vita" è un dono per te. 

Il modo in cui vivi la tua vita è il tuo dono per coloro che vengono dopo di te. 

Rendilo fantastico. 

VIVI BENE! GODITI OGGI! 

FAI QUALCOSA DI DIVERTENTE! SII FELICE! 

PASSA UNA BELLA GIORNATA! 

RICORDA:... 

"La vera ricchezza è la salute e non pezzi d'oro e d'argento." 

VIVI FELICE QUEST'ANNO E OGNI ANNO! 

INFINE, CONSIDERA QUESTO: 

OGGI È IL GIORNO PIÙ VECCHIO CHE TU ABBIA MAI VISSUTO, MA ANCHE IL PIÙ GIOVANE CHE TU AVRAI MAI, QUINDI - GODITI QUESTO GIORNO FINCHÉ DURA. 

🌿🌿🌿 

P.S. 

Tutto sommato mi sono anche annoiato. 

Mi sono annoiato della teoria, di tutte quelle parole che non si traducono in azioni. 

La nostra vita è un riflesso di ciò che siamo, non di ciò che diciamo di essere. 

I nostri gesti quotidiani, il nostro lavoro, le nostre relazioni... tutto è un esempio concreto di ciò che abbiamo imparato e di come lo mettiamo in pratica. Ma finché si resta focalizzati sul collezionare conoscenza, l’unica cosa che facciamo è raccontare a noi stessi e al prossimo come si sta al mondo. E allora cosa vediamo? 

Vediamo persone che comunicano con supponenza, che guidano l’auto insultando chi le rallenta, che si arrabbiano col collega che sbaglia... Vediamo persone che parlano di cambiamento, ma che non lo mettono in pratica

Dobbiamo imparare a essere coerenti tra ciò che diciamo e ciò che facciamo. Solo allora potremo dire di aver veramente imparato qualcosa.

Mi sono annoiato della teoria, e spero che anche altri si possano annoiare di tutte quelle parole che non si traducono in azioni concrete. E spero in un impegno collettivo per trasformare le conoscenze acquisite fin qui in uno stile di vita autentico, con tutti i suoi tentativi, i suoi errori, i suoi casini, ma con un unico e bastevole strumento: 

L'ESEMPIO - L'ESEMPIO - L'ESEMPIO !!!

Volete capire il Mondo? 

la cultura, l'umanità, le guerre, le amicizie, le parentele, le associazioni, la sanità, i rapporti con le persone, le aziende, le organizzazioni, gli enti, la politica? Bene... 

Seguite il flusso del DENARO e capirete TUTTO ! 

Giancarlo Bertollini

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Derinkuyu - Agartha - Samballah - Misteri da Scoprire


Sebbene il complesso sotterraneo di Derinkuyu, situato in Cappadocia, Turchia, abbia guadagnato popolarità negli anni '70, quando il ricercatore e autore svizzero Erich Von Däniken lo rivelò al mondo attraverso "L'oro degli dei", Derinkuyu sollevava da tempo domande, soprattutto tra gli archeologi locali.

Fu scoperta per caso quando un uomo abbatté il muro del suo seminterrato. Quando gli archeologi arrivarono, rivelarono che la città era profonda 18 piani e aveva tutto il necessario per la vita sotterranea, comprese scuole, cappelle e persino stalle. 

Derinkuyu, la città sotterranea della Turchia, ha quasi 3.000 anni e un tempo ospitava 20.000 persone. 

Molto probabilmente Fuori, C'erano spesso condizioni metereologiche molto avverse, perciò le popolazioni, potrebbero aver cercato rifugio all'interno della montagna per poter sopravvivere. 

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Eraclito e la Scuola di Atene

Eraclito di Efeso

Filosofo greco (6º-5º sec. a. C.), soprannominato per il suo stile ὁ σκοτεινός ("l'oscuro, il tenebroso").

Autore dell'opera in prosa ionica Περί ϕύσεως ("Intorno alla natura"), che si riallaccia, almeno [...] contraddittoria.

Simile modo di argomentare può far capire come l'unità degli opposti sia il tema fondamentale della filosofia di Eraclito. Ciascuna realtà non può essere sé stessa se non opponendosi alle altre, in un'eterna guerra che è la madre.

Chi era Eraclito?

Eraclito di Efeso, filosofo greco pre-socratico, è noto per la sua concezione del mondo come un flusso continuo, un divenire incessante (panta rei). Per lui, ogni cosa è in perenne movimento, e la staticità è sinonimo di morte. Il fuoco è considerato il principio originario di tutte le cose, il principio di tutto il divenire. Eraclito enfatizza la necessità di seguire il logos, la ragione universale che governa l'universo, e la verità eterna e assoluta.

Il Divenire (Panta Rei):

Eraclito è ricordato come il filosofo del divenire, in quanto concepisce il mondo come un flusso costante, dove tutto è in movimento e nulla è statico. L'immagine del fiume è spesso usata per illustrare questo concetto, in quanto le acque sono sempre diverse, proprio come il mondo che è in continua evoluzione.

Il Fuoco come Arche (Principio Originario):

Eraclito identifica il fuoco come l'elemento fondamentale da cui tutto deriva e verso cui tutto ritorna. Il fuoco, per la sua natura mobile e dinamica, rappresenta il divenire per eccellenza.

Il Logos:

Eraclito sostiene che esiste una legge universale che governa il mondo, il logos, che è la ragione e la verità eterna. Egli invita a seguire il logos per comprendere la vera natura delle cose.

L'Interdipendenza degli Opposti:

Eraclito crede che la realtà sia unita e dinamica, con gli opposti che si interdipendono e si trasformano reciprocamente. La dialettica è fondamentale nel pensiero di Eraclito: la guerra, il conflitto e la contraddizione sono elementi costitutivi della realtà, e l'armonia nasce dall'equilibrio tra gli opposti.

La Verità e l'Opinione:

Eraclito distingue tra il logos, che è la verità oggettiva, e la doxa, che è l'opinione soggettiva e spesso errata. Egli invita a guardare oltre le apparenze e a cercare la verità profonda, che si trova nella ragione universale.

L'Eternità dell'Ordine Cosmico:

Eraclito sostiene che l'ordine del mondo è eterno e non creato da alcun dio o uomo. L'universo è in continuo movimento, ma segue una legge universale e necessaria.

 











Bibliografia:

Enciclopedia Treccani

Eraclito di Martin Heidegger - Eugen Fink:

L’inizio del pensiero occidentale - Logica. La dottrina eraclitea del Logos 











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SEZIONE AUREA E SUCCESSIONE DI FIBONACCI

Dalla Sezione Aurea alla successione di Fibonacci”.

Nel quadro di Magritte in copertina ritroviamo una tela che produce fedelmente il paesaggio incorniciato dalla finestra. E' solo una sottile linea bianca che ci fa riconoscere lo spessore del telaio su cui è montata la tela.Viene così tracciato un netto distacco tra il mondo dell'arte, la rappresentazione, e la realtà. 


Ma il compito dell'arte, a mio parere, è proprio quello di rappresentare l'irrappresentabile, l'assurdo, per permetterci di comprendere ed interpretare meglio la realtà. E' proprio l'arte, nella fattispecie della musica, che mi ha spinto ad affrontare un percorso alla ricerca di un ordine microscopico all'interno di strutture che macroscopicamente si presentano come caotiche; un percorso di discernimento e di selezione dell'unica voce la quale, in una massa indistinta di suoni e rumori, si presenta come la più armonica e la più coerente.
«Tra la lucidità e la follia c'è solo una sottile linea rossa » , scriveva Rudyard Kipling, e così chi sceglie di rimanere in bilico su quella sottile linea bianca del quadro ha la possibilità di contemplare la vita nelle sue molteplici forme e di osservare i ponti che talvolta si creano da una parte all'altra.

COS'E' LA SEZIONE AUREA

La Sezione Aurea è un ponte tra l'arte, la scienza e la religione: una semplice coincidenza o la prova di un ordine divino? 
La successione di Fibonacci e l'intuizione di Keplero

NUMERO AUREO FIBONACCI

Nel 2010 un esperimento compiuto dall'Helmotz-Zentrum di Berlino ha portato alla scoperta di una particolare simmetria nella materia allo stato solido a scale molto piccole, coinvolgendo anche la sezione aurea. Il niobato di cobalto, un materiale magnetico, è stato sottoposto ad un campo magnetico che trasforma la catena magnetica del campione in uno stato chiamato «critico quantistico». 

Tramite una sonda particolare, il dispersore di neutroni, i ricercatori hanno potuto «visualizzare» delle vibrazioni che si producevano in scala atomica; osservando che la catena atomica si comportava come una corda di chitarra a livello nanoscala. E' stata trovata così una serie di vibrazioni (note) risonanti, ossia una scala. 

Le prime due note hanno una frequenza nell'ordine di 1,618, ovvero il famoso Numero Aureo

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Ipazia di Alessandria

C’era una donna quindici secoli fa ad Alessandria d’Egitto, il cui nome era Ipazia

C’era una bellissima donna ad Alessandria d’Egitto la cui voce e la cui sapienza ancora oggi la nebbia del tempo non ha sbiadito. 

Il suo nome nella lingua greca evocava un’idea di eminenza, acume e suprema altezza. Glielo aveva dato suo padre Teone, celebre sapiente, che progettava per lei una carriera di studiosa. Essendo per natura più dotata del padre Ipazia non si fermò agli insegnamenti tecnico-matematici che lui praticava nella Scuola di Alessandria, ma si donò anima e corpo alla filosofia. 

L’educazione che ricevette convogliò in lei i principi fondamentali della gran parte delle altre scienze, facendone un prodigio. 

Di lei è indubbio che sia stata la terza caposcuola del neoplatonismo dopo Platone e Plotino. Contrariamente a quanto la dottrina più superficiale sostiene, è ragionevole sostenere che  il V secolo d.C. non si configurò come epoca di decadenza della cultura, al contrario. L’amore per la sapienza era più vivo che mai e le lezioni di Ipazia, docente nella Scuola di Alessandria - come suo padre prima di lei - erano viste come un luminoso esempio di cultura: gli amanti del sapere accorrevano dal mondo greco e romano per ascoltarla perpetuare la tradizione dell’antica scuola platonica. 

Questo è quanto ci dice su di lei Socrate Scolastico nella sua Storia Ecclesiastica. Inoltre, l’enciclopedista bizantino Suida riprende le parole di Damascio (biografo di Isidoro) che racconta: “pur essendo lei una donna indossava il tribon (il mantello grezzo dei predicatori cinici N.d.R.) e faceva le sue pubbliche apparizioni in città per spiegare a chiunque volesse ascoltarla chi fosse Aristotele o Platone o qualcun altro dei grandi filosofi”. 

Tuttavia è l’opera stessa di Teone e Ipazia e quel che ne conserva la tradizione a far ritenere che le lezioni di padre e figlia non impartissero solo il platonismo teoretico bensì il suo avviamento tecnico-matematico e astronomico. 

Ipazia scrisse, infatti, annotazioni scientifiche a opere classiche (non a Platone o ai neoplatonici ma alle Coniche di Apollonio di Perga - Apollonio era un matematico e astronomo greco diede alla parabola, iperbole ed ellittica i nomi con cui oggi sono chiamate -  e l’Algebra di Diofanto). 

A Ipazia si deve anche l’edizione di un testo di Tolomeo. 

Sul piano strettamente filosofico gli studiosi hanno dedotto che la figlia di Teone professasse un neoplatonismo di tipo primitivo, dove si stigmatizzava un’inclinazione orientaleggiante del neoplatonismo da un lato ma anche alla fisionomia ateniese: alla prima (all’inclinazione orientaleggiante N.d.R.) ci si opponeva con un certo razionalismo, alla seconda (al neoplatonismo polemicamente anticristiano della scuola ateniese) con una notevole neutralità verso il nascente cristianesimo. 

Questo profilo filosofico di Ipazia è avvalorato dalla circostanza storica che Sinesio (Vescovo di Cirene, quindi cristiano) non si sia mai discostato dagli insegnamenti filosofici della sua Maestra e che anzi li abbia coltivati con devozione, in conformità alla tradizione platonica che affonda le proprie radici nel rapporto maestro - allievo come tra Socrate e Platone.  Sinesio in armonia con gli insegnamenti di Ipazia sosterrà sempre che la filosofia - scienza delle scienze - è il mezzo con il quale l’uomo comunica tanto con i suoi simili quanto con Dio. 

Non dobbiamo, tuttavia, credere che vi fosse un’inclinazione di Ipazia per il cristianesimo. Non è neppure ortodosso attribuirle una “neutralità confessionale”  quanto invece una tolleranza verso la nascente cristianità. Tollerare non significa accreditare e tantomeno credere, bisogna distinguere bene tra tolleranza e consenso intellettuale: sembra, quindi che Ipazia e i suoi allievi non cristiani tollerassero i dogmi cristiani attraverso l’antica arte platonica della “nobile bugia” praticata dai sapienti. 

Un elemento che ho ritenuto di grande interesse è che al sodalizio di Sinesio e Ipazia vengano attribuite alcune “attività sotterranee” nell’ambito del platonismo. Sinesio era lo studioso della natura che aveva inventato uno strano modello di alambicco e fu anche autore di un trattato di alchimia. 

Egli nell’Epistola a Erculiano alluse ad un segreto iniziatico, chiaro indizio di insegnamento esoterico. Nel Dione (opera dedicata ad Ipazia), invece, sono certamente dissimulate “Dottrine inviolabili” (abebela dogmata). 

In quegli anni anche la matematica era messa all’indice come “scienza pericolosa” e l’unione del neoplatonismo con l’occultismo poteva costare la vita. 

Ipazia, come scrive il suo contemporaneo Filostorgio, divenne superiore al padre nell’arte dell’osservazione degli astri. 

E’ apparso evidente anche al maggior biografo di Sinesio che Ipazia dispensasse a una ristretta cerchia di studenti “una dottrina esoterica in margine ai programmi ufficiali” e probabilmente, in questa accezione - sempre riservata a pochi studenti scelti - l’insegnamento tecnico - astronomico di Ipazia nascondeva la vera materia delle lezioni magistrali della filosofa, vale a dire una rivelazione esoterica vera e propria.

L’astronomia, però, era molto più di una facciata. Uno dei segreti dell’esoterismo pagano era l’identificazione degli dei dell’olimpo politeista con i corpi celesti e le costellazioni e di qui la loro riconducibilità alle formule matematiche. Il linguaggio della matematica e dell’astronomia, praticato dagli ellenici e dai pitagorici aveva reso possibile la circolazione delle stesse dottrine e conoscenze ancestrali e delle stesse figure astrali (numeriche, divine) dal nucleo della sapienza caldea (sapienza babilonese N.d.R.)

Nel Discorso sul dono di Sinesio si legge: “L’astronomia è già di per sé una scienza più che degna, ma può servire forse ad ascendere a qualcosa di più alto, può essere l’ultima tappa, io credo, verso i misteri della teologia (…) poiché il corpo perfetto del cielo ha la materia sotto di sé e il suo moto è stato equiparato dai più noti filosofi all’attività dell’intelletto.”

Un contributo di Gemma Beretta nello studio della figura di Ipazia parte dai versi che Pallada le dedicò: “Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto” ad indicare da un lato l’amore per l’astronomia e dall’altro la tensione filosofica. 

Nel tracciare una nuova mappa nel cielo Ipazia indicava sempre una traiettoria nuova - e insieme antichissima - con la quale gli uomini e le donne del suo tempo potessero imparare ad orientarsi sulla terra e dalla terra al cielo e dal cielo alla terra, di nuovo, senza interruzioni e senza la mediazione di alcun potere ecclesiastico. Ipazia insegnava ad entrare dentro di sé (nell’intelletto) guardando fuori la volta stellata, mostrando come procedere in questo cammino - decisamente iniziatico -  con il rigore proprio della geometria e dell’aritmetica che tenute insieme costituivano un canone di ricerca della verità. 

Ipazia era certamente anche una guida spirituale: la devozione che Sinesio le esprime nell’epistolario - tanto più singolare se consideriamo che le sue parole erano rivolte a una coetanea - si spiega solo supponendo un legame “sacro” tra loro, quasi sacerdotale. 

Questa di Ipazia di Alessandria era certamente una figura scomoda per il movimento antipagano germogliato in quegli anni e a cui aveva partecipato tutta la chiesa d’Egitto, in un clima di guerriglia civile e religiosa. Era nato il movimento monastico per sostenere il vescovo Teofilo prima e il nipote di questi Cirillo poi. Questi monaci erano un nugolo di uomini che conducevano una vita da porci e compivano apertamente crimini innominabili.

Cirillo, avido e ottuso, contraddisse col suo episcopato l’idea di tolleranza propugnata dall’editto di Costantino, così come le tendenze conciliatorie tra paganesimo e cristianesimo che l’imperatore aveva appoggiato politicamente e giuridicamente sancito. 

Il potere di Ipazia era però di altro tipo  sebbene altrettanto indiscusso fosse quello sociale e politico. Il tipo di Philosophia di Ipazia va incluso, prima che nella storia del pensiero in quella del rapporto, tanto pagano quanto cristiano, fra la donna e il sacro. 

In questa visione la sua importanza va collocata nella linea di successione di capi o gran maestri, esoterica, non segreta che stando alle testimonianze di Sinesio la vide alla guida della confraternita neoplatonica più importante della sua epoca. Fu un vero anello della catena di avvicendamento (diadoche) nella tradizione iniziatica neoplatonica. In poche parole si può sostenere  che questa linea sotterranea di platonismo intrisa di pitagorismo e sapienza zodiacale caldea continuerà il suo percorso per tutto il millennio bizantino anche con la contaminazione di intellettuali ecclesiastici come Bessarione. 

Ipazia, nella sua scuola di pensiero, contaminò attraverso la tolleranza la razionalità cristallina della filosofia platonica ateniese con la tradizione iniziatica ed esoterica mediorientale nata e sviluppatasi in terra d’Egitto. Sempre attraverso la tolleranza Ipazia incluse la compagine cristiana in quello che mi piace definire, personalmente, un apostolato iniziatico di sapienza. 

Questa forma di proto-massoneria rimase aperta soprattutto alle donne fino ai gradi più alti di iniziazione se non a posizioni di vertice come quello di Ipazia. Fu solo col suo passaggio a Occidente e il suo trasfondersi, attraverso il caposcuola Gemisto (detto Pletone nato nel 1355 a Costantinopoli), nelle accademie platoniche europee, che la componente femminile, fino ad allora vitale ed illustre, scomparve. 

Per concludere nel V secolo Ipazia Muore. E’ l’8 marzo 415 d.C. e Ipazia stava percorrendo la scalinata che l’avrebbe condotta, come ogni giorno, alla sua scuola. Venne raggiunta dagli uomini vestiti di nero del Vescovo Cirillo. Le strinsero le braccia e la portarono sul luogo del martirio. Ella non venne strappata da un trono ma da una cattedra. Venne scuoiata viva, smembrata e bruciata dalla bestia dell’oscurantismo che divorava il Patriarca di Alessandria (un prelato illustre ottenebrato solo dall’emulazione, dall’ambizione e dall’invidia). Cirillo venne persino dichiarato santo benché crudele e unico colpevole di questo efferato omicidio e di altre nefandezze inenarrabili. 

Ipazia muore, dicevamo, è vero. Tuttavia non scompare, passa la fiaccola, piuttosto. Infatti il nucleo intellettuale di cui è stata vista come l’ultima esponente è quello da cui germoglierà la più rigogliosa fioritura della cultura bizantina. Lì il paganesimo sopravvivrà non solo nel platonismo filosofico ma anche nel culto popolare cristiano dove all’antico olimpo politeista si sostituirà il martirologio. 

Ai fini dei nostri studi la figura di Ipazia e i suoi insegnamenti rappresentano un punto di grande interesse. Per la prima volta in Ipazia troviamo l’anello di congiuntura tra la filosofia greca e la tradizione esoterica mediorientale, egiziana, dalla quale Ipazia attinge nell’insegnamento dell’esoterismo ad una ristretta cerchia di discepoli, come abbiamo accennato prima. 

Ipazia è alla ricerca della sapienza ma anche di una via iniziatica, di un percorso intrapreso guardando la volta celeste e scavando nel proprio intelletto, nel proprio io. Lei lo fece come caposcuola, come studiosa, insegnate e come donna. 

A qualunque cosa Ipazia sia assomigliata di più, a una studiosa, a una sacerdotessa, a un’insegnante o a una colta aristocratica trasgressiva, che abbia davvero fatto innamorare i suoi allievi, che abbia o no - non è escluso - scoperto qualcosa di nuovo, non è fondamentale. 

Che l’insegnamento iniziatico che lei impartiva all’inquieta aristocrazia ellenica offrisse o no la rivelazione che a un livello alto della teologia platonica inglobava quella cristiana e che i dogmi improbabili di quest’ultima venissero tollerati attraverso l’arte platonica della “nobile bugia” non è importante. 

Ciò che davvero conta, a mio avviso, è imparare dal passato e ogni volta che nella storia si riproporrà il conflitto tra un Cirillo e un’Ipazia quel che veramente farà la differenza sarà stare sempre dalla parte di Ipazia


Bibliografia:  

- Da Ricerche sul WEB

- TRECCANI - Enciclopedia Italiana. 

- Lavori e Ricerche Storiche di Simona Teodori.  

- Augusto Franchetti, Roma al femminile - Laterza, Roma 1994.

- Silvia Ronchey, Ipazia La vera storia, ed. best BUR - Milano 2015. 

- Gemma Beretta,  Ipazia di Alessandria, Editori Riuniti - Roma 2014.

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GLDI: 1995-2007

1995: 

anno in cui fu eletto alla guida della Gran Loggia d'Italia il pisano Franco Franchi (1926-2002), medico endocrinologo e professore universitario.

La Gran Maestranza di Franchi fu caratterizzata da una nuova spinta verso il mondo esterno: si scelse collaboratori nuovi, giovani, che portarono una ventata di novità all'obbedienza. A Firenze, per esempio, si avvalse di un ispettore provinciale che, per primo, seppur con la dovuta riservatezza, aprì la storica sede di Borgo Pinti ai profani, con iniziative culturali e politiche, tanto che molti chiamarono quel periodo "la primavera fiorentina". Franchi promosse altresì dibattiti ed iniziative pubbliche, anche a livello internazionale, ed improntò la sua Gran Maestranza ad una più fitta rete di rapporti con le principali obbedienze europee ed extraeuropee.

Questa nuova rete di rapporti internazionali portò, il 4 dicembre 1998, all'ingresso della Gran Loggia d'Italia nel S.I.M.P.A. (Secretariat International Maçonnique des Puissances Adogmatiques, Segretariato internazionale delle potenze massoniche adogmatiche). Un'altra importante iniziativa di Franchi fu quella di limitare ad un massimo di due i mandati che ogni Gran Maestro poteva svolgere.

Alla Gran Maestranza di Franco Franchi si deve anche la nascita dell'Unione Massonica del Mediterraneo, fondata nel 2001, che vede la Gran Loggia d'Italia come coordinatore unico permanente, ed alla quale aderiscono il Grande Oriente di Francia, la Gran Loggia Simbolica di Spagna, il Grande Oriente di Grecia, l'Ordine Massonico Internazionale "Delphi", la Gran Loggia Centrale del Libano, la Gran Loggia dei Cedri, la Gran Loggia liberale di Turchia e la Gran Loggia del Marocco.

La Gran Maestranza Danesin

Sia sotto la illuminata guida del Sovrano Franco Franchi che del Sovrano Luigi Danesin, la cura dei Marchi, dei Domini e dei Siti venne affidata al Fratello Giancarlo Bertollini, inclusa la prima realizzazione del Sito della Gran Loggia d'Italia.

Nel dicembre del 2001 il veneziano Luigi Danesin fu eletto Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro, succedendo a Franco Franchi alla guida dell'Obbedienza di Piazza del Gesù.

Luigi Danesin è stato riconfermato per il suo secondo mandato fino alla fine del 2007. Durante la maestranza di Danesin, la Gran Loggia d'Italia ha celebrato il duecentesimo anniversario della fondazione del Supremo Consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato e nel 2007 i duecento anni della nascita di Giuseppe Garibaldi, già Gran Maestro della Massoneria Italiana e membro del Supremo Consiglio. Grazie all'attività di raccordo e ai rapporti internazionali portati avanti dallo stesso Luigi Danesin, il 27 maggio 2007 è stata siglata la "Dichiarazione di Roma", con la quale 24 supremi consigli di Rito scozzese provenienti da tutto il mondo sanciscono una unità d'intenti sullo sviluppo della Massoneria Scozzese a livello internazionale.

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