E’ intenso in me il ricordo dell’iniziazione. Era il 2 Luglio del 2015, ed io, un profano, venni introdotto in quello che chiamarono il gabinetto di riflessione, da due uomini incappucciati e vestiti di un lungo mantello nero.
Entrai in quello che per me era poco più di uno sgabuzzino molto stretto e mi sedetti. Vidi molte cose strane, lo ammetto, ma una particolarmente catturò la mia attenzione: alle mie spalle, affissa al muro nero c’era una scritta bianca: V.I.T.R.I.O.L. Sono sempre stato curioso per natura e ho sempre odiato non conoscere il significato delle cose, ambendo - ogni qualvolta mi si proponesse un termine nuovo o un concetto sconosciuto o su cui sapevo poco - di informarmi e renderlo mio una volta per tutte.
Ammetto che la prima cosa che provai a fare fu mettere la mano nella tasca, ma il mio smartphone non c’era, lo avevo lasciato in una cesta agli uomini incappucciati che mi chiedevano di lasciare i metalli fuori dal tempio: svolsi l’intera iniziazione senza conoscere il significato di quella parola, fu un incubo.
Quella sera, dopo l’iniziazione tornai a casa e la prima cosa che feci fu andare su Google e digitare quella parola così strana. Lessi tutto il possibile e ora a distanza di un anno, con un poco di esperienza in più e ben conscio degli obiettivi interiori prefissati vorrei riportarne un breve resoconto.
L’acronimo - al quale a volte si aggiungevano ulteriori due lettere V.M., sta per: “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Veram Medicinam), che tradotto alla lettera vuol dire “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta (vera medicina)” - comparve storicamente per la prima volta nell'opera Azoth del 1613 dell'alchimista Basilio Valentino.
L'invito, rivolto alla “terra” interiore di ciascuno, è evidente. È l’inizio di un percorso, una frase programmatica, il momento indispensabile del percorso iniziatico.
È una parola derivata direttamente dall’insieme degli insegnamenti, dei suggerimenti e delle proposte operative, oltre che dalle speculazioni alle stesse connesse, che nel corso della storia sono state tradizionalmente trasmesse, e a noi giunte sotto il nome di Alchimia. Da ciò risulta evidente che il riferimento a tale termine comporta il riferirsi ad uno dei materiali con i quali gli operatori, gli Alchimisti, tendevano a realizzare la trasformazione del piombo, o comunque di una materia vile e di scarso valore, in oro, il compiuto raggiungimento del fine ricercato.
Metaforicamente si traduce nel dissolvimento degli aspetti più duri ed egoistici della persona, così come degli elementi fisici più grossolani (i.e. piombo), per ricomporli in forma nobile e giungere alla realizzazione del materiale più pregiato (l’oro).
Come anticipato, la prima parola nella parete nord del gabinetto di riflessione, in alto, appunto è V.I.T.R.I.O.L.
Ed è da tale parola che l’iniziato parte per portare a termine il suo primo viaggio, quello riguardante la Terra, viaggio da compiersi fuori dal Tempio massonico, decisamente presupposto per l’iniziazione quasi fosse una direttiva di carattere generale prima ancora di ogni altro singolo invito ed ammonimento.
Già da una prima lettura di tale acrostico (parola-frase) possiamo bene intendere che, mentre per un verso si vuole comunicare un insegnamento ed un significato consequenziale utile a chi lo riceve, quale percorso ed operazione da compiere per il ritrovamento di una soluzione delle problematiche che hanno spinto l’iniziando stesso a richiedere l’iniziazione muratoria, per l’altro la parola stessa contiene in sé – oltre al senso letterale della frase già palesato – anche qualcosa di più del semplice invito operativo che viene solennemente fatto.
Il significato della parola V.I.T.R.I.O.L (ed ancor più quello di V.I.T.R.I.O.L.U.M), è ben altro, ben più impegnativo e risolutivo dei problemi dell’individuo.
Mi incuriosisce innanzi tutto il senso della frase e il significato da dare al contenuto della stessa, da attualizzarsi sui diversi possibili piani operativi, ma quel che ancor più incuriosisce è il fatto che il suo senso apparente costituisce un risultato che dovrebbe ritenersi compiuto una volta effettuato il viaggio nella Terra.
Tale viaggio, allora, potrebbe avere una duplice finalità:
1. terminare con la morte della persona fisica ed il passaggio all’oriente eterno: in tal caso il percorso si interromperebbe laddove si è arrivati e la pietra nascosta potrebbe essere il livello di crescita personale raggiunto.
2. potrebbe anche essere inteso come un ammonimento che sollecita l’iniziando, il compagno ed il maestro a ripetere di continuo l’operazione, grado dopo grado, carica dopo carica senza mai avere un vero e proprio fine ma solo una tensione ad esso.
In realtà la ricerca dell’effettivo significato della frase, e la proposta primaria di attenzione da prestarsi a tale termine, costituiscono essi stessi la ricerca della pietra nascosta: una sorta di tautologia.
Ma è il profano a trovarsi dinnanzi a questa frase: l’insegnamento che sta per intraprendere vuole che l’iniziando sia consapevole, desto, non rinchiuso, né condizionato da e in soluzioni banali, scontate o dogmatiche delle tematiche che la realtà a lui propone.
A tal fine lo stimola e lo mette, già con questa prima parola, alla prova, palesando apparenti contraddizioni di significato, di terminologie e di situazioni che esigono invece una soluzione del tutto giustificante ogni possibile dubbio e domanda.
Soluzioni che vogliono appunto l’adozione della massima attenzione e l’esecuzione di una effettiva indagine con l’attivazione piena delle facoltà presenti nell’individuo, del pensare, del riflettere, meditare, coordinare e trarre conclusioni ma soprattutto della ricerca coadiuvata di tutti i fratelli di una loggia.
Il visitare comporta una presenza fisica, non è una semplice comparsa. Non un semplice pensare o intervento mentale, ma la partecipazione dell'interezza della persona. Una presenza fisica con un’intensa motivazione nella ricerca.
Tutti noi da bambini giocavamo alla caccia al tesoro o quantomeno eravamo soliti nascondere gli oggetti per noi preziosi in luoghi inaccessibili agli estranei. La ricerca del tesoro nascosto ha sempre alimentato un’inguaribile frenesia nelle capacità umane, negli istinti più sopiti con una continua tensione alla scoperta, pervasa da sentimenti sempre positivi e dall’aumento della fiducia nelle proprie capacità.
Il termine visitare, d'altronde, significa anche assumere un atteggiamento dinamico, bandendo la staticità; significa procedere al fine di osservare, analizzare, scegliere determinati percorsi ed avanzare per raggiungere il fine che ci siamo proposti.
Ma qual è l'oggetto della visitazione? Il luogo viene indicato quale l'interno della terra, non la superficie, ma la parte più nascosta e non visibile ordinariamente.
Il visitare la parte più nascosta della terra rimanda inesorabilmente al termine “Katabasis”, la discesa verso gli inferi. Ercole, Polluce, Orfeo, Inanna, Kessi, Xolotl, Enea, Dante, Gesù Cristo (morto per poi risorgere) sono solo alcuni degli esempi di quella che è una chiara prerogativa ancestrale dell’essere umano da millenni: scendere nel regno dei morti per poi fare ritorno in quello dei vivi.
Seppur le enormi diversità di questi miti e dei percorsi interiori di ognuno degli eroi che hanno provato la discesa, la finalità è sempre la stessa: un percorso di trasformazione del proprio io, dell’anima, la sconfitta della morte in favore della vita e della conoscenza eterna.
Lo scopo della discesa, della visita all’interno della terra è quindi la catarsi, l’introspezione, che si attuano per l’iniziato attraverso il superamento di alcune prove basate sugli elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco e subito dopo la prova più ardua che coincide con l’inizio del percorso massonico.
CONCLUSIONI PERSONALI - γνῶθι σαυτόν (gnōthi sautón).
Ragionando sul significato del VITRIOL non fa che tornarmi in mente il motto Socratico del “conoscere se stessi” quale condizione fondamentale dell’uomo: un’intera vita volta alla ricerca e alla conoscenza della propria persona non sarebbe una vita sprecata.
Ho sempre creduto che la conoscenza di se stessi sia un percorso certamente individuale ma imprescindibile dell’apporto di coloro che incontriamo sulla nostra strada.
La nostra vita può avere senso solo se rapportata agli altri; sono sempre stato della ferrea convinzione che l’unico modo di vivere una vita degna sia quello di dedicarla agli altri.
Da ciò ho la presunzione di affermare che la ricerca della pietra nascosta e la discesa nella terra sia possibile solo attraverso l’aiuto dei fratelli e delle sorelle; una ricerca collettiva dove ognuno perverrà ad una propria risposta, dove ogni fratello troverà la propria pietra nascosta e starà a lui scegliere se condividerla con gli altri ed iniziare un nuovo viaggio o se tenerla per se, egoisticamente.
Matteo Corallini
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