Breve introduzione alla Filosofia di Diego Fusaro

In questa breve introduzione cercheremo di spiegare che cosa sia la filosofia , perché sia importante conoscerla e l' importanza che essa rivesta nella vita quotidiana. Che cosa è la filosofia? In realtà non esiste una vera e propria definizione di " filosofia ", sebbene in tanti abbiano nel corso dei secoli provato a darne una loro; sappiamo con certezza che la parola "filosofia" derivi dal greco e che letteralmente significhi "amore per il sapere" (filos+sofia); essa è un modo di pensare che possiamo collocare a metà strada tra la scienza e la religione. La filosofia, infatti, è razionale come la scienza, ma globale come la religione. La principale differenza tra scienza e religione consiste proprio nel fatto che l'una per spiegare determinati fatti si serve della ragione, l'altra della fede. La filosofia, dal canto suo, cerca di dare una spiegazione a tutto, ma sempre servendosi della ragione; il che non significa che essa spieghi tutto, tuttavia porta ad un sapere che riguarda un po’ di tutto.   Per esempio la filosofia si è spesso cimentata nel fare un'indagine sui principi della realtà: ci fu chi sostenne che essa derivasse dall' acqua, chi dall' aria e addirittura chi dall' infinito. Si parla spesso di filosofie orientali, ma di fatto esse non esistono, o meglio, si tratta solamente di religioni e tradizioni: la filosofia nasce in Grecia, pur avendo attinto molto dall'Oriente. Le sue due caratteristiche principali sono l'atteggiamento critico con cui essa si propone di esaminare la realtà e il non riguardare né i contenuti né il modo in cui essi sono stati acquisiti. La filosofia nasce nel momento in cui il sapere viene visto come un valore; la nostra cultura, invece, tende a dare importanza solo a quei saperi che possono essere "utili", rifiutando invece quelli che si considerano inutili: per esempio, si va a scuola non di per sé per ottenere il sapere, ma piuttosto per trovare un lavoro. Aristotele, uno dei più grandi filosofi antichi, introdusse il concetto del "sapere per il sapere ", dove il sapere diventa un valore di per sé, pur non trovando magari applicazioni pratiche. La filosofia per Aristotele era la più nobile delle scienze proprio perché "non serve a nulla", ossia perché non ha quel vincolo di "servitù" ed è assolutamente libera: proprio perché priva   del legame di servitù è il più nobile dei saperi. La nostra società, invece, vede il sapere in modo alquanto simile a come lo vedevano le società pre-greche: gli Egizi, ad esempio, si servivano della matematica in senso "utile", ossia per calcolare le entrate e le uscite, mentre invece si servivano della geometria per tracciare correttamente i confini degli appezzamenti terrieri che venivano abitualmente cancellati dalle inondazioni del Nilo. Per fare un altro esempio, i Mesopotamici sfruttavano l'astronomia per calcolare le stagioni. L' idea del sapere è senz'altro vero che i Greci l'han derivata dall' Oriente e dalle sue società lussureggianti di miti e tradizioni, ma l'idea del sapere per il sapere è tutta loro. Pensiamo alla vicenda narrataci da Eraclito, vissuto ad Efeso nel 500 a.C. circa: racconta che il poeta Omero fosse interrogato da alcuni fanciulli e che quelli gli facessero l'indovinello "cosa è che se prendiamo ci lasciamo dietro e se non prendiamo ci portiamo appresso? "; Eraclito racconta che non essendo stato capace a rispondere (la risposta corretta, per curiosità, era : "i pidocchi" ) si uccise. Analoga è la vicenda della Sfinge, che amava fare indovinelli e quesiti e che si uccise perché Edipo seppe risolverli. 
Si potrebbe andare avanti all' infinito con gli esempi che testimoniano quanto fosse importante per i Greci il sapere, ma forse è meglio capire perché la filosofia sia nata proprio in Grecia. Nasce qui soprattutto per via del rapporto che la Grecia aveva con le altre civiltà, dalle quali venivano a conoscenza di spiegazioni mitologiche della realtà; con i primi filosofi cominciarono a discostarsi sempre più dal mito e a prediligere il logos, la ragione. Già Aristotele faceva notare che anche il mito ha, in qualche misura, una valenza filosofica perché cerca di spiegare un po’ di tutto e quindi una sorta di filosofia esisteva già nei miti. 
Non c'è quindi da stupirsi se uno dei maggiori filosofi greci, Platone, darà un valore filosofico ai miti, arrivando addirittura ad inventarne alcuni di sana pianta; Giordano Bruno, nel 1500, riprenderà miti classici per attribuire loro valore filosofico altamente positivo. Ma in fin dei conti quale è la differenza tra ragione (logos) e mito (muqos)? Il mito é una spiegazione tradizionale, il logos è razionale: nella concezione della realtà in chiave mitologica c'è un rapporto diverso con gli oggetti presi in esame rispetto alla concezione filosofica, la quale esamina tutto con lo stesso distacco di un medico che studia una malattia su un paziente o un chimico che studia le molecole. Il mito invece tratta le cose come "persone": l' inciampo in una pietra viene visto, per dire, come lo scontro di due persone. E finché c'è un rapporto persona-persona non potrà mai nascere un atteggiamento scientifico, che invece presuppone il concetto di legge naturale. Particolarmente raffinato e apprezzabile è il modo in cui Platone vede la filosofia: ai suoi occhi essa è come l' amore, ossia la sapienza è un qualcosa che non si potrà mai acquistare definitivamente e proprio per questo si tratta di un' infinita ricerca che non potrà mai dirsi terminata; così come chi è in preda all'eros non possiede mai definitivamente cosa cerca, anche il filosofo non potrà mai far totalmente sua la sapienza, ma non per questo dovrà rinunciarvi! La posizione del filosofo è, per Platone, a metà strada tra la divinità e l'ignorante, una via di mezzo "privilegiata" perché sarà continuamente stimolato alla ricerca per diventare pari alla divinità e per non restare ignoranti come la gente comune. C'è poi chi dice che la filosofia sia una "materia" stupida, assurda, inutile, brutta, indecorosa e che quindi non vorrà mai dedicarvisi ... ebbene costoro non sanno che facendo questi ragionamenti stanno già "filosofando" ... Ma in fin dei conti, si deve o non si deve far filosofia ? Anche se rispondete "no" , sappiate che state già facendo filosofia perché state ragionando; sappiate inoltre che la filosofia mette tutto in discussione e che non prende niente per buono ed è quindi ancora più efficace della matematica, che invece parte da postulati, ossia da verità prese per buone ma indimostrabili. Ma in buona sostanza i filosofi chi sono? Risponde Nietzsche, il folgorante profeta del superuomo: "si possono concepire i filosofi come persone che compiono sforzi estremi per sperimentare fino a che altezza l'uomo possa elevarsi" (La volontà di potenza). Filosofo è chi non si limita a prendere le cose per come sono senza indagare, bensì è chi si pone sempre dei quesiti; pensiamo all'insistente interrogativo socratico ti estin; d'altronde Socrate stesso era del parere che una vita trascorsa senza porsi domande fosse indegna di un uomo. Ciò che ci contraddistingue dalle bestie, come noteranno bene pressoché tutti i filosofi, è la ragione, il pensare ed esprimere ciò che pensiamo: il pensare è indubbiamente uno dei massimi piaceri concessi al genere umano e perché non servirsene? Perché trascorrere l'intera vita senza esercitare la dote che ci distingue dalle bestie ? A questo punto, però, si potrà contestare che una cosa è studiare la filosofia in sé, un'altra cosa è studiare la storia della filosofia, come si fa a scuola; tuttavia Hegel, a suo tempo, faceva notare che lo studio della storia della filosofia coincide con lo studio della filosofia stessa: e non potrebbe essere diversamente. Chi studia la storia della fisica, della matematica ecc., s'introduce automaticamente nello studio di quelle scienze. Ma per poter riconoscere il progresso della filosofia come svolgimento dell'Idea, nella formazione e nell'apparenza empirica in cui la filosofia si manifesta storicamente, bisogna possedere già la conoscenza dell'Idea; alla stessa maniera come, per poter giudicare le azioni umane, occorre possedere i concetti di ciò che è giusto e conveniente. 

                                         Ricerca di Giancarlo Bertollini


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