Perché i Lavori massonici si aprono sulla prima pagina del Vangelo di Giovanni.

Un momento centrale dei lavori massonici in grado di apprendista è l’apertura del libro della legge sacra alla prima pagina del prologo del vangelo di Giovanni, su cui vengono sovrapposti squadra e compasso.
La presenza sull'ara del vangelo giovanneo è strettamente legata al suo carattere iniziatico, gnostico ed esoterico, e all'universalità dei suoi contenuti, che vanno ben al di là di una prospettiva religiosa e confessionale.
“IL VERBO, LA LUCE, LA VITA”
In principio c’era il Verbo,
e il Verbo era con Dio,
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio con Dio.
Tutto fu fatto per mezzo di lui,
e senza di lui nulla è stato fatto
di ciò che è stato fatto, 
in lui c’era la vita,
e la vita era la luce degli uomini; 
Il prologo di Giovanni ha il suo nucleo teorico nella dottrina tradizionale del Verbo o Lògos, la Parola divina che è l’ordine da cui scaturisce quella che è in termini religiosi la creazione e in termini di pura dottrina intellettuale la manifestazione universale. In seguito a tale comando – il Fiat Lux che ordina il caos delle possibilità – si manifesta la Luce spirituale, che può considerarsi la prima creazione. Nello stato umano, cioè nel nostro mondo, la Luce spirituale si determina in luce dello stato sottile, il principio vitale di tale stato.
Tale in estrema sintesi la dottrina del Lògos contenuta nel prologo di Giovanni, dottrina che per il suo carattere di universalità è presente sotto varie forme in tutte le tradizioni.
IL VANGELO DI GIOVANNI E LA GNOSI
La dottrina del Lògos fu conosciuta in occidente principalmente con il pensiero platonico, attraverso cui improntò il cristianesimo, sia nella forma exoterica che doveva cristallizzarsi col concilio di Nicea e divenire la religione dominante in occidente, sia nelle varie forme gnostiche.
Non è possibile in un breve scritto valutare i contenuti delle varie scuole gnostiche, contenuti che, se sono talvolta eterogenei e spuri, lasciano spesso trapelare sprazzi di elevata consapevolezza dottrinale, metafisica e cosmologica, che è più difficile cogliere attraverso la spessa cortina teologica del cristianesimo cattolico romano exoterico come si configurò dal concilio di Nicea in poi.
Per secoli fu possibile conoscere i contenuti teorici delle varie scuole dello gnosticismo quasi esclusivamente attraverso gli scritti dei loro avversari, i padri della chiesa che le combatterono accanitamente. Una tale situazione si mantenne fino a tempi recenti e mutò, almeno parzialmente, solo con la scoperta effettuata nel 1945 nel deserto dell’alto Egitto di una vasta raccolta di antichi testi gnostici miracolosamente conservatisi fino a noi dall’antichità. Tale raccolta è oggi conosciuta come “La biblioteca di Nag Hammadi”.
LA DUALITÀ COSMICA
"e la luce brilla nelle tenebre
ma le tenebre non l’hanno compresa".
Tale passo del vangelo giovanneo concerne la dualità cosmica di luce e tenebre e i rapporti fra gli opposti.
Uno dei commenti più profondi al vangelo di Giovanni è quello del grande metafisico medioevale Meister Eckhart. Di particolare interesse sono i passi dove Eckhart illustra la dualità cosmica di luce e tenebre evocata dal testo evangelico: “È questo il senso delle parole: “ la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta”. La luce è Dio, e tutto quel che è divino e perfezione. “Tenebre” è tutto quel che è creato”… “bisogna notare che l’elemento trasparente della natura della luce non si vede mai e non appare luminoso, a meno che non gli si aggiunga qualcosa di opaco, come la pece, il piombo o qualcosa di simile”… “la luce risplende nelle tenebre perché in generale il principio rimane nascosto in se stesso, ma risplende e si manifesta nel principiato, come nel suo verbo.”… “la luce risplende nelle tenebre” perché il male è sempre nel bene, e non è visto, non è conosciuto e non brilla se non nella luce del bene. Così il falso non si conosce che nella verità, la privazione nel possesso, la negazione nella affermazione. E questo è quel che qui è detto: “la luce risplende nelle tenebre”. Ma il testo prosegue: “e le tenebre non l’hanno accolta”. Infatti niente è com-pletamente male o totalmente falso. “Non v’è alcuna falsa dottrina che non sia mescolata a qualcosa di vero” come dice Beda in una omelia. E lo stesso per le altre cose, cioè il possesso, l’affermazione e simili. Inoltre: “le tenebre non l’hanno compresa”, perché il male non stravolge, non falsa, non influenza, non denomina il bene in cui è. E così per le altre cose”
Le parole di Eckhart a commento del passo del vangelo di Giovanni riferentesi alla dualità cosmica si adattano mirabilmente al simbolo più importante di tale dualità cosmica presente nella Loggia massonica: il pavimento a scacchi.
Quest’ultimo rappresenta, oltre alla dualità di luce e tenebre, tutte le coppie di opposti, ed ha il suo equivalente nel simbolo estremo-orientale dello Yin-Yang. L’uno e l’altro simbolo esprimono in modo sensibile l’interpenetrazione e l’inseparabilità nel cosmo di luce e tenebre, descritta da Eckhart.
L’insegnamento Eckhartiano trova precisazione e integrazione in quello di Muhyid-din ibn ‘Arabi, il più grande maestro dell’esoterismo islamico, che così scrive sullo stesso tema nell’opera “Le rivelazioni di La Mecca”: “quando il Possibile si tinse di Luce, egli si volse verso la sinistra e vide il Non-essente. Cominciò ad esaminarlo. Era come l’ombra di un individuo che emana da lui quando è esposto alla luce. Il Possibile esclamò: “Che è ciò?”. La Luce rispose al Possibile dalla destra: “Sei tu stesso. Se tu fossi pura luce, non ci sarebbe base sostanziale per la tenebra. Io sono pura luce e non c’è tenebra in me. La luce che è in te è dovuta al fatto che una cer-ta parte di te è rivolta verso di me. Dovresti sapere che tu non sei me, poiché io sono luce sen-za tenebra. Tu sei luce mescolata alla tenebra, poiché una parte di te è rivolta verso di me e una parte verso il Non-essente. Così tu sei fra ciò che è e ciò che non è, e fra il bene e il male”… Dio è pura luce. Il non-possibile è pura tenebra. La luce non si muta mai in tenebra né la tenebra in luce. Ciò che è creato è una demarcazione fra luce e tenebra. Non ha in sé le carat-teristiche della luce o della tenebra. È qualcosa di intermedio e di misto che è governato da entrambe.”
IL VANGELO DI GIOVANNI 
E LA DOTTRINA MASSONICA
Il vangelo di Giovanni, sul cui prologo si apre ogni tornata rituale muratoria, è uno scrigno che contiene una parte importante della Dottrina Massonica, come si è cercato di fare apprezzare in queste brevi note.
Tale Dottrina, che non è altro se non una particolare espressione della Tradizione Unica, non solo esiste, a dispetto di quello che alcuni vorrebbero far credere, ma impronta con coerenza i rituali muratori e tutti i simboli presenti in quella raffigurazione del cosmo che è la Loggia. Essa non è fissamente chiusa su se stessa come i sistemi filosofici moderni o le altre costruzioni dogmatiche laiche e religiose, ma proprio perché si appoggia sui simboli è aperta a concezioni sempre più alte fino all'Illimitato Sovraformale.
Per attingere ad essa è sufficiente sapere e volere interpretare i simboli con chiarezza intellettuale e sincerità, aiutati in questo da una potente indicazione di carattere insieme simbolico e discorsivo qual’è il prologo del vangelo di Giovanni.

Tratto da un lavoro di Piero Vitellaro Zuccarello

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